Sofia D'Elia
12:01 am, 8 Marzo 24 calendario
3 minuti di lettura lettura

Sofia D’Elia: “Io, la giovane Alda Merini Folle d’amore”

Di: Orietta Cicchinelli
Sofia D'Elia
condividi

Sofia D’Elia, classe 2006, attrice e musicista, interpreta il film “Folle d’amore: Alda Merini” diretto da Faenza per Rai Fiction. Nel biopic sulla vita di Alda Merini (in onda il 14 marzo su Rai1), Sofia veste i panni della poetessa durante l’adolescenza. Liberamente ispirato al romanzo “Perché ti ho perduto” di Vincenza Alfano, il film è stato presentato al Torino Film Festival.

Folle d’amore: Alda Merini con Laura Morante e Sofia D’Elia

Al centro del racconto la vita della grande scrittrice e poetessa interpretata (in età avanzata) da una superba Laura Morante. Nel suo appartamento di Ripa di Porta Ticinese, sui Navigli a Milano. La porta di casa è sempre aperta pronta ad accogliere artisti, musicisti e intellettuali della scena culturale di quegli anni. Alda, ormai settantenne, ha avuto una vita travagliata.

La malattia fisica e mentale ha lasciato segni sul suo corpo, ma non ha alterato il suo profondo talento per la scrittura. La sigaretta tra le dita, il disordine di cui si circonda per sentirsi a casa, Alda racconta di sé e conversa con i grandi nomi che vanno a trovarla nel suo piccolo regno, tra loro un giovane Arnoldo Mosca Mondadori (interpretato da Federico Cesari).

Sofia D’Elia e la Merini

«Quando ho saputo di essere stata scelta per questo ruolo, oltre all’immensa gioia, ho provato timore trattandosi di un personaggio così importante nell’ambiente letterario. Un personaggio dalla vita romanzesca diviso tra genio e follia che mi ha affascinato soprattutto perché mi ha sempre incuriosito come un disagio possa diventare una fonte importante di ispirazione. Ho letto che la sua genialità emerse fin da subito e iniziò precocemente a farsi strada nel panorama culturale italiano. A soli 15 anni, una sua poesia fu apprezzata dal critico letterario Giacinto Spagnoletti che divenne il suo tutore letterario.

«Contemporaneamente emergevano i primi segnali di quello che dopo verrà definito come disturbo bipolare. La difficoltà, o meglio il timore iniziale nell’interpretare il ruolo, è stato proprio quello di non riuscire a cogliere tutti gli elementi più importanti di questa vita sdoppiata già dall’adolescenza. Una vita difficile, fatta di alti e bassi, soprattutto quando non si sentiva compresa dai suoi genitori».

Recitare con la Morante.
«Ero tesa per la presenza di Laura Morante nel cast. Con Rosa Diletta Rossi invece a cui è stata affidata la parte in cui la poetessa viene ricoverata in manicomio, avevo già avuto un’esperienza in “Hill of Vision”, sempre diretto da Roberto Faenza».

Come si è preparata?
«Dopo un’attenta lettura della sceneggiatura e del romanzo “Perché ti ho perduto”, ho curiosato tra le interviste fatte alla poetessa in età matura: articoli di giornali e racconti. Inoltre, ho letto anche delle sue poesie. Alda in adolescenza si presenta come una ragazzina piena di vita e nel contempo fragile, sensibile e malinconica, si rifugia nella poesia che per lei rappresenta un modo per evadere dalla realtà. Mi ha incuriosito particolarmente il modo in cui anche attraverso la musica, esprimeva i suoi stati d’animo grazie alle melodie delle note del pianoforte. Dopo aver raccolto una serie di informazioni, ho messo in pratica i metodi che si studiano nella recitazione a cui ho aggiunto poi in ogni scena, sempre quella parte istintiva, che in quel momento mi sembrava giusta. Avendo sul set un grande maestro come Faenza, a ogni ciak mi sentivo più sicura».

Cosa le lascia in eredità Alda Merini?

«Mi ha insegnato a distinguere il valore delle parole che mi sembra diverso rispetto ai giorni nostri. Mentre Alda Merini pensava e scriveva perché ne sentiva quasi il bisogno e la priorità era quella di esprimere uno stato d’animo, attualmente soprattutto tra noi adolescenti, quando si scrivono dei pensieri, dei testi musicali o dei contenuti qualsiasi, ci si preoccupa essenzialmente di quanto potrebbe avere successo questo contenuto prima ancora di riflettere sul pensiero stesso. Per Alda era più importante il rapporto tra mente, penna e carta, perché scrivere poesie o romanzi rappresentava un momento intimo di interiorità e le parole verso dopo verso e strofa dopo strofa, toccavano e toccano l’anima di tutti».

E alle nuove generazioni?
«Una preziosa testimonianza di passione nelle cose, sincerità, schiettezza e coraggio nell’esprimere le proprie emozioni attraverso le parole. Penso che le sue poesie siano un invito a esplorare il mondo interiore, a confrontarsi con le proprie fragilità, a trovare la forza anche nella vulnerabilità e attraverso i suoi versi ci fa convivere in modo sereno con le nostre debolezze. Alda ci ricorda l’importanza di essere veri, autentici e di trovare la bellezza anche nelle esperienze più difficili. Le sue parole regalano conforto e speranza e continuano a toccare le corde più profonde di tutti».

La strada di Sofia fin qui

«Da piccola mi piaceva tantissimo guardare film e serie fantasy, perché ero incuriosita dalla vita dei personaggi in cui mi piaceva immedesimarmi. Mi piaceva tantissimo Tim Burton, perché partendo dalla diversità rendeva tutti uguali. Poi mi sono appassionata ai film storici e drammatici e cresceva sempre di più il desiderio di interpretare personaggi e mettermi alla prova. Così ho frequentato corsi di recitazione mentre studiavo canto. Poi mi sono iscritta a un’agenzia, ho fatto tanti provini e le prime esperienze sui set. Da allora non mi sono fermata: studio sempre recitazione, canto lirico e leggero e pianoforte».

8 Marzo 2024 ( modificato il 5 Marzo 2024 | 12:07 )
© RIPRODUZIONE RISERVATA