elezioni europee 2024
12:31 pm, 30 Maggio 24 calendario

Mario Abbruzzese (Lega): «In Europa rispettare tutte le voci del coro»

Di: Lorenzo Grassi
Mario Abbruzzese
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In vista dell’appuntamento con le Elezioni europee dell’8 e 9 giugno 2024, Metro ha posto alcune domande a candidate e candidati di diversi schieramenti.

Mario Abbruzzese è candidato per la lista della Lega nella Circoscrizione Centro.

Da più parti si auspica una necessaria riforma della Ue. Come attuarla?

«La Comunità Europea è nata in un momento storico importante e sono stati posti degli obiettivi comuni. Il tempo, la società, l’economia, il quadro generale sono soggetti a cambiamenti, quello che non cambia è la volontà di offrire ai cittadini di un territorio tutele e garanzie. Il problema potrebbe essere come “concepire” quel territorio. Se parliamo di Europa unita possiamo dunque parlare di un unico territorio. È ovvio che questo tipo di visione sia difficile da concepire perché all’interno dell’Ue abbiamo diverse culture, tradizioni, lingue. Insomma anche a livello fisico, inteso come paesaggio e risorse, non possiamo parlare di un’unanimità. Restano fissi quindi gli obiettivi che tutelino i principi cardine, quelli che offrono garanzie ai cittadini che si muovono all’interno di questo territorio. Ma ci sono delle peculiarità dei singoli Paesi che non possono e non devono essere penalizzate in virtù di altri Paesi. Vanno tutelate le singole eccellenze e valorizzate, non si può pensare di ingabbiare tutto in un’unica serie di criteri che non potrebbero essere applicati in maniera equa in tutti i settori, o anche negli stessi ambiti ma sviluppati su territori che offrono realtà differenti».

Come rispondere alla grave crisi ambientale?

«Dobbiamo pensare a risposte che possano tenere conto delle singole realtà. Le risposte alle esigenza vanno declinate: così come ci sono domande differenti, così devono esserci delle soluzioni differenti. Anche in questo caso è necessario elaborare un quadro che possa essere di riferimento, ma che non vada a discapito di un Paese piuttosto che di un altro, innescando una dinamica che possa depotenziarne l’economia, o mettere in difficoltà i cittadini, gli imprenditori, gli agricoltori. Ed è per questo che è sempre opportuno scegliere dei rappresentanti dei territori che possano portare in Europa le diverse sfaccettature di chi, con il suo lavoro, con le sue tasse e il suo impegno, muove la macchina socio economica di quel territorio. Scegliere rappresentanti che possano essere dei punti di rifermento ma anche dei megafoni delle voci che, a volte, dall’Italia all’Europa, perdono di intensità e per questo non vengono prese in considerazione».

Sullo scacchiere geopolitico globale la Ue perde “peso”?

«Chi amministra ha delle grandi responsabilità. Chi siede in Europa non rappresenta solo una parte di elettori o un singolo Paese, deve porsi a garanzia di diritti e doveri, di tutele e garanzie. Stiamo assistendo da diversi anni ormai a conflitti che hanno messo e continuano a mettere a rischio un equilibrio costruito nel tempo con impegno. L’Europa non è solo un territorio fisico su una cartina o un nome sui libri di geografia, ma racchiude in se diverse anime. Quello su cui si dovrebbe puntare non sono le voci “differenti” ma quei principi che accomunano tutti e che accomunano anche i punti di vista all’apparenza più distanti. E, sono certo, questo è un lavoro che si può fare, anzi va necessariamente fatto. C’è rimedio, servono apertura e dialogo, ma serve anche una posizione decisa».

Che valore può aggiungere l’Italia per ridare slancio al grande sogno europeista?

«L’Italia è un Paese che ha delle grandi peculiarità, umane, cristiane, artistiche. La cultura del nostro Paese è alla base della visione e della costruzione dell’Europa. Anche se negli ultimi decenni per scelte scellerate di una parte politica, che ha preferito fare buon viso a cattivo gioco, l’Italia ha perso di credibilità e il peso decisionale è calato rispetto ad altri Paesi, non dobbiamo dimenticare quale sia il ruolo preponderante del Belpaese. L’Europa, sebbene sia una realtà, è ancora un sogno che può e deve essere costruito, rispettando le singole voci di un coro, affinché possa uscirne un concerto e non un suono gracchiante e fastidioso. C’è tanto da lavorare e per farlo ci servono gli uomini e le donne giuste nelle sedi adeguate».

 

 

30 Maggio 2024 ( modificato il 31 Maggio 2024 | 6:46 )
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