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4:57 pm, 26 Settembre 22 calendario

Le tante urgenze che aspettano l’arrivo del nuovo governo

Di: Redazione Metronews
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Sono tante le urgenze che attendono al varco l’arrivo del nuovo governo, ma potrebbero volerci settimane, se non mesi, per la sua nascita. E con la prima convocazione delle Camere fissata per il 13 ottobre, il nuovo esecutivo difficilmente potrà essere “operativo” prima degli inizi di novembre. Ma è un timing serrato quello che attende i partiti che saranno chiamati a governare e la manovra sarà il primo vero banco di prova. Pena il rischio di sconfinare nell’esercizio provvisorio e di perdere la nuova tranche di aiuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il nuovo governo dovrà mettere mano al quadro dei conti partendo dalla cornice che lascerà la squadra di Draghi che si limiterà ad aggiornare i saldi tendenziali, ovvero le previsioni a legislazione vigente che non tengono conto degli effetti di nuovi interventi e riforme. La Nadef, la Nota di aggiornamento al Def, che l’esecutivo uscente si appresta ad approvare in settimana – il Consiglio dei ministri è atteso per giovedì – dovrebbe stimare per l’anno prossimo una crescita inferiore all’1%, con margini molto ridotti rispetto alle attese di aprile. E quello sarà il punto di partenza per la legge di bilancio che dovrà ottenere il via libera del Parlamento entro il 31 dicembre. Un compito non facile considerando che il quadro macroeconomico, aggiornato con gli obiettivi programmatici di deficit e debito che dovranno essere fissati dal nuovo governo, e su cui sarà costruita la manovra di bilancio, dovrà tenere conto di una serie di fattori, a partire dall’impatto dell’inflazione galoppante, della crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina e dal braccio di ferro tra Ue e Russia nonchè dalle ricadute che ancora potrebbero derivare dall’evoluzione della pandemia.

Tante urgenze sospese

Entro il 15 ottobre l’Italia, come tutti i Paesi dell’Eurozona, è chiamata a inviare a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio che è la griglia con la sintesi degli interventi che saranno inseriti nella manovra di bilancio. Il documento contiene le tabelle dei programmi di finanza pubblica con l’indicazione delle misure che serviranno ad attuarli e la Commissione europea deve valutarlo e approvarlo. Entro il 20 ottobre, termine che in passato è stato tutt’altro che perentorio, l’esecutivo deve poi varare e trasmettere alle Camere la legge di bilancio vera e propria. Il Consiglio dei ministri deve quindi approvare il ddl con l’articolato dettagliato degli interventi e le relative coperture. Ma da qui a un mese non è detto che il nuovo governo veda la luce ed entro il 31 dicembre il Parlamento deve necessariamente approvare la manovra, altrimenti scatta l’esercizio provvisorio. Un incidente che non si registra dal 1988. Verosimilmente la nuova squadra di governo non potrà essere operativa prima degli inizi di novembre e a quel punto resterebbero meno di due mesi per chiudere la partita. La legge di bilancio dovrebbe assorbire la riforma degli ammortizzatori sociali, il prolungamento del super bonus, la revisione del reddito di cittadinanza, la riforma del sistema pensionistico e potrebbe incorporare un primo taglio del cuneo fiscale.

Tabella di marcia del Pnrr

Se si tiene conto delle cosiddette spese obbligate, come i rifinanziamenti, i rinnovi contrattuali e l’adeguamento delle pensioni all’inflazione, la manovra parte già da 20-25 miliardi. Il primo nodo da affrontare sarà quelle pensionistico: a fine anno scadrà Quota 102 e, si pone dunque il problema del superamento della legge Fornero che senza interventi sarà ripristinata in versione integrale. Altro arduo compito che attende il nuovo esecutivo è trovare le risorse necessarie per la rivalutazione automatica dei trattamenti previdenziali, e la ricaduta sulla spesa pensionistica di un’inflazione sopra l’8% potrebbe non essere inferiore ai 25 miliardi. E questo potrebbe voler dire trovare 8-10 miliardi nella legge di bilancio per il 2023. C’è poi da affrontare la crisi energetica. A prescindere dalle decisioni che saranno prese il 30 settembre dal Consiglio europeo, data entro la quale la Commissione dovrebbe presentare la proposta sul tetto al prezzo del gas, il nuovo governo dovrà definire una strategia nazionale. Senza considerare l’emergenza legata al caro bollette, destinata ad accentuarsi nei prossimi mesi, che renderà obbligate una serie di spese se si vuole confermare l’impianto degli aiuti messi in campo dal governo Draghi: il bonus per le famiglie, gli sgravi per le imprese, l’abbattimento degli oneri di sistema, etc.. E infine la road map del Pnrr. La tabella di marcia del Piano prevede ora che il Paese raggiunga entro dicembre altri 55 obiettivi – più della metà, esattamente 29, dovranno essere centrati a fine ottobre – così da poter accedere alla terza tranche di fondi, pari a 21,8 miliardi, dei quali ne saranno effettivamente erogati 19.

Tre partite industriali

Anche altri spinosi nodi attendono al varco il nuovo esecutivo. Sono i tre dossier già avviati dal Governo Draghi che arriveranno sul tavolo del nuovo inquilino di Palazzo Chigi non appena si sarà insediato. La privatizzazione di Ita Airways, la compagnia nata dalle ceneri di Alitalia; l’attesa creazione di un’infrastruttura nazionale per la banda larga con il memorandum tra Tim, Open Fiber, Cdp, Kkr e Macquarie; il capitolo Mps, con il recente via libera da parte dell’assemblea alla ricapitalizzazione da 2,5 miliardi. Tre partite industriali in via di definizione che con il voto potrebbero prendere una strada completamente diversa da quella tracciata dal precedente governo.

26 Settembre 2022
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