Gerusalemme capitale, scontri in Cisgiordania
Scontri nel quartiere di Bab al-Zawiya, nel centro di Hebron, in Cisgiordania, tra l’esercito israeliano e un numero imprecisato di giovani palestinesi, dopo la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele.
Isis. Lo Stato islamico ha pubblicato sui propri canali un video in cui invita tutti i musulmani a “riportare il terrore su Israele attraverso esplosioni, incendi e accoltellamenti” e a “uccidere gli ebrei in ogni modo possibile”. Nel video della durata di dieci minuti, pubblicato dall’agenzia Al Khayr che fa parte della rete mediatica dell’Isis, vengono mostrati scene di attacchi da parte di Israele ai danni dei palestinesi accusando gli ebrei di essere “capo della rovina e dell’uccisione di musulmani in ogni luogo”. Un narratore incita dunque i propri seguaci a ribellarsi e reagire con la violenza. “Con loro non valgono accordi, negoziati, incontri o trattati: loro sono il male”, continua la narrazione dell’esercito nero del califfo Abu Bakr Al Baghdadi. Le indicazioni per la ribellione sono chiarissime: “Quale modo migliore per avvicinarsi ad Allah se non uccidendo un ebreo. Alzati e uccidilo, con l’accoltellamento, o con il veleno, oppure investendolo con l’auto. Mettete le bombe nelle loro piazze e incendiate le loro case”. Il messaggio finale: “Entreremo a Gerusalemme e vi uccideremo nel peggiore dei modi”.
Trump. «Ho determinato che è ora di riconoscere ufficialmente Gerusalemme capitale di Israele», ha annunciato alla Casa Bianca Donald Trump. Si tratta, ha detto, di una «condizione necessaria per inseguire la pace». Per Trump, Gerusalemme capitale di Israele è solo un riconoscimento della realtà, e perciò ha ordinato di trasferire l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. «Vogliamo un grande accordo per israeliani e palestinesi – ha sottolineato il presidente – Gli Usa appoggeranno una soluzione a due Stati, se sarà concordata dalle parti». Gli Usa, ha proseguito, «restano profondamente impegnati per un accordo di pace che sia accettabile per entrambe le parti».
Ma non è così che la mossa è stata letta nel resto del mondo. A partire dai palestinesi. Per il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, gli Stati Uniti non potranno più fare da mediatori in un negoziato tra israeliani e palestinesi. Riconoscendo Gerusalemme capitale di Israele Trump «ha distrutto ogni speranza di soluzione di pace sulla base del principio dei due Stati» come previsti dagli accordi di Oslo del 1993, ha dichiarato l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Durisime lereazioni dal mondo islamico. Per esponenti di Hamas, “La decisione di Trump ha aperto le porte dell’inferno per gli interessi Usa nella regione”. Il turco Erdogan ha convocato una riunione di tuttii Paesi islamici dicendo che si è passata una linea rossa. L’Iran ha annunciato che «la Palestina sarà liberata». Anche i tradizionali alleati statunitensi come Arabia Saudita, Giordania ed Egitto hanno alzato la voce.
E la condanna della scelta unilaterale viene con forza anche dal resto del mondo. Papa Francesco ha richiamato tutti all’impegno di «rispettare lo status quo di Gerusalemme, in conformità con le Risoluzioni Onu». Gerusalemme «è una città unica, sacra per gli ebrei, i cristiani e i musulmani», ha rimarcato, «ed ha una vocazione speciale alla pace. Tale identità dev’essere preservata e rafforzata». Il problema dello status di Gerusalemme va risolto e definito al termine di negoziati di pace tra israeliani e palestinesi, non prima unilateralmente da una terza parte, ha affermato il segretario generale Onu, Antonio Guterres. Per il presidente francese Macron la decisione americana è «deplorevole». Nessuno nella Ue- neanche Londra né Roma – segue Trump. Il presidente russo Vladimir Putin è «preoccupato» per la decisione di riconoscere Gerusalemme e teme «un possibile deterioramento della situazione». Anche per la Cina: «La situazione di Gerusalemme è molto complicata e delicata e tutte le parti coinvolte dovrebbero avere a cuore la stabilità e la pace».
Si tratta invece di «un giorno storico» secondo il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, felice come il presidente Rivlin: «Il regalo più bello».
Secondo SITE, il sito che monitora le attività dei jihadisti sul web, «i sostenitori sia di al-Qaeda che dello Stato islamico (Isis) hanno minacciato di lanciare attacchi», postando l’immagine della moschea di al Aqsa, con il monito in arabo, ebraico e inglese: «Vi taglieremo la testa e libereremo Gerusalemme da voi».
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