“La mia Killer net contro la plastica”
«Ero andato a fare snorkeling e camminando sulla spiaggia, in Grecia, sono rimasto scioccato dalla quantità di cannucce che calpestavo». È nata così la fissazione di Adriano Souras per le cannucce, che proprio martedì scorso il Consiglio dell’Unione Europea ha definitivamente bandito dal 2021, assieme ad altri oggetti di plastica usa e getta. Questa fissazione di Adriano si è tradotta prima nell’immagine The last straw: un panda che gioca con la cannuccia invece che con il bambù e che è finita su una t-shirt di Wwf Young. Ma non si è fermato qui: ora la sua Killer Net, una rete di 5 metri di lunghezza composta da 9000 cannucce raccolte sulle spiagge è diventata un’installazione al Design Museum di Chicago, che si occupa di promuovere il connubio tra design e sostenibilità ambientale.
Dettaglio: Adriano ha 16 anni. È un altro esponente della generazione Greta che prima di Greta Thunberg ha iniziato ad occuparsi di attivismo, anche se non nelle piazze ma con il social design. Nato a Londra da padre anglogreco e madre thailandese, austriaca e italiana, un fratello più grande anche lui social designer, cugini a Bergamo e una vita già passata in giro per il mondo (Londra, New York, Barcellona e ora Atene dove frequenta la IB school), multilingue, Adriano ammette: «Trovo abbastanza difficile dire da dove vengo, perché mi sento un cittadino di questo mondo».
Che ne pensi del movimento di Greta?
«Quello che sta facendo Greta è fantastico e meravigliosamente contagioso. Dovremmo tutti prendere esempio da lei».
Com’è nato il tuo interesse per il design?
«Mi è sempre piaciuta la moda e a 14 anni ho disegnato la mia prima collezione sponsorizzato dalla Vancouver Fashion Week. Era una collezione unisex, contro le differenze di genere. È un’esperienza che mi ha cambiato la vita e mi ha aperto gli occhi sull’impatto che la moda e l’arte possono avere sui temi sociali. Poi ho iniziato a sviluppare progetti per il Wwf Young Italy, che mi ha dato il patrocinio per la mia mostra di Killer Net.
Come ti è venuta in mente l’idea della killer net?
«È stata tessuta con circa 9000 cannucce di plastica usate, raccolte un po’ dappertutto. Ho chiesto aiuto anche ai miei amici e alla mia famiglia, è stato un lavoro lungo. L’idea era di costruire una rete come quella dei pescatori, che sempre di più segnalano il livello crescente di plastica negli oceani, che disturba la loro attività. Il messaggio è sensibilizzare sulle plastiche e le microplastiche che mettono a rischio la sopravvivenzadella vita marina».
Con quali ONG collabori?
«Oltre che con il Wwf ho collaborato con la Ong sudafricana Women of Vision, per loro ho progettato la grafica per la giornata mondiale contro la discriminazione. Ho anche collaborato con l’Ong italiana Fight The Stroke di Francesca Fedeli, che lotta contro l’ictus pediatrico. Ho collaborato con il Macam Museum of Contemporary Art in Libano, per il quale ho progettato il logo per commemorare il 70 ° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Ad Atene, lavoro con l’Unicef. L’anno scorso ho progettato la grafica per la Giornata internazionale della pace e ho realizzato vari progetti per i bambini nei campi profughi».
PAOLA RIZZI @paolarizzimanca
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