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7:42 pm, 2 Agosto 21 calendario

Jacobs, il record e le insinuazioni del Washington Post

Di: Redazione Metronews
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L’insinuazione è pesante: “Jacobs merita il beneficio del dubbio, ma il suo sport no”. Questa frase, pubblicata dal Washington Post in un articolo in cui è stata raccontata l’impresa del velocista azzurro a , ha fatto rapidamente il giro del web. Quella che per alcuni è apparsa semplicemente come una rosicata a stelle e strisce, Jacobs è infatti nato a El Paso, Texas, e avrebbe potuto correre per gli Stati Uniti, ad altri è apparsa come una vera e propria ombra gettata sulle prestazioni del velocista la cui crescita esponenziale è avvenuta solo negli ultimi mesi.    Un dubbio, per l’appunto, che troverebbe forza nella storia recente dell’atletica, sport maltrattato dal doping e che già in passato ha dovuto registrare numerosi casi controversi tra gli uomini “più veloci del mondo”. Escludendo Usain Bolt, mai coinvolto ufficialmente in situazioni compromettenti, il pensiero va subito a nomi come Justin Gatlin, Linford Christie e Maurice Greene. Successi olimpici trasformati in cadute.

Washington Post e l’impresa di Jacobs

Washington Post ricostruisce il percorso recente che ha portato Jacobs all’impresa olimpica disseminando, qua e là, elementi che rafforzerebbero “questo dubbio” originario. Le quote dei bookmakers che non lo hanno praticamente mai considerato tra i papabili vincitori, ad esempio. O le parole di Fred Kerley, medaglia d’argento, che ha confessato come prima di Tokyo non sapesse quasi nulla di Jacobs.   Il giornale, inoltre, sottolinea come prima del 2021 l’azzurro non avesse mai corso i 100 metri in meno di 10 secondi, “un tempo che non lo avrebbe qualificato per la finale delle prove olimpiche statunitensi di giugno”. Insomma, un uomo che non avrebbe superato neanche i trials americani si ritrova improvvisamente a vestire i panni del campione olimpico. Un campione “straordinario”, uscito dal nulla.

Il “beneficio del dubbio”

Quanto al “beneficio del dubbio” si riportano le ragioni che giustificherebbero l’improvvisa e imprevista vittoria del ragazzo cresciuto a Desenzano insieme alla mamma italiana. Jacobs ha lavorato sulle ferite della sua infanzia, causate soprattutto dall’assenza del padre ‘ritrovato’ appena un anno fa, all’ansia da prestazione, la stessa che ha messo in crisi campionesse come Biles e Pellegrini.    Per vincere, dunque, lo sprinter azzurro ha dunque lavorato sulla sua tecnica, sull’alimentazione ma, soprattutto, sulla sua testa visto che, come spiega lui stesso, “mentre si avvicinavano i grandi appuntamenti le mie gambe cominciavano a non rispondere più. Ora invece sì”. Tutto ciò, insomma, funziona molto meglio del doping perché si riesce a controllare il peso delle pressioni e delle aspettative. Senza poi dimenticare l’adrenalina del momento e l’atmosfera in cui si incastrano perfettamente più momenti memorabili insieme: “Vedere Tamberi mi ha caricato ancora di più e ho pensato ok, lo voglio, lo farò”.    In America, insomma, hanno provato a chiedersi come potesse un semi-sconosciuto di 26 anni riuscire in quella che è considerata una vera impresa titanica. Per di più all’interno di uno sport che spesso ha dovuto fare i conti con il significato della parola imbroglio. “Non è colpa di Jacobs se la storia dell’atletica leggera porta a sospettare di un miglioramento improvviso e immenso” si legge, ancora, quasi suggerendo che toccherà all’azzurro dimostrare che le sue capacità e il suo successo sono solo il frutto di tanto lavoro.

Un vespaio sui social

Ovvio che le insinuazioni del giornale americano hanno creato un vespaio sui social, specie su Twitter. E non solo. «Dopo la schiacciante vittoria del nostro Jacobs alle Olimpiadi, qualcuno oltreoceano – a cui forse non è andato giù il record – lancia pesantissime insinuazioni per screditare l’atleta italiano più veloce del mondo. Non ti curar di loro, Marcell. L’Italia intera è fiera di te», ha scritto su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

2 Agosto 2021
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