referendum trivelle/il no
6:53 pm, 14 Aprile 16 calendario

Abbiamo risorse preziose e dobbiamo sfruttarle bene

Di: Redazione Metronews
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ROMA Davide Tabarelli è presidente di Nomisma energia. Domenica al referendum voterà No anche se ammette: «Gli ambientalisti hanno già vinto, perché il governo  è già intervenuto su 5 quesiti modificando la legge. Si vota sull’unico superstite, ed è assurdo: l’Italia è l’unico Paese al mondo dove è vietato fare nuove trivellazioni al di sotto delle 12 miglia».
Parliamo di piattaforme vecchie e spesso improduttive. Chi vuole reintrodurre  la scadenza alle concessioni (e quindi far votare sì) sostiene che il gioco non vale la candela.
Non sono così vecchie se producono ancora beni.
Producono ben poco e pagando royalties basse.
Le royalties sono basse ma dobbiamo guardare le tasse complessive pagate dalle aziende e le cifre aumentano decisamente. Le tasse sono mediamente alte. Ma con questo ragionamento rischiamo di buttare il bambino con l’acqua sporca. Possiamo ragionare sull’entità delle royalties ma certo non prendere questo pretesto per allontanare dal nostro Paese questa industria in cui siamo leader.
Molte di queste piattaforme non hanno neanche la Valutazione di impatto ambientale.

Perché sono state costruite prima della sua introduzione. Ma sono soggette a monitoraggio. E ancora una volta: ragioniamo se introdurre una Valutazione di impatto, ma non mandiamo via un’industria che crea posti di lavoro e anche ben pagati.
I posti di lavoro: le cifre sono le più varie, da 70 a 10mila.
Circa 20mila con l’indotto. E un settore importante che sparirebbe…
In realtà con la vittoria del sì non cambia nulla: le concessioni continuano fino a scadenza e quindi il lavoro rimane.

Sì ma il segnale sarebbe di fuga. E l’industria si attrezzerebbe fin da subito per andare via.
La quantità di gas e petrolio estratti è un po’ pochina.
Quando mettiamo benzina alla nostra auto gioiamo perché i prezzi sono crollati e così anche il gas per il riscaldamento. Questo è accaduto anche per le quantità immesse nel mercato, per i nuovi giacimenti, le nuove estrazioni. Ecco, prendiamo i benefici di trivellazioni fatte altrove quando abbiamo anche noi una produzione preziosa. È un controsenso.
Il fronte del Sì parla di un referendum “di prospettiva”. Intendono dare un messaggio al governo verso una politica energica differente.
Noi abbiamo già raggiunto gli obiettivi delle rinnovabili al 17% prospettati dal piano energetico scritto durante il governo Monti. Un lavoro importante fatto da esperti qualificati. Ma le auto non vanno a energia elettrica, vanno a benzina.
Beh, le auto elettriche non sono una novità.

Aspettiamo da anni il boom del mercato dell’auto elettrica. Non arriva, e intanto lo incentiviamo. Nel frattempo il petrolio e il gas rimangono fondamentali.
STEFANIA DIVERTITO

14 Aprile 2016
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