Taxi
8:07 pm, 13 Aprile 15 calendario

Mytaxi: l’alternativa legale a Uber

Di: Redazione Metronews
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MOBILITA’ «Perché ci imporremo sul mercato? Perché siamo utili, facili da usare e, soprattutto, legali». È semplice la filosofia di Niclaus Mewes, inventore con Sven Külper, di Mytaxi, la app attiva da ieri a Milano, che per molti è l’alternativa legale a Uber. Rispetto alle altre app nate (e morte) negli ultimi tempi in fatto di taxi, Mytaxi gode di oltre 10 milioni di downloads già effettuati nelle 40 città del mondo nelle quali è attiva, e di oltre 45 mila tassisti affiliati tra Europa e Usa. Conta inoltre dell’appoggio di un gigante come Daimler-Mercedes, che ha acquistato la società nel 2014. Nel giro di un mese, la app ha già ingaggiato oltre 200 dei 5370 tassisti milanesi, ma, grazie a Expo, mira a fare il boom. Per capire quanto si faccia sul serio, Mercedes farà sconti ai tassisti affiliati che vorranno cambiare auto, mentre i passeggeri che utilizzeranno una vettura associata fino al 17 maggio pagheranno la corsa la metà.  
Mr. Mewes, siete l’anti Uber?
La grande differenza tra noi e Uber è che noi siamo legali e rispettiamo le regole. Abbiamo solo autisti professionisti con licenza e non applichiamo alcun sovrapprezzo. Il costo del tassametro è quello che paga il cliente.
Perché avete scelto Milano?
Perché è una città aperta all’innovazione e perché i nostri clienti sparsi per il mondo, quando atterreranno a Milano per Expo, potranno utilizzare la app che usano nel loro Paese.
Questo convincerà nuovi autisti ad aggregarsi a voi?
Lo speriamo (ride, ndr).
Tuttavia le cooperative di radiotaxi hanno vietato ai soci di usare Mytaxi, pena l’espulsione…
In ogni paese in cui siamo sbarcati ci siamo confrontati con le società esistenti e abbiamo sempre trovato un accordo. Non siamo in antitesi al servizio radiotaxi, ma un’aggiunta.
Dopo Milano dove intendete espandervi?
Diciamo solo che vogliamo espanderci in Italia…
La vostra è una case history per tutte le start up: come è nata l’idea?
È venuta a me e a Sven una sera del 2009, quando, dopo una serata alcolica, non ci ricordavamo il numero del taxi e abbiamo aspettato un sacco al freddo. Andavamo a bussare ai finestrini dei tassisti, proponendo il servizio, ma quelli non solo ignoravano cosa fosse una app, proprio non sapevano cosa fosse uno smartphone. Allora, con gli ultimi soldi che avevamo, abbiamo comprato 100 iPhone e li abbiamo regalati ai tassisti. Da lì è iniziato tutto!
ANDREA SPARACIARI

13 Aprile 2015
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