migranti
6:05 pm, 25 Novembre 22 calendario

Francia contro Italia: “Apra i porti alle ong o niente ricollocamenti”

Di: Redazione Metronews
Francia contro Italia
condividi

Francia contro Italia sulla gestione dei migranti. «Bisogna ricordare a tutti qual è il diritto del mare, evidenziare che le ong che operano nel Mediterraneo si trovano lì evidentemente per salvare le persone e in nessun caso possono essere equiparate ad organizzazioni di passaggio e, infine, bisogna ricordare che i Paesi del Sud del Mediterraneo devono aprire i loro porti perchè a volte ci sono imbarcazioni delle ong che attraversano le loro acque territoriali e alle quali non vengono aperti i porti». È andato giù duro il ministro dell’Interno francese, Gerald Darmanin, al suo arrivo al Consiglio straordinario Affari interni della Ue. «Durante la presidenza francese dell’Ue avevamo proposto un sistema accettato dai Paesi per far avanzare il Patto Ue sulla migrazione e l’asilo – ha ricordato Darmanin – che prevedeva uno scambio tra la responsabilità degli Stati di primo ingresso, dunque l’Italia ma anche Malta, Grecia, Cipro e Spagna a fronte dell’impegno a fare i ricollocamenti nel suolo degli altri Paesi, ma evidentemente se l’Italia non accoglie le navi e non accetta il diritto del mare sul porto sicuro non ha senso che i Paesi che ricevono i ricollocamenti, come Francia e Germania, siano gli stessi che accolgono le navi. Fintanto che il Paese che riceve i ricollocamenti sarà lo stesso che accoglie le navi non metteremo in moto i ricollocamenti che avevamo cominciato».

Francia contro Italia a Bruxelles

Maggiore collaborazione tra i Paesi Ue per rendere efficaci i ricollocamenti dei richiedenti asilo e i rimpatri dei migranti irregolari, con l’agenzia Frontex che giocherà un ruolo ancora più importante, ma anche sostenere i Paesi di partenza e transito per prevenire gli arrivi illegali e pericolosi; e cooperare nella ricerca e soccorso in mare, facendo più chiarezza sul ruolo delle navi private che vi operano. Sono i punti fondamentali del Piano d’azione Ue in venti punti per il Mediterraneo centrale presentato dalla Commissione europea dopo la crisi tra Italia e Francia sulla nave ong Ocean Viking e in discussione alla riunione straordinaria del Consiglio Interni in corso a Bruxelles. «Gli ultimi eventi hanno acceso i riflettori sulla rotta del Mediterraneo centrale, dove nel 2022 sono arrivati oltre 90 mila migranti e rifugiati, partiti principalmente da Libia e Tunisia e originari principalmente di Egitto, Tunisia e Bangladesh, con un aumento di oltre il 50% rispetto al 2021», ha ricordato l’esecutivo europeo. Con il suo piano Bruxelles mira innanzitutto a «rafforzare l’attuazione del meccanismo volontario di solidarietà» concordato il 22 giugno scorso. «Gli Stati membri devono accelerare l’attuazione del meccanismo affrontando le strozzature finora individuate, migliorando la flessibilità, razionalizzando i processi e attuando il finanziamento di misure alternative».

Procedure da rivedere

Di qui la necessità di «rivedere le procedure operative standard per il ricollocamento al fine di ottenere procedure più efficienti e rapide, anche per fornire un rapido sostegno agli Stati membri che ricevono arrivi via mare». La Commissione inoltre vorrebbe mettere in campo «un approccio più coordinato sulla ricerca e il soccorso». «Fornire assistenza a qualsiasi persona trovata in pericolo in mare fino al momento dello sbarco sicuro, indipendentemente dalle circostanze che portano le persone a trovarsi in tale situazione, è un obbligo giuridico per gli Stati membri dell’Ue», ha ribadito Bruxelles. Tuttavia «una sincera cooperazione e solidarietà tra gli Stati membri, nonchè il coordinamento tra tutti i soggetti e le parti interessate pertinenti, sono essenziali per prevenire incidenti mortali in mare, mantenere la sicurezza della navigazione e trovare soluzioni sostenibili alle sfide attuali», si legge nel documento che non fa riferimento direttamente alle ong. Di qui la scelta di «promuovere una cooperazione più stretta, migliori pratiche e migliori modalità per lo scambio di informazioni e il coordinamento, in particolare tra gli Stati costieri e di bandiera, anche al fine di agevolare una migliore cooperazione tra gli Stati membri e le navi di proprietà o gestite da soggetti privati», si legge nella parte del piano che riguarda direttamente le organizzazioni di volontari.

Potenziamento della sorveglianza

«Frontex, insieme agli Stati membri interessati, effettuerà una valutazione mirata della situazione nel Mediterraneo centrale per identificare le esigenze di un sostegno rafforzato attraverso operazioni congiunte, sorveglianza aerea e marittima, sviluppo di capacità e consapevolezza situazionale per gli Stati membri all’esterno frontiere», ha stabilito Bruxelles. «La Commissione, con la partecipazione e il sostegno degli Stati membri, rilancerà il gruppo di contatto europeo per la ricerca e il salvataggio, invitando, se opportuno, i Paesi partner, le organizzazioni internazionali e le parti interessate», ha proposto l’esecutivo europeo. Infine, la Commissione intende «rafforzare la programmazione strategica e orientata alle politiche e l’attuazione dei suoi finanziamenti esterni per affrontare le sfide migratorie, prevenire le partenze irregolari e salvare vite umane lungo tutte le rotte migratorie». «Si prevede attualmente che almeno 580 milioni di euro per il periodo 2021-2023 nell’ambito di Ndici-Global Europe e di altri strumenti saranno utilizzati attraverso la programmazione regionale multinazionale per il sostegno in materia di migrazione ai partner in Nord Africa, insieme a programmi bilaterali dell’Ue con i singoli Paesi», ha ricordato Palazzo Berlaymont. Si propone dunque di «avviare – entro la fine dell’anno – l’iniziativa Team Europe sulla rotta del Mediterraneo centrale per combinare le attività degli Stati membri con la cooperazione e il coordinamento a livello dell’Ue, attraverso un approccio globale, creando nuove opportunità di coordinamento con i Paesi partner, così come con le agenzie delle Nazioni Unite competenti». Il piano d’azione, infine, pone l’accento sulla necessità di arrivare all’adozione «di tutte le proposte nell’ambito del Patto sulla migrazione e l’asilo prima della fine di questa legislatura», ovvero la prima metà del 2024, «per garantire che venga messa in atto una soluzione sostenibile bilanciando solidarietà e responsabilità».

25 Novembre 2022
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo