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10:56 pm, 16 Settembre 22 calendario

Draghi durissimo con i filo-Orban e i filo-Russia. E parla di “pupazzi prezzolati”

Di: Redazione Metronews
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Un Mario Draghi durissimo ne ha per diversi, in conferenza stampa: da Meloni a Salvini e Conte, senza mai nominarli. Punta il dito contro chi in Italia sostiene l’Ungheria di Orban,  è contro chi applaude ai successi militari di Kiev e poi vota contro le armi, per i fondi russi parla di “democrazia italiana forte, non si fa abbattere dai nemici esterni e dai loro pupazzi prezzolati”.

Giorgia Meloni

Draghi, gli “amici” di Orban e gli interessi dell’Italia

A Fdi e Lega, evidentemente, Draghi rimprovera implicitamente l’amicizia con Orban: «Noi difendiamo lo Stato di diritto. I nostri alleati sono la Germania e la Francia, che difendono lo stato di diritto. C’è da domandarsi come uno si sceglie i partner? Certamente sulla basa di una comunanza ideologica, ma anche sulla base della tutela degli interessi degli italiani. Bisogna chiedersi chi mi aiuta a proteggere gli italiani meglio? Chi conta di più tra questi partner? Datevi voi le risposte».

Matteo Salvini

Per le sanzioni alla Russia, Draghi si riferisce probabilmente al leader Lega Salvini: «Il governo su questo non condivide» la posizione del leader della Lega, «le sanzioni funzionano, la propaganda russa ha cercato di dimostrare il contrario ma non è vero, altrimenti non si spiegherebbero i comportamenti recenti di Putin. Bisogna continuare su quel fronte». Sulle sanzioni alla Russia «all’interno del centrodestra ci sono tanti punti di vista. Quello di Salvini prevale? Non posso dire questo». Quella di togliere le sanzioni «è una visione che il governo attuale non condivide, c’è chi parla di nascosto con i russi, chi vuole togliere le sanzioni, ma la maggioranza degli italiani non lo fa e non lo vuole fare. Bisogna continuare sul fronte delle sanzioni» contro la Russia, «questa è la linea politica che il governo ha seguito. E bisogna continuare con il sostegno all’Ucraina fino a che non vinca la guerra di liberazione perchè tale è, da chi ha invaso il suo paese».

Anche la mancata approvazione della delega fiscale è l’occasione per attaccare un partito della maggioranza: «Sulla delega fiscale c’era un accordo con tutte le forze politiche che sarebbe stata votata il 7 settembre. Il governo si impegnava a non scrivere, i decreti delegati fino alla data delle elezioni, il governo ha mantenuto la sua parola, di tutte le forze politiche una non ha mantenuto la sua parola e non l’ha votata ora. Noi abbiamo fatto il possibile per mantenere le promesse, questo non mantenere la parola data non è un metodo di questo governo. C’è differenza tra mantenerla e no». Draghi confida che al Senato ci possa essere ancora uno spiraglio per l’appovazione della legge delega fiscale in questo ultimo scorcio di legislatura: «Ne ho parlato con la Presidente Casellati».

I finanziamenti russi e i “pupazzi prezzolati”

Draghi rende noto che i documenti Usa non riguardano ad oggi finanziamenti russi a partiti e uomini politici italiani. Le fonti sono il Segretario di Stato Blinken e l’intelligence americana. «La democrazia italiana è forte – sottolinea Draghi – non si fa abbattere dai nemici esterni e dai loro pupazzi prezzolati. Non bisogna aver timore di qualunque voce. Negli ultimi 20 anni la Russia ha effettuato una sistematica opera di corruzione in molti paesi europei e negli Stati Uniti, non c’è niente da stupirsi sono cose note».

Giuseppe Conte

L’Ucraina è lo spunto per criticare posizioni come quelle di Giuseppe Conte, senza nominarlo: «Non si può votare l’invio delle armi all’Ucraina e poi dire non sono d’accordo, o ancora peggio, inorgoglirsi dell’avanzata ucraina dopo che si è stati contro l’invio delle armi. Si voleva forse che l’Ucraina si difendesse a mani nude? Forse sì».

E poi: «Nei rapporti internazionali occorre essere trasparenti – ha aggiunto – ci vuole coerenza nelle posizioni internazionali, non capovolgimenti o giravolte. Questo fa il prestigio internazionale di un Paese, la coerenza e la trasparenza, senza di queste si indebolisce il Paese al di fuori e si indebolisce anche dentro e viene a mancare quell’atmosfera e quell’ambiente che serve per la crescita».

L’economia

Draghi lascia «ad oggi» un Paese che cresce, «leale con la Ue e con la Nato». «Chiaramente c’è un rallentamento della crescita ma ancora non ci sono sintomi di una recessione». Le previsioni sulla crescita del Pil italiano indicavano un aumento del 3%, «oggi siamo al 3,4 o 3,5%, mentre l’anno scorso siamo cresciuti al 6,5″%. Complessivamente gli aiuti contro il caro vita forniti dal governo ammontano a più di 60 miliardi e «non ci sarà alcuno scostamento di bilancio». Le misure saranno finanziate da maggiori entrate che «sono prodotte dall’aumento del tasso di inflazione e dalla crescita».

16 Settembre 2022 ( modificato il 19 Settembre 2022 | 14:42 )
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