OMICIDIO MUSY
9:33 pm, 11 Novembre 15 calendario

Furchì non ci sta E chiede una nuova perizia

Di: Redazione Metronews
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TORINO «Da tre anni sono in carcere con un’accusa infamante, ma io sono innocente. La polizia non deve smettere di cercare l’assassino del povero Musy», un appello, ma anche un amaro sfogo carico di invettive quello che Francesco Furchì, condannato all’ergastolo per l’omicidio del consigliere comunale dell’Udc, Alberto Musy, ha avuto ieri in aula in avvio del processo d’appello.
Furchì ha preso la parola rendendo spontanee dichiarazioni. Si è professato innocente, ha accusato pm, polizia e giudici di averlo condannato in base a dei pregiudizi e «senza uno straccio di prova» e poi ha ribadito la richiesta di essere sottoposto a una perizia super partes della Corte per stabilire se c’è veramente somiglianza tra lui e «casco», l’uomo camuffato ripreso dalle telecamere dopo il delitto. A sollevare la richiesta prima di lui erano stati i suoi legali.
Due consulenze
Nel fascicolo processuale ci sono due consulenze, una del pm e l’altra della difesa: entrambe riguardano la compatibilità tra le caratteristiche fisiche dell’imputato e del killer e il loro modo di camminare. Consulenza che arrivano a conclusioni diametralmente opposte. Per questo i legali chiedono una perizia della Corte che stabilisca la verità. Il pg Marcello Maddalena e i legali della famiglia Musy si sono opposti, ritenendo scontato il risultato. La Corte ha deciso di rinviare la decisione al termine della discussione del pg e delle difese. In pratica si valuterà solo in quel momento quanta rilevanza abbiano le consulenze per determinare il verdetto.
REBECCA ANVERSA

11 Novembre 2015
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