TERREMOTO
8:50 pm, 27 Ottobre 16 calendario

Le opere del 1997 hanno retto bene

Di: Redazione Metronews
condividi

ROMA Camerino, Visso, Ussita. Fino a Fabriano. La mappa del terremoto di magnitudo 5.9 che mercoledì sera ha colpito le province di Macerata, Ascoli e Ancona, è quasi un calco dell’altro grande terremoto che nel 1997 devastò l’Appennino marchigiano oltre all’Umbria. E se in queste ore non ci sono state vittime, ma solo feriti lievi, «lo si deve non solo al caso – ha detto il capo della Protezione civile regionale, Cesare Spuri – ma agli interventi di messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati fatti con la ricostruzione di 19 anni fa». La mano dell’uomo ha salvato delle vite? «Questa volta ci sono stati crolli diffusi, ma quasi tutti interessano immobili pubblici e privati molto vecchi, in qualche caso antichi. Gli edifici consolidati hanno reagito meglio alle scosse», fa sapere la Protezione civile.
Tante ricostruzioni diverse
Umbria e Marche 1997, L’Aquila 2009, province di Modena e Sassuolo nel maggio 2012, ancora Umbria il 24 agosto 2016. Tanti eventi drammatici, differenti modelli di ricostruzione.
Tra tutti, quello del post sisma del 1997 è considerato un modello per l’uso corretto dei fondi pubblici: costò 4,3 milioni di euro. Quel 26 settembre 1997 un sisma dell’ottavo grado Mercalli aprì una scia di tremila scosse importanti. Gli edifici privati danneggiati furono 22 mila: ma quasi tutti tre anni dopo erano rientrati nelle loro case. Oggi il numero di sfollati è stimato in 3-4 mila persone. Diciannove anni fa i soldi messi a disposizione dallo Stato per la ricostruzione vennero gestiti dalla Regione. Il presidente della Regione fu nominato Commissario (come in Umbria), mentre ora saranno Vasco Errani e una struttura ad hoc a occuparsi della ricostruzione.
Non ci saranno “new town”
Di sicuro, oggi come allora, non ci saranno “new town” come all’Aquila dopo il devastante terremoto del 6 aprile 2009. «Bisognerà verificare di nuovo l’agibilità degli edifici – dice Francesco Peduto, presidente del Consiglio nazionale dei geologi – però questa volta si deve andare avanti con un piano di prevenzione mai partito e che deve, per forza, prevedere, la microzonizzazione delle aree sismiche. Bisogna avere una mappa più dettagliata possibile della situazione geologica, per costruire o ricostruire con i criteri più precisi. È la grande opera di prevenzione di cui l’Italia ha bisogno e che rappresenta un’emergenza nazionale».
STEFANIA DIVERTITO

27 Ottobre 2016
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo