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4:22 pm, 26 Settembre 21 calendario

Confedilizia: sulla casa l’urgenza non è la riforma del catasto

Di: Redazione Metronews
L'urgenza non è la riforma del catasto
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Sulla casa l’urgenza non è la riforma del catasto, non serve. È invece necessaria una riforma del fisco che riduca l’imposizione tributaria. Questa la posizione di Confedilizia, secondo cui vi sono modalità migliori per correggere le iniquità e favorire l’economia. «Anzitutto – spiega il presidente Giorgio Spaziani Testa – è necessario dire forte e chiaro che, se c’è un’urgenza in campo immobiliare, non è certo la riforma del catasto, bensì una netta riduzione della tassazione, specie quella di natura patrimoniale. Basti pensare al fatto che, dal 2012, l’Imu pesa 12/13 miliardi in più, ogni anno, rispetto all’Ici». «L’esperienza – secondo Spaziani Testa – insegna che ogni volta che si è pensato di intervenire sugli estimi catastali si è dato luogo ad aumenti di imposizione. Significativo, in questo senso, è quanto fece Renzi nel 2016: di fronte a un testo che a parole avrebbe lasciato invariato il gettito, verificò che i tecnici stavano predisponendo un vero e proprio salasso nei confronti dei proprietari e bloccò tutto. Del resto, se la riforma viene fatta per dare seguito alle richieste che provengono dall’Europa, l’aumento di tassazione è certo visto che nei documenti della Commissione è espressamente indicato questo obiettivo».

L’urgenza non è la riforma del catasto

Eppure la riforma annunciata dal Governo sulla carta mira a riportare equità: «Le iniquità – fa notare Spaziani Testa – esistono nel catasto così come in tanti altri comparti. Ma esistono anche strumenti, attivabili dall’Agenzia delle Entrate e dagli stessi Comuni, per correggerne molte. Perchè non li utilizzano?”. Secondo Confedilizia il Governo dovrebbe invece intervenire «riducendo il carico fiscale. Si inizi eliminando la patrimoniale sugli immobili inagibili, che incredibilmente ancora ne sono soggetti, e nei piccoli centri, quelli in via di spopolamento, dove gli immobili hanno valore zero non essendo nè abitabili nè vendibili nè affittabili. Togliere l’Imu nei Comuni fino a tremila abitanti costerebbe appena 800 milioni di euro».

Un tema molto divisivo

La riforma del catasto divide fortemente partiti e parti sociali. La sola ipotesi ha provocato una levata di scudi e un intervento tecnico è diventato un tema politico sulla strategia fiscale, sintetizzando il dibattito con l’eterno “tira e molla”: sì o no a più tasse-meno tasse. Favorevole al cambiamento la sottosegretaria all’Economia, Maria Cecilia Guerra. Decisamente contrari Lega e Forza Italia. Matteo Salvini plaude al premier Draghi che «ha detto no a nuove tasse. Stoppando la voglia di tasse del Pd». Il M5S ritiene che non sia una priorità per rilanciare l’occupazione e la crescita nel nostro Paese. «Molti proprietari hanno paura che riforma significhi aumento delle imposte sugli immobili – spiega la sottosegretaria Guerra – ma anche perchè vi è una comunicazione falsata. In realtà, non si prospettano aumenti, ma solo una migliore distribuzione dell’onere». Inevitabilmente negli anni la situazione è cambiata e ci sono case che hanno acquisito un valore più alto perchè ad esempio nella zona sono migliorati i trasporti o i servizi: una nuova fermata di metropolitana o un ospedale. «Così – fa notare Guerra – vi sono proprietari che pagano un’imposta non realistica rispetto al valore della casa, mentre altri pagano in confronto di più perchè ad esempio posseggono immobili in aree interne che hanno perso valore col tempo».

Intervenire con attenzione

Secondo la Uil, che ha eseguito degli studi sul gettito Imu, la riforma del catasto è necessaria per «riportare equità nella tassazione sul mattone, annunciata più volte nel corso degli ultimi anni e mai attuata. Una riforma – afferma il sindacato – attesa da più di 30 anni, dato che l’ultima revisione degli estimi catastali è datata 1989, partendo da una revisione dei valori catastali vecchi, iniqui e che non corrispondono al reale valore degli immobili, eliminando i paradossi attuali per cui case di pregio nei centri storici hanno rendite catastali basse, mentre immobili situati in periferia e costruiti più recentemente hanno rendite catastali alte. Prestando, però, molta attenzione perchè questo processo di riforma non dovrà significare maggiori prelievi, ma una diversa e più equa ripartizione del prelievo fiscale sugli immobili.

26 Settembre 2021
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