Tutti pazzi per lo stadio (di proprietà)

Stadio, stadio (di proprietà) delle mie brame. Oggi tutti i club in Italia ne vogliono uno (di proprietà), perchè si è capito quanto un impianto nuovo possa incidere sui bilanci. La corsa è appena iniziata, ma siamo indietro rispetto a tutti gli altri Paesi europei. Indietrissimo. Attualmente, infatti, sono cinque gli stadi di proprietà in Italia, quattro appartenenti a club di Serie A e uno appartenente al Frosinone (il Benito Stirpe, che ricorda in piccolo l’impianto del Villarreal, in Spagna), che milita in Serie B. Tutti acquistati e rimessi a nuovo nel corso degli ultimi vent’anni, gli stadi di Juventus (nato sulle ceneri del vecchio Delle Alpi), Atalanta (ex Atleti Azzurri d’Italia, oggi Gewiss Stadium), Sassuolo, Udinese e, appunto, Frosinone.

Stadio di proprietà, la rivoluzione sta arrivando

Ma la rivoluzione coinvolgerà a breve anche la Roma (che proprio lunedì prossimo presenterà lo studio di fattibilità per un impianto ultra moderno in cui i Friedkin, proprietari a stelle e strisce del club, intendono investire 400 milioni), la Lazio (che invece si è mossa ufficialmente per rimodernare ed acquisire dal Comune il Flaminio, attualmente un rudere cadente in pieno centro), l’Inter ed il Milan (da domani a Palazzo Marino, sede del Comune, via al dibattito pubblico ) e poi anche Fiorentina (che si è già portata avanti con un progetto), Cagliari e Bologna.

Da noi, tuttavia, i numero del ritardo parlano chiaro: il 70% degli stadi è ancora di proprietà comunale, mentre  Germania per esempio i club hanno il 61% degli impianti di proprietà, in Inghilterra (che è stata l’avanguardia andando in questa direzione praticamente per prima) siamo all’80%. L’Italia parte in netto ritardo quindi,  ma ha una strada spianata davanti: l’età media degli stadi del massimo campionato italiano è di 54 anni. Troppi, per trainare ricavi e sponsorizzazioni che si pretendono essere milionarie. Per questo è partita la grande corsa.