Lavoro
7:47 pm, 25 Novembre 14 calendario

Ok Camera al Jobs Act ma è fronda nel Pd

Di: Redazione Metronews
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Roma Con 316 sì e 6 no la Camera ha approvato il Jobs act, che ora torna all’esame del Senato. «Più tutele, solidarietà e lavoro», twitta Matteo Renzi. Non hanno partecipato al voto – cercando di far mancare il numero legale – le opposizioni e un consistente gruppo di deputati del Pd, come annunciato da Stefano Fassina; mentre dei 4 deputati della componente di Civati due hanno votato contro (fra questi lo stesso Civati) e altri due si sono astenuti. Hanno votato no rimanendo in Aula anche Romano di Fi, Fava (ex Sel, ora Misto), Pili (ex Pdl, ora Misto) e Sberna (Per l’Italia).
Poletti: norme più chiare
«L’impianto del provvedimento rimane non convincente», così 29 deputati del Pd hanno giustificato la loro non partecipazione. «Il Jobs Act riduce i lavoratori in schiavitù», la critica del M5S con i deputati che hanno tenuto una conferenza stampa con gli occhi bendati da un fazzoletto con la scritta “licenziAct”. «È uscito un testo migliore di come è entrato – il commento del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti – ora ci sarannno norme più chiare».
La modifica dell’articolo 18
Tra le novità più significative introdotte durante l’esame del Jobs act in Commissione Lavoro alla Camera c’è la norma sull’articolo 18 che da una parte esclude per le nuove assunzioni la possibilità di reintegro per i licenziamenti economici (prevedendo solo un indennizzo «certo e crescente con l’anzianità di servizio») e dall’altra parte conserva il diritto al reintegro nel posto solo per i licenziamenti «nulli e discriminatori» e per «specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato» che poi verranno definite nei decreti delegati dall’esecutivo. Una seconda novità riguarda i controlli a distanza (circoscritti agli impianti e agli strumenti di lavoro) e la materia delle pari opportunità.
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25 Novembre 2014
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