Gerusalemme
3:14 pm, 16 Dicembre 21 calendario

Cristiani in Terra Santa, le Chiese denunciano: “Ci vogliono cacciare”

Di: Osvaldo Baldacci
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Cristiani in Terra Santa sotto attacco. Aggressioni «fisiche e verbali» contro i sacerdoti; attacchi alle chiese; atti di vandalismo e profanazione contro i luoghi sacri; intimidazioni continue alla libertà di culto: sono innumerevoli gli episodi di violenza contro i cristiani perpetrati da «frange di gruppi radicali in tutta la Terra Santa». La denuncia, rilanciata da Vatican News, arriva dai Patriarchi e dai capi delle Chiese di Gerusalemme che, in una nota, sottolineano come questa grave situazione vada avanti dal 2012, finendo per rappresentare «un tentativo sistematico di cacciare la comunità cristiana» da tutta la regione, nonostante essa sia «una parte integrante dell’arazzo della comunità locale».

Cristiani in Terra Santa, Chiese preoccupate

I rappresentanti religiosi esprimono, inoltre, la loro «grave preoccupazione» di fronte «all’incapacità dei politici locali, dei funzionari e delle forze dell’ordine di frenare le attività dei gruppi radicali che regolarmente intimidiscono i cristiani locali, aggrediscono il clero e dissacrano i luoghi santi e le proprietà della Chiesa».
Non solo: la nota congiunta sottolinea che gli esponenti radicali «continuare ad acquisire proprietà strategiche nel quartiere dei cristiani, con l’obiettivo di diminuire drammaticamente la loro presenza». Spesso si ricorre ad «accordi sottobanco e tattiche intimidatorie per sfrattare i residenti dalle loro case e interrompendo ulteriormente le storiche vie di pellegrinaggio tra Betlemme e Gerusalemme».
Ma «il pellegrinaggio è un diritto di tutti i cristiani nel mondo – sottolineano i Patriarchi e capi delle Chiese di Gerusalemme – e porta grandi benefici all’economia e alla società di Israele».

Appello a rispettare l’impegno di proteggere la libertà religiosa

In accordo, dunque, con «l’impegno dichiarato di proteggere la libertà religiosa da parte delle autorità politiche locali di Israele, Palestina e Giordania», i rappresentanti religiosi chiedono «un dialogo urgente» con due obiettivi: affrontare le sfide presentate dai gruppi radicali a Gerusalemme sia alla comunità cristiana che allo stato di diritto, in modo da garantire che «nessun cittadino o istituzione debba vivere sotto la minaccia di violenza o intimidazione”; ed iniziare un confronto sulla creazione di «una speciale zona culturale e patrimoniale cristiana per salvaguardare l’integrità del quartiere cristiano nella Città Vecchia di Gerusalemme».
In tal modo, conclude la nota, si potrà preservare «il suo carattere unico e il suo patrimonio», in favore «della comunità locale, della nostra vita nazionale e di tutto il mondo».

I vantaggi portati dai cristiani al territorio

Come evidenziato da un recente rapporto dell’Università di Birmingham, «il pellegrinaggio e il turismo cristiano contribuiscono all’economia israeliana per 3 miliardi di dollari». La questione è particolarmente attuale: fino al 22 dicembre, infatti, il governo israeliano ha stabilito il divieto di ingresso nel Paese, per arginare la diffusione della pandemia da Covid-19, in particolare della variante Omicron. Ma ciò impedisce anche l’arrivo dei pellegrini. Non solo: la comunità cristiana locale, «anche se piccola e numericamente in calo», fornisce «una quantità sproporzionata di servizi educativi, sanitari e umanitari nelle comunità di Israele, Palestina e Giordania».

16 Dicembre 2021
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