Israele
7:25 pm, 21 Giugno 24 calendario

MO: nuovi attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza e in Libano

Di: Redazione Metronews
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Nuovi attacchi israeliani nella Striscia di Gaza e in Libano. E’ di 18 morti e 35 feriti il bilancio di un raid israeliano contro una tendopoli di sfollati a Rafah secondo quanto denunciato dalla Mezzaluna rossa per la quale l’attacco è avvenuto nella parte occidentale della città nel sud della Striscia di Gaza.

Colpito rifugio nell’area umanitaria di Khan Yunis

Senza sosta, continuano le operazioni dell’esercito israeliano. La notte scorsa, riferisce Idf sul suo profilo Telegram, «una base di lancio posizionata dalla Jihad islamica all’interno di un rifugio nell’area umanitaria di Khan Yunis è stata colpita da un aereo dell’IAF. Prima dell’attacco, erano state adottate varie misure per mitigare i danni ai civili non coinvolti», precisa l’esercito con la Stella di David.

Israele conferma di aver eliminato l’operatore di droni di Hamas

«Le organizzazioni terroristiche nella Striscia di Gaza – prosegue l’Idf – continuano a piazzare armi e infrastrutture terroristiche in mezzo alla popolazione civile, mettendola in pericolo e usandola come scudo umano». Poi, arriva la conferma  che «la scorsa settimana, un aereo dell’IAF ha eliminato il terrorista Muhammad Abu Taha, un operatore di droni dell’organizzazione terroristica Hamas. Durante la guerra, Abu Taha ha effettuato numerosi attacchi contro le forze dell’Idf». E ancora: l’esercito continua la sua «attività operativa precisa, basata sull’intelligence nell’area di Rafah. Le truppe continuano a eliminare i terroristi in combattimenti ravvicinati. Durante le incursioni mirate, le truppe hanno individuato diversi pozzi di tunnel nella zona».

Israele: “Uccisi 2 membri della Jihad islamica in Cisgiordania”

La polizia israeliana ha fatto sapere che due uomini palestinesi uccisi da agenti dell’unità d’èlite Gideonim, nella città di Qalqilya in Cisgiordania, erano membri del gruppo terroristico della Jihad islamica. In un comunicato, la polizia afferma che gli agenti del Gideonim hanno tentato di arrestare i due uomini, che però hanno aperto il fuoco. Gli agenti hanno risposto, uccidendo i «terroristi», si legge nella nota. La polizia afferma che uno dei due uomini era un ricercato della Jihad islamica che stava pianificando un attentato nella zona.

Nuovi attacchi anche in Libano

Le Forze di difesa israeliane hanno attaccato anche la zona di Al Wazzani nel sud del Libano. all’indomani dell’incontro tra
alti funzionari israeliani e il Segretario di Stato americano Antony Blinken il quale aveva chiesto che fosse evitata una ulteriore escalation con il Libano.

Katz: «Presto prenderemo decisioni su Hezbollah»

«Israele non può permettere che l’organizzazione terroristica Hezbollah continui ad attaccare il suo territorio e i suoi cittadini – scrive il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz -, e presto prenderemo le decisioni necessarie. Il mondo libero deve sostenere incondizionatamente Israele nella sua guerra contro l’asse del male guidato dall’Iran e dall’Islam estremista. La nostra guerra è anche la vostra guerra, e la minaccia di Nasrallah a Cipro è solo l’inizio. Il male deve essere sconfitto, come la storia ha dimostrato in passato».

Fonti dall’Iran: «Netanyahu ha ordinato assassinio del capo degli Hezbollah»

L’Iran dispone di informazioni sulla sicurezza secondo cui «il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ordinato l’assassinio del capo del movimento sciita Hezbollah, Hassan Nasrallah, qualora si presentasse l’opportunità di farlo». A riferirlo è una fonte della Forza Quds, reparto di elite dei Guardiani della Rivoluzione iraniana, al quotidiano kuwaitiano Al-Jarida. La stessa fonte sostiene che «i servizi di sicurezza israeliani non sono riusciti finora a trovarlo oppure Nasrallah è sfuggito ai tentativi di individuarlo per pochi minuti». Lo stesso leader del movimento sciita alleato di Teheran, sostiene la fonte, avrebbe rifiutato l’offerta di trasferirsi con la sua famiglia nella Repubblica islamica.

Il quotidiano kuwaitiano riporta quindi che “i servizi di sicurezza collegati alla Forza Quds hanno condotto indagini per scoprire le reti di spionaggio che fanno trapelare informazioni sull’esatta ubicazione di esponenti di Hezbollah che vengono assassinati da Israele quasi su base quotidiana”, sottolineando che “dopo accuse iniziali mosse ai sostenitori dei gruppi politici libanesi anti-Hezbollah, le indagini hanno dimostrato che alcune applicazioni e programmi sugli smartphone, in particolare WhatsApp, sono i principali strumenti di spionaggio israeliano in Libano, Siria, Iraq ed anche nella Striscia di Gaza”.

Un articolo apparso qualche giorno fa sul quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth affermava che l’Iran avesse avvertito Hezbollah della possibilità che Israele assassinasse il suo segretario generale.
L’autrice dell’articolo, Smadar Perry, ha detto che un inviato iraniano è arrivato a Beirut subito dopo l’assassinio del leader dell’unità Nasr di Hezbollah nel sud del Libano, Talib Sami Abdullah, e ha incontrato le persone vicine a Nasrallah per informarle della preoccupazione di Teheran che Israele stesse per prendere di mira lo stesso leader di Hezbollah.
Secondo Perry, è noto che Hezbollah ritenga che Israele non abbia mai voluto eliminare Nasrallah nei suoi 32 anni di leadership del partito sciita filoiraniano.

Le manifestazioni dei familiari degli ostaggi

Intanto, davanti alla casa del premier israeliano Benjamin Netanyahu  a Cesarea proseguono le manifestazioni dei parenti degli ostaggi ancora in mano ad Hamas. «Siamo venuti – tuona Einav Zangauker, madre di Matan, preso ostaggio il 7 ottobre scorso – per dire al primo ministro che non gli permetteremo di fare politica meschina sulle spalle degli ostaggi. Non gli permetteremo di abbandonare gli ostaggi, di abbandonare il nord e di prendere prigioniero un intero Paese per la sua sopravvivenza politica. Non accadrà».

L’Armenia riconosce lo stato della Palestina

“La Repubblica di Armenia riconosce lo Stato di Palestina”. Così si conclude una nota del ministero degli Esteri di Erevan in cui si sottolinea che il Paese del Caucaso ha aderito alle risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che chiedono un cessate il fuoco immediato a Gaza.

Nella nota, rilanciata dalla stampa locale, l’Armenia si dice “sinceramente interessata” alla pace e alla stabilità del Medio Oriente e a una “riconciliazione duratura tra il popolo ebraico e quello palestinese”. Erevan ricorda quindi che “su varie piattaforme internazionali abbiamo sempre sostenuto una soluzione pacifica e globale della questione palestinese e sostenuto il principio dei ‘due Stati’ per la soluzione del conflitto israelo-palestinese”.

L’attuazione di questo principio, si conclude la nota, è “l’unico modo per garantire che palestinesi e israeliani possano realizzare le loro legittime aspirazioni. Sulla base di quanto sopra e riaffermando l’impegno nei confronti del diritto internazionale e dei principi di uguaglianza, sovranità e convivenza pacifica dei popoli, la Repubblica di Armenia riconosce lo Stato di Palestina”.

Israele convoca l’ambasciatore dell’Armenia

La risposta di Israele all’Armenia non si fa aspettare. Il ministero degli Esteri di Tel Aviv, riporta la stampa locale, ha convocato l’ambasciatore armeno per un “severo rimprovero” a seguito dell’annuncio di Erevan.

L’Armenia è solo l’ultimo di una serie di Paesi che hanno preso la decisione di riconoscere la Palestina dall’inizio della guerra di Israele contro Hamas in seguito al massacro del 7 ottobre. Nelle ultime settimane lo stesso passo è stato compiuto da Slovenia, Irlanda, Spagna e Norvegia.

Hamas: «Importante passo dell’Armenia»

“Salutiamo l’annuncio fatto dall’Armenia sul riconoscimento dello Stato palestinese – commenta dal canto suo Hamas unendosi al plauso già espresso da Anp e Olp – e lo consideriamo un passo importante nel cammino verso il consolidamento del riconoscimento internazionale dei diritti del nostro popolo”. Nella dichiarazione, diffusa dal giornale Filastin, vicino ad Hamas, si aggiunge che si tratta di “un ulteriore passo” verso “l’aspirazione dei palestinesi di mettere fine all’occupazione sionista dei territori palestinesi e di creare uno Stato indipendente e totalmente sovrano con Gerusalemme capitale”.

Qatar, mediazione non-stop per avvicinare Israele e Hamas

Intanto Doha continua il suo incessante lavoro di mediazione per “colmare il divario” tra Israele e Hamas. Lo ha assicurato il primo ministro e ministro degli Esteri catarino, lo sceicco Mohammed ben Abdelrahmane Al-Thani, durante una conferenza stampa congiunta, a Madrid, con il ministro degli Esteri spagnolo, Josè Manuel Albares.
Come governo, ha dichiarato Al-Thani, «abbiamo continuato i nostri sforzi (di mediazione) senza interruzioni negli ultimi giorni. Ci sono stati diversi incontri con la leadership di Hamas per cercare di colmare il divario tra le due parti e raggiungere un accordo che porti a un cessate il fuoco e al rilascio degli ostaggi. Finora – ha riconosciuto Al-Thani – non abbiamo raggiunto la “formula” più appropriata e più vicina a quella presentata». Tuttavia, ha chiarito, «non appena ci riusciremo, comunicheremo con la parte israeliana per cercare di colmare il divario e raggiungere un accordo il più rapidamente possibile».

La Spagna è preoccupata per suoi 650 soldati in Libano

Il ministro degli Esteri spagnolo, Josè Manuel Albares, ha espresso la sua preoccupazione per la possibilità che il conflitto di Gaza si estenda al Libano, dove la Spagna ha 650 soldati. In una conferenza stampa insieme al Primo Ministro e Ministro degli Esteri del Qatar, Albares ha sottolineato che «la Spagna avverte dall’inizio della guerra del rischio di escalation regionale».
A questo proposito, ha avvertito che in Libano «questo rischio di escalation è particolarmente importante», perché si tratta di un paese «fragile» dove opera il gruppo terrorista Hezbollah.

Albares ha ricordato che il Paese partecipa alla Forza Unifil, per cui ha sottolineato che «il conflitto preoccupa e lo seguiamo molto da vicino».

Inoltre, Albares ha respinto la minaccia del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, a Cipro, che fa parte dell’Unione europea, e ha ricordato che la Spagna «farà tutto il possibile per garantire la pace» nella regione. Il contingente Unifil è composto anche da militari di altri Paesi, tra cui circa mille italiani.

Dimissioni a sorpresa per Miller, inviato Usa per Israele-Palestina

L’uomo di riferimento del Dipartimento di Stato Usa per il conflitto israelo-palestinese si è dimesso nel bel mezzo della guerra di Gaza, motivando la decisione con il desiderio di trascorrere più tempo con la sua famiglia.

Il vice segretario di Stato americano per gli affari israelo-palestinesi, Andrew Miller, ha informato oggi i colleghi della sua decisione di dimettersi dopo un anno e sette mesi, dice la fonte citata dal Times of Israel, confermando quanto riferito dal Washington Post.

21 Giugno 2024
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