OMICIDIO MUSY
11:11 pm, 17 Novembre 15 calendario

Contro Furchì tanti macigni

Di: Redazione Metronews
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TORINO Furchì non ha scelto un giorno qualunque per tendere l’agguato al consigliere dell’Udc Alberto Musy. «Francesco Furchì sceglie il giorno in cui per lui finisce tutto. È il 21 marzo 2012, è l’ultimo giorno di vita dell’associazione Magna Grecia. Per Furchì la sua associazione era tutto. Nel momento in cui finisce l’associazione, finisce anche Furchì. Quello è il giorno della fine». Così il procuratore generale Marcello Maddalena ha ricostruito il giorno del delitto per spiegare perché è inverosimile che Furchì non ricordi cosa fece quella mattina e come venne a sapere dell’agguato al consigliere.
«Ha mentito sapendo di mentire. Non è vero che non sa quando è stato ucciso Musy. Non lo dice perché non lo può dire. Tutti questi sono macigni contro di lui», ha sottolineato il magistrato che, al termine di una requisitoria durata 4 ore ha chiesto per Furchì la conferma della condanna all’ergastolo emessa in primo grado: «La colpevolezza di Furchì è indiscutibile». Tante, troppe bugie. Compreso l’alibi, rigorosamente falso, secondo l’accusa. Infine, per il pg c’è compatibilità tra gli orari e gli spostamenti di Casco (così è chiamato il killer) e quelli di Furchì. Orari che confermano secondo il magistrato che Furchì non avesse neanche bisogno di un complice perché lui stesso avrebbe visto uscire di casa Musy, per poi nascondersi dentro l’androne e aspettare il suo ritorno e sparargli.
REBECCA ANVERSA

17 Novembre 2015
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