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9:03 pm, 22 Giugno 15 calendario

Animali nei test la scienza chiede tempi più brevi

Di: Redazione Metronews
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ROMA La  sperimentazione sugli animali, in Italia,  è una materia  da rivedere con modifiche alle linee guida e con più  rispetto delle tempistiche previste. Il rischio è quello di  «ostacolare il progresso della medicina nel nostro Paese, innescando una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica». È  questo il senso dell’appello al ministro della Salute Beatrice Lorenzin da parte di un centinaio tra rettori, autorevoli scienziati e ricercatori (il Rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, è la prima firmataria, ma il documento è firmato tra gli altri anche dal direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, dal direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Benfenati).Gli scienziati, nell’appello al Ministrio, esprimono «seria preoccupazione per le sorti di un ampio e importante settore della ricerca scientifica italiana a causa della grave e perdurante paralisi delle procedure per l’approvazione dei progetti che prevedono l’utilizzo di animali».
La lentezza nel mirino
In particolare, al centro dell’attenzione degli studiosi c’è il decreto legislativo numero 26 dello scorso anno che recepisce la direttiva Ue numero 63 del 2010 sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici e prevede che il ministero della Salute autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre «i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi», sottolinea il rettore Del Zompo. Nel mirino, poi, c’è anche  l’incompatibilità (definita dagli studiosi «irragionevole»), tra i ruoli di responsabile del progetto di ricerca e quello di responsabile del benessere degli animali e di veterinario designato, e alcuni obblighi di autocertificazione contenuti nel decreto. Sul tema si è anche svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell’area biomedica dell’Università di Cagliari che hanno firmato a loro volta anche un documento in cui «manifestano grande preoccupazione per quello che è, nei fatti, un blocco dell’attività di ricerca, che perdura oramai da circa sei mesi».
Il no degli animalisti
L’Enpa ricorda al ministro che l’Italia è fanalino di coda in Europa per il sostegno alla ricerca di metodi sostitutivi.
La Lav ricorda che «cavie, suini, pecore, uccelli e scimmie finiscono sempre più numerosi la vita in un laboratorio. In assenza di controlli».
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FAVOREVOLI E CONTRARI
GARATTINI:”È UN PROBLEMA RICONOSCIUTO DALLA LEGGE”
Silvio Garattini è direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
Un appello per la sperimentazione animale. Sono questi  i problemi della ricerca?
Sono problemi, perché riguardano la necessità di onorare progetti di ricerca banditi dallo Stato e dall’Europa. È logico che si chieda una maggiore adesione alla legge vigente.
 Ma così  si rispetta il valore universale della vita?
La sperimentazione in Italia è legale, anzi è una necessità della medicina riconosciuta dalla legge.
 Paventate crisi sanitarie ed occupazionali se non si risolve il problema. Perchè?
Immagini di avere un progetto europeo per cui ha ingaggiato persone e di non poter cominciare perché non si sbloccano le autorizzazioni. È un danno effettivo.
 
L’ENPA: “RICERCA? QUESTO È UN MODO PER FAR SOLDI”
Carla Rocchi è la presidentessa nazionale dell’Enpa.
«Non ostacolare il progresso»: gli scienziati chiedono di snellire le procedure per la sperimentazione animale.
È una macchina da soldi:  la sperimentazione sugli animali è superata e oggi serve solo ad alimentare economicamente se stessa.
Prego?
La scienza ha superato questo metodo: a Boston hanno  ricreato in vitro un sistema di neuroni a partire da staminali sul quale riprodurre per la prima volta gli effetti dell’Alzheimer, per dire.
Gli scienziati dicono che se si continua così si potrebbe compromettere la ricerca.
E sarebbe ora. Magari si comincerebbe a fare vera ricerca.
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22 Giugno 2015
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