Isis
9:26 pm, 23 Marzo 16 calendario

L’ombra dell’Isis tra avanzate e battute di arresto

Di: Redazione Metronews
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ROMA  L’autoproclamato Califfato ha rivendicato gli attentati di Bruxelles per punire la coalizione occidentale che lo attacca. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz gli attentati sono stati pianificati direttamente a Raqqa, capitale del sedicente Stato islamico. Nei covi dei terroristi sono state trovate le bandiere nere dell’Isis. Quanto è forte oggi lo Stato Islamico? Cosa rappresenta e a cosa ambisce? 
L’Isis – o Is, o con l’acronimo arabo Daesh – è oggi il marchio che va per la maggiore nella galassia del terrorismo islamista. Molti gruppi scelgono di passare sotto la sua bandera, per trarne vantaggi in termini di alleanze, propaganda e reclutamento. L’Isis si configura come uno Stato e chi giura fedeltà ne diventa una provincia. Ma nella sostanza non perde autonomia. Non è del tutto credibile l’immagine di un cervello unico che da Raqqa o Mosul dà ordini alle cellule in Europa, Asia, Africa. I gruppi in realtà agiscono in autonomia, e seguono loro agende, cercando di sfruttare le opportunità che si offrono loro. Ad esempio Boko Haram in Nigeria è sicuramente molto forte ed è un eccellente valore aggiunto per l’Isis, ma non risulta che ci sia un coordinamento tra le due realtà. 
I teatri prevalenti dell’interesse dell’Isis restano quelli mediorientali. Esso infatti si caratterizza come uno Stato vero e proprio che si sviluppa su un territorio che amministra. Questo territorio è quello tra la Siria e l’Iraq, terre che inoltre hanno una precisa caratteristica: sono zone sunnite a fronte di governi sciiti ostili che si trovano a Damasco e Baghdad. C’è insomma anche un po’ di nazionalismo nell’Isis, e una reazione di una comunità social-religiosa che era dominante e si trova ora a essere in condizione di inferiorità. Ma qual è ora la situazione sul terreno in quello che è lo Stato islamico? Dopo la sua grande e quasi improvvisa espansione territoriale, in Siria ed Iraq l’Isis sta subendo notevoli battute di arresto. Arretra di fronte ai raid della coalizione internazionale a guida Usa ma ancor di più di fronte alle operazioni militari russe. Queste ultime hanno permesso alle forze regolari di Assad di riconquistare terreno, e in questi giorni esse stanno avanzando nel tentativo di riconquistare Palmira. In Iraq i curdi avanzano, ma a un passo più rallentato rispetto alla prima reazione dei mesi scorsi, e anche l’esercito iracheno non è più in ritirata ma a sua volta non è riuscito a trasformare il suo contrattacco in un’avanzata travolgente. Comunque l’Isis nel complesso ha perso terreno, e anche questo potrebbe spiegare il ritorno a una strategia meno convenzionale e più terroristica.
Dove l’Isis sta facendo grossi passi avanti è la Libia. Come da sue caratteristiche, questa organizzazione approfitta delle situazioni di confusione e di crisi per arruolare i gruppi locali e avanzare nelle aree di altrui debolezza. L’attuale caos politico-militare della Libia ha permesso all’Isis di radicarsi. E di tentare di penetrare anche in Tunisia, dove si susseguono attentati e scontri violenti, ma dove lo Stato e  la società stanno respingendo i tentativi dei jihadisti. 
OSVALDO BALDACCI

23 Marzo 2016
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