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4:41 pm, 6 Luglio 21 calendario

Ddl Zan, niente mediazione “Ora sarà battaglia in aula”

Di: Redazione Metronews
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Al tavolo di maggioranza sul ddl Zan, Pd e M5S non hanno accettato la mediazione proposta dal relatore e presidente della commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari. L’Aula del Senato ha dunque bocciato la proposta di Forza Italia di rinviare la discussione del ddl Zan e anche quella di Fratelli d’Italia che chiedeva un cambiamento del programma dei lavori mettendo all’ordine del giorno la discussione sulla commissione di inchiesta sui rifiuti al posto del provvedimento in questione. Il testo resta dunque all’esame dell’assemblea il prossimo 13 luglio.
«Se il tema è portare a casa una bandiera allora vogliono lo scontro politico. In Commissione c’erano i numeri per modificare l’impianto della legge», ha detto Ostellari.  “Continuerò a fare il presidente, senza farmi tirare dalla giacca da nessuno, vogliono andare in Aula? Si assumeranno la loro responsabilità. Ho fatto proposta di sintesi – ricorda – che aveva raccolto l’ok di Lega, Fi, autonomie, Iv, l’assoluta maggioranza del tavolo, ma si è voluto fare altro, noi eravamo per il dialogo, qualcuno ha detto di no”. 
«Peccato, eravamo vicini all’intesa ma non hanno voluto», racconta la capogruppo di FI, Annamaria Bernini, al termine dell’incontro, riferendosi a Pd, M5s e Leu che hanno insistito per votare sull’approdo in Aula del ddl il prossimo 13 luglio, non accettando la mediazione del presidente Ostellari e le modifiche proposte da Iv. 
La Lega voterà contro la calendarizzazione del ddl Zan nell’Aula del Senato e annuncia «una battaglia parlamentare i cui esiti i cui esiti al momento non posso ipotizzare», dice Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega a Palazzo Madama, 
«Letta evidentemente usa le tematiche dei diritti civili per fare battaglia politica. Non fa un buon servizio al Paese», commenta il segretario leghista Matteo Salvini. «In Parlamento ognuno è responsabile di quello che fa. Se la legge verrà affossata, il nome e cognome di colui che ha impedito che il Parlamento approvasse all’unanimità la tutela della libertà d’amore e dei diritti civili è il signor Letta. Perchè gli è stata proposta, non una, ma dieci volte la possibilità di dialogo, di mediazione, perfino dai gruppi autonomisti del centrosinistra, perfino dai renziani, senza dimenticare il Vaticano da cui è arrivato l’appello».
 «Abbiamo lavorato perchè si trovasse un’intesa, la proposta Ostellari era saggia. Purtroppo Pd, M5s e Leu, sbagliando, hanno deciso di forzare e di votare il calendario. Noi lo voteremo, ma il clima che si sta creando mette a repentaglio l’approvazione della legge», dice Davide Faraone, capogruppo di Italia viva in Senato,
I numeri al Senato
A ora il pallottoliere parla chiaro: mancano i numeri per approvare il provvedimento contro l’omofobia così com’è, ovvero il testo già licenziato lo scorso novembre dalla Camera. Oltre a Italia viva, infatti – i cui 17 senatori sono determinanti per il sì al ddl – si sfila anche il gruppo delle Autonomie, con la presidente Julia Unterberger favorevole alla mediazione proposta dal presidente della commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari. Una mediazione «irricevibile» per Pd, M5s e Leu, che hanno insistito per bypassare la commissione e portare il ddl direttamente in Aula martedì 13 luglio. A favore della calendarizzazione anche i renziani i cui voti, però, al momento sembra non possano essere sommati a quelli degli ex giallorossi per l’approvazione definitiva del ddl senza ritocchi al testo (anche se tra i dem c’è chi sostiene che alcuni senatori Iv potrebbero votare in dissenso dal gruppo).
E così, salvo colpi di scena dell’ultimo minuto, si andrà alla conta al Senato: a favore del via libera senza modifiche i 75 senatori M5s (fonti parlamentari di centrodestra sostengono che tra i pentastellati potrebbero però esserci defezioni, dettate dalle fibrillazioni interne al Movimento), 38 del Pd, i 6 senatori di Leu, inoltre si calcolano circa una decina dal gruppo Misto e qualche dissidente azzurro, come già accaduto alla Camera.
I voti contrari, nel caso non si apportassero modifiche al testo, sono così composti: 51 senatori di Forza Italia, 20 FdI, 64 Lega, 7 Idea, a cui andrebbero aggiunti altri voti dal Misto. Insomma, numeri alla mano, con la complicità dei voti segreti, è difficile che il testo passi senza modifiche. Tanto che nella maggioranza, tra gli stessi dem e M5S, c’è chi ipotizza che una mediazione in extremis prima dell’Aula porterà ad alcune modifiche, scenario per ora smentito dai due gruppi parlamentari.

6 Luglio 2021
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