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5:00 am, 26 Ottobre 21 calendario

Il Preside de Il Collegio: «Sono severo, ma con passione»

Di: Patrizia Pertuso
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TV Da domani in prima serata torna su Rai2 Il Collegio che quest’anno trasporterà docenti e studenti negli anni Settanta. Si torna al mondo analogico della radio, del Super 8 e del vinile. Si rivivono anni di svolta, dell’esplosione della creatività, dei cantautori, della nascita del punk, delle radio libere, del femminismo militante, delle contestazioni giovanili, ma anche dell’esplosione della disco music e della cultura dei locali e del divertimento. Anni ricchi di fermento culturale nei quali si insinua una nuova energia: iniziano, infatti, proprio nel 1977 gli anni della febbre del sabato sera, si abbandona il bianco e nero e cominciano le prime trasmissioni a colori della Rai.

Per otto settimane i ragazzi saranno – per il secondo anno di seguito – nel Collegio Regina Margherita di Anagni.

Ad accogliere i 20 adolescenti, tra i 14 e i 17 anni che dovranno superare l’esame finale della terza media a Il Collegio, ci sarà, ancora una volta, il severissimo preside, Paolo Bosisio.

Prima di tutto, come la devo chiamare? Lei ha fatto di tutto nella sua vita: professore universitario, giornalista, regista, attore, critico teatrale, preside…
«Sono eternamente professore perché quando si è professore ordinario nell’università lo si resta fino alla tomba ma, non avendo alcuna intenzione di arrivarci, ora faccio il preside».

E che preside, oserei dire: la sua severità è ben nota…
«Il personaggio che interpreto si muove all’interno di un perimetro di rigore perché crede nell’esistenza di regole nella società civile, e quindi anche nel Collegio, che devono essere rispettate».

Far rispettare quelle regole a cui lei fa riferimento nel 1977, anno in cui è ambientata questa sesta edizione del docu-reality, non era proprio una passeggiata…
«Nel ’77 ero assistente all’Università Statale di Milano: era il tempo delle occupazioni e delle sospensioni delle sessioni d’esami. Lavoravo con un professore di letteratura italiana che non la dava mai vinta a questi gruppi; ripeteva sempre: “Io faccio gli esami in ogni caso, poi, fuori, ciascuno faccia pure ciò che vuole”. Gli studenti si presentavano regolarmente e dopo aver terminato l’esame tornavano alle loro occupazioni».

Lei che ragazzo era, professore?
«Ero un bambino molto timido, ma con una grande voglia di fare e di farmi vedere. Per questo giocavo con i burattini: potevo dar loro voce senza però mostrare il mio viso».

Ce ne era uno che prediligeva?
«Fagiolino era il mio preferito. Invece non sopportavo Sandrone, il suo avversario: li muovevo insieme usando entrambe le mani».

Come dicevamo prima lei ha ricoperto diversi ruoli per diverse professioni: ce n’è una in particolare che avrebbe voluto continuare a svolgere?
«Tutte. Perché le ho vissute tutte furiosamente. E se le ho abbandonate l’ho fatto per non arrivare ad esserne stufo, perché non si rompesse quell’incantesimo che produceva solo bei ricordi».

Mi sembra una persona molto passionale, sbaglio?
«Sono assolutamente molto passionale ed emotivo ma faccio anche il mio mestiere».

Come coniuga la sua passionalità ed emotività con la severità del preside de Il Collegio?
«Voglio molto bene ai ragazzi, lo sanno. Almeno quelli non cretini. Con molti di loro mantengo rapporti anche dopo, ci sentiamo e ci scriviamo spesso. Con quelli cretini, invece, no: di loro non mi importa nulla».

Secondo le perché gli studenti de Il Collegio hanno così tanta soggezione nei suoi confronti?
«Difficile dare una risposta. Quando facevo il preside o il professore nella vita reale avevo metà coltello dalla parte del manico: potevo bocciarli. Qui non ce l’ho. E per questo il primo anno in cui ho partecipato alla trasmissione ero molto preoccupato. Ma, sarà la voce, sarà il carattere, ho sempre trovato ragazzi che mi obbediscono. Certo, c’è stato anche qualcuno che mi ha mandato  a stendere, ma solo dopo essere stato buttato fuori dalla finestra».

Avrà pure una piccola “debolezza”…
«Guardi, sono stato astemio fino ai 30 anni; in compenso fumavo come una ciminiera. Poi ho cominciato a conoscere e ad apprezzare il buon vino grazie al mio ormai ex suocero friulano».

Se uno studente le regalasse una buona bottiglia di vino, sarebbe più clemente con lui?
«Giammai. Non accetterei mai un regalo di qualsiasi tipo da uno studente. Magari dopo aver superato l’esame, alla fine della trasmissione, quando non sarò più il suo preside potrei prenderla. Solo se me la portasse perché ha capito che gli ho voluto bene durante il corso di studi».

https://www.raiplay.it/programmi/ilcollegio

PATRIZIA PERTUSO

 

 

 

 

26 Ottobre 2021 ( modificato il 25 Ottobre 2021 | 16:53 )
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