Caressa, la voce dei gol Oltre le emozioni, tanto studio
CALCIO All’inizio, nel paleolitico del calcio, c’era la radiolina per ascoltare le partite. E le scarne cronache in tv, a tarda sera. Oggi invece il pallone straripa dagli schermi, ed anche i modi di raccontarlo sono mutati mille volte. Fabio Caressa,uomo di punta Sky, è il telecronista che ha dato l’ultimo giro di vite alla narrazione del calcio. Lo incontriamo a Parigi, prima della finale di Euro 2016.
Io sono un nostalgico del “qui Ameri, a voi la linea Bologna”. Quanto sono lontani quei tempi?
Molto. Enrico Ameri e Sandro Piccinini sono i miei due riferimenti, rispettivamente per il ritmo e per i cambiamenti che ha saputo introdurre. Oggi c’è la necessità di “brandizzare” il canale per cui lavori. Ma è lo studio che resta una componente fondamentale.
La leggenda narra di un suo archivio imponente, con infinite date e giocatori…
Credo sia il più grande d’Europa. Prima di ogni partita, di ogni giocatore leggo tutto ciò che è stato scritto negli ultimi 20 anni. Poi in telecronaca magari riesci ad usare solo l’1% di quello che sai.
È lei che disse «se c’è aria di gol, devo farti spostare sulla punta della poltrona?»
Noi telecronisti siamo la colonna sonora della partita. Io tendo a soddisfare l’emisfero sinistro del cervello (la razionalità, ndr) del telespettatore, al quale poi non resta che farsi trasportare dalle emozioni della gara.
Gli incipit, suo marchio di fabbrica.
Li preparo spesso, sono conseguenza della mia formazione.
Mi dice il gol che avrebbe voluto raccontare?
Quello dell’Italia in finale qui agli Europei. Noi di Sky ci credevamo tutti, ad un certo punto. Come gli azzurri. Un peccato.
ANDREA BERNABEO
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