Tony Saccucci
3:00 pm, 19 Novembre 15 calendario

La guerra a scuola

Di: Redazione Metronews
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È passata una settimana. È la prima volta che ne scrivo. Manco un tweet, uno stato su facebook. Ho osservato le reazioni sui social: passi di Oriana Fallaci, clip della Meloni, gag Salvini-Alfano. Esilarante Romani su Barbara D’Urso. E poi Gandhi, l’amore che non cede all’odio. Armi petrolio imperialismo e i morti del Kenia sono morti come i francesi e però nessuno li piange. Mi sono abbuffato di esternazioni estemporanee, sono rimasto in silenzio. Perché non ho un’idea razionale, non ho ricette per l’osteria del presente. Sono confuso. E l’ho confessato ai miei studenti. Lunedì scorso ho fatto il mio dovere di servitore dello Stato: ho seguito pedissequamente le indicazioni del Miur. Un minuto interminabile di religioso silenzio. A mezzogiorno in punto, stavo in quarta elle. La Ministra ordinava “almeno” un’ora di riflessione sui fatti di Parigi. Ma chi è che deve riflettere? Per me sono gli studenti, sans doute. Il ruolo del docente in questo caso è quello dell’analista: uno specchio. E lo specchio rimanda, appunto, l’immagine di chi gli sta di fronte. Ho provato a fare neutralmente da specchio, ma non ci sono riuscito. Perché provo rabbia, paura e sgomento di fronte a quella che pare essere la guerra. Una guerra che si combatte in forme diverse rispetto al solito. Ma che sempre guerra è.
Quando ci troviamo a vivere i grandi passaggi storici non ne cogliamo
tutte le implicazioni
Non ho le idee chiare e non invidio chi ce le ha, le idee chiare. Perché di chiaro non può esserci quasi niente nel turbinio dell’accelerazione repentina degli accadimenti che ci travolge. Quando ci troviamo a vivere i grandi passaggi storici non ne cogliamo tutte le implicazioni. “Per capire l’anatomia della scimmia bisogna partire dall’anatomia dell’uomo” diceva Marx. Ci vuole distanza per valutare, per dare un senso. Sennò si (con)fonde terrorismo e immigrazione, fanatismo e religione. Le posizioni si irrigidiscono, il cervello abdica alle viscere. Il manicheo mondo dell’Aut-Aut.
Non è possibile riflettere in classe sulla strage di Parigi senza fare politica. Perché l’attualità è politica, ci coinvolge in tutta la nostra persona.
Eppure, nessuno può sottrarsi a questa riflessione. Anche nella confusione più totale. Col rischio di sbagliare. Anzi con la certezza di sbagliare. Perché la guerra è sempre sbagliata. Anche quando è inevitabile.
TONY SACCUCCI
insegnante e scrittore. Presidente dell’associazione Gessetti Rotti

19 Novembre 2015
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