Fondi per il Tpl è scontro sui soldi
Mobilità Non tagliate decine di milioni ai trasporti pubblici della Città Metropolitana nei prossimi cinque anni, perché ciò inciderebbe pesantemente sul servizio pendolare. È la richiesta sottoscritta da 82 i sindaci della ex provincia di Milano – di destra e sinistra – e recapitata ieri all’assessore regionale ai Trasporti, Terzi. “Già a partire dal 2020 la riduzione di risorse per l’Agenzia del Tpl è di circa 3,4 milioni che arriveranno a 17,8 nel 2025. I sindaci esprimono preoccupazione per la riduzione dei fondi, che avrà come effetto immediato quello di tagli e, in prospettiva futura, mette a rischio l’obiettivo dell’Agenzia di realizzare l’aumento previsto (in media del 17%) dei servizi erogati in tutta la Città Metropolitana”, spiega il Pd.
Immediata la replica della Terzi, che ha tuonato: “Milano usi il suo tesoretto”. E ha spiegato: “Regione Lombardia trasferirà quest’anno all’Agenzia del Tpl di Milano 417,7 milioni su un totale regionale disponibile pari a 629. Rispetto allo scorso anno, 3 milioni vengono ridistribuiti alle Agenzie di Tpl di altre province lombarde, in ragione dei costi standard che regolano in maniera oggettiva parametri di efficienza e raggiungimento di obiettivi. Milano, però, può recuperare questa cifra rinunciando a una minima parte dei maggiori introiti garantiti dalla tariffazione integrata». Almeno 50 milioni per la Terzi.
La questione è però complessa: per determinare i costi standard invocati da Terzi, nel 2017 il Pirellone scelse di dare più risorse a quelle Agenzie con meno passeggeri, ma con tratte più lunghe. Il che ha portato al paradosso di una Città metropolitana di Milano che vede crescere il numero dei pendolari, ma ridursi i fondi.
E anche il riferimento ai maggiori incassi dovuti alla tariffa integrata regge fino a un certo punto: gli aumenti di cassa, infatti, si registrano con la vendita del biglietto singolo. Tuttavia la maggioranza dei pendolari ha l’abbonamento, che venduto con lo sconto. Quindi i maggiori incassi sono assai meno dei 50 milioni dichiarati da Terzi. Andrea Sparaciari
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