Amianto
12:24 pm, 30 Agosto 22 calendario

Maxirisarcimento per la morte da amianto di un militare della Marina

Di: Redazione Metronews
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Il Ministero della Difesa è stato condannato dal Tribunale di Roma al risarcimento di 1,3 milioni di euro per la morte per mesotelioma da esposizione ad amianto del sottufficiale motorista napoletano Camillo Limatola,litare  deceduto il 1° agosto 2013 a 59 anni. Limatola era stato dipendente della Marina tra il 1973 e il 1978 nella base militare della Maddalena, in Sardegna, e di Napoli, città di cui era originario e in cui vive tuttora la vedova, e imbarcato anche sull’incrociatore Vittorio Veneto. Nel 2011 gli è stato diagnosticato un mesotelioma che non gli ha lasciato scampo. Prima di morire ha ottenuto il riconoscimento di vittima del dovere e la liquidazione della speciale elargizione e dei doverosi riconoscimenti ai familiari, ottenuti dopo numerose diffide del presidente dell’Osservatorio nazionale amianto (Ona), l’avvocato Ezio Bonanni, legale della famiglia. Ritenendo però che il mesotelioma derivasse dall’amianto presente sulle navi dove aveva lavorato Limatola, la vedova Maria Rosaria Ducadeo, sua coetanea, e i figli Antonietta e Vincenzo, che alla morte del padre avevano 33 e 28 anni, hanno deciso di ottenere dal Ministero della Difesa il risarcimento dei danni.

Amianto senza protezioni

L’Ona ha intrapreso così le azioni di tutela davanti al Tribunale di Roma che ha condannato il Ministero al risarcimento del danno nei confronti della moglie e dei due figli ottenendo circa 1,3 milioni di euro per danno non patrimoniale, danno da perdita di rapporto parentale e danno biologico psichico. Il giudice Claudio Patruno della seconda sezione del Tribunale di Roma nella sentenza scrive che «dagli atti prodotti emerge come, sia negli ambienti in cui il Limatola ebbe a svolgere servizio sia a bordo delle navi in cui fu imbarcato, era presente e frequente l’amianto», aggiungendo che «tute, guanti, o maschere filtranti» non venivano fornite all’equipaggio, né erano presenti «adeguati sistemi di depurazione dell’aria, o sistemi di isolamento sicuro del minerale. L’attività dell’equipaggio imbarcato – scrive ancora il giudice – avveniva inoltre in locali abbastanza angusti, cosa che favoriva un’alta concentrazione delle fibre di amianto nell’aria».

Amianto  anche nella base di Napoli

Anche nella sede della base della Marina Militare di Napoli, si legge sempre nel dispositivo, «il minerale era stato ampiamente utilizzato, sia in forma compatta che fibrosa, ed anche in questa sede il personale lavorava senza adeguata protezione. La situazione della base di Napoli è stata peraltro confermata dalla documentazione di indagine della Procura della Repubblica di Padova». Per l’avvocato Bonanni si tratta di «un’altra sentenza fondamentale per il riconoscimento anche del danno psicologico sofferto dai familiari delle vittime, che possono cadere in forte depressione per quella che considerano a tutti gli effetti un’ingiustizia. Morire al lavoro è qualcosa che non può essere accettato». Il figlio di Camillo Limatola, Vincenzo, aggiunge: «Per noi era importante avere avuto giustizia, perché la nostra famiglia ha patito enormi sofferenze dopo la terribile diagnosi e la morte di papà».

30 Agosto 2022
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