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6:33 am, 28 Aprile 17 calendario

Amianto, oggi il giorno delle vittime in tutto il mondo

Di: Redazione Metronews
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Roma – «Che quest’ennesima celebrazione non cada invano»: lo chiedono le associazioni delle vittime dell’amianto, i familiari, ma anche i magistrati e gli avvocati che da anni si stanno battendo per difendere chi si ammala e per combattere amministratori senza scrupolo che hanno esposto dipendenti e cittadini al pericolo. A un male subdolo che si manifesta anche 30 o 40 anni più.
Oggi, 28 aprile, è la giornata mondiale delle vittime dell’amianto. In tutta Italia ci sono numerose occasioni di dibattito e di celebrazione. Ma questo anniversario ha qualcosa in più: sono 25 anni che la legge ha messo al bando l’amianto in Italia. E il governo sta mettendo a punto un testo che dovrebbe armonizzare le ben 500 leggi (tra statali e regionali) che disciplinano la materia. Un punto di svolta atteso da anni. 
«Un lavoro immane – ci dice il magistrato Bruno Giordano che sta collaborando con la commissione d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro del Senato – Non è vero che abbiamo chiuso il conto con l’amianto. Dicevamo che nel 2020 ci sarebbe stato il picco delle morti ma era un calcolo ottimista. L’esposizione è continuata e questo picco viene spostato sempre più avanti. La legge del 1992 non impone da nessuna parte la bonifica. Nel nuovo testo noi vogliamo puntare sulla rimozione. Solo così possiamo ridurre le esposizioni e quindi le morti». 
In Italia ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di materiale contaminato, un rischio per tutta la popolazione. L’amianto è presente ovunque, dagli edifici pubblici a quelli privati, dagli ospedali alle tubature degli acquedotti, ma soprattutto sono ancora 2400 le scuole che pongono a rischio circa 350.000 studenti e 50.000 dipendenti, tra docenti e non.
Spiega l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto: «Ad oggi, nonostante la sua accertata pericolosità non esiste una normativa internazionale che ne limiti la produzione e la commercializzazione. La Confederazione Internazionale dei Sindacati (Ituc), e il Sindacato Mondiale dell’Industria (IndustriAll) hanno sostenuto dodici nazioni africane nel chiedere l’inserimento dell’amianto nella lista dei materiali pericolosi della Convenzione di Rotterdam i cui componenti si riuniranno, a Ginevra, entro il 5 maggio prossimo.  Sono sessanta i paesi nel mondo ad aver bandito l’amianto».
Il mesotelioma è la “firma” della fibra killer. Ma oggi la scienza medica ci descrive anche altre malattie correlate: «I casi di mesotelioma sono la punta dell’iceberg, poiché, tenendo conto di tutte le altre patologie che l’amianto è in grado di cagionare, il bilancio sale, purtroppo, a più di 6.000 decessi ogni anno: circa 3.500 per tumore al polmone, più altre patologie neoplastiche – tumore della laringe, dell’ovaio, della faringe, dello stomaco e del colon retto e quelle fibrotiche – asbestosi, placche pleuriche e ispessimenti pleurici e per complicazioni cardiocircolatorie. Ora l’Inail inizi a tabellare anche queste malattie. È un genocidio continuo». 
E la procura di Viterbo sta indagando sulla filiera della ceramica: dalla cava sarda di Oruni è stato estratto feldspato fino a ottobre scorso, ma quella roccia conteneva amianto ed è stata utilizzata per mattonelle e sanitari. Ci sarebbero 5 indagati: le maglie della legge di 25 anni sono sempre più larghe. E pericolose. 
Un documentario per raccontare la contaminazione nelle scuole
La prima fu Luisa Minazzi. Donna combattente, ambientalista e assessore al comune di Casale Monferrato. In prima linea sempre. Anche quando dovette arrendersi alla più crudele delle malattie, il mesotelioma pleurico. Luisa è stata la prima insegnante vittima dell’amianto. L’Inail riconobbe l’esposizione, ma è un caso isolato. Nell’elenco dei lavoratori esposti gli insegnanti non figurano mai. Neanche quando la struttura dove trascorrono 8 ore al giorno è imbottita della fibra killer. Eppure secondo gli ultimi dati ce ne sono 62 di insegnanti morti di mesotelioma. Un numero sottostimato. Si parla di questo anche in “AsbeSchool” di Stefania Divertito, con la regia di Luca Signorelli. Sostenuto dal crowdfunding, il documentario è un viaggio nell’Italia contaminata ed è un’inchiesta giornalistica: dove finiscono i soldi delle bonifiche? Il monitoraggio laddove effettuato è efficace? Ci sono storie che finiscono bene: il Biennio Da Vinci di Firenze pieno di amianto, di cui Metro ha raccontato, dopo 20 anni di lotte quest’estate dovrebbe essere abbattuto. Dovrebbe: il condizionale è purtroppo ancora un obbligo. “AsbeSchool” sarà proiettato alle 21 a Casale Monferrato e domani 29 aprile a Verbania.
Per incontri e proiezioni scrivere a asbeschool.info@gmail.com
METRO

28 Aprile 2017
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