giorno del ricordo
1:16 pm, 9 Febbraio 24 calendario

Mattarella sulle foibe: «Una tragedia che non può essere dimenticata»

Di: Redazione Metronews
Mattarella sulle foibe
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«Una tragedia che non può essere dimenticata». Così Sergio Mattarella celebrando al Quirinale il Giorno del Ricordo delle vittime delle foibe. «Non si cancellano pagine di storia, tragiche e duramente sofferte – ha proseguito il presidente della Repubblicai tentativi di oblio, di negazione o di minimizzare sono un affronto alle vittime e alle loro famiglie e un danno inestimabile per la coscienza collettiva di un popolo e di una nazione. L’istituzione del Giorno del Ricordo – con tante iniziative da essa scaturite, con ricerche, libri, dibattiti – ha avuto il merito di riconnettere la memoria collettiva a quel periodo e a quelle sofferenze, dopo anni di rimozione. Ha reso verità a tante vittime innocenti e al dolore dei loro familiari. Tutto questo è stato importante, doveroso, giusto. Ma non è sufficiente», ha fatto notare il capo dello Stato.

Mattarella «sulle foibe silenzio e oblio»

«Un muro di silenzio e di oblio – un misto di imbarazzo, di opportunismo politico e talvolta di grave superficialità – si formò intorno alle terribili sofferenze di migliaia di italiani, massacrati nelle foibe o inghiottiti nei campi di concentramento – ha proseguito Mattarella – sospinti in massa ad abbandonare le loro case, i loro averi, i loro ricordi, le loro speranze, le terre dove avevano vissuto, di fronte alla minaccia dell’imprigionamento se non dell’eliminazione fisica. La ferocia che si scatenò contro gli italiani in quelle zone non può essere derubricata sotto la voce di atti, comunque ignobili, di vendetta o giustizia sommaria contro i fascisti occupanti; il cui dominio era stato – sappiamo – intollerante e crudele per le popolazioni slave, le cui istanze autonomistiche e di tutela linguistica e culturale erano state per lunghi anni negate e represse».

Il nostro “muro di Berlino”

«Le sparizioni nelle foibe o dopo l’internamento nei campi di prigionia, le uccisioni, le torture commesse contro gli italiani in quelle zone, infatti, colpirono funzionari e militari, sacerdoti, intellettuali, impiegati e semplici cittadini che non avevano nulla da spartire con la dittatura di Mussolini – ha precisato il presidente – e persino partigiani e antifascisti, la cui unica colpa era quella di essere italiani, di battersi o anche soltanto di aspirare a un futuro di democrazia e di libertà per loro e per i loro figli, di ostacolare l’annessione di quei territori sotto la dittatura comunista. Le foibe e l’esodo hanno rappresentato un trauma doloroso per la nascente Repubblica che si trovava ad affrontare la gravosa eredità di un Paese uscito sconfitto dalla guerra. Il nostro “muro di Berlino” – certamente ben minore per dimensioni ma con grande intensità delle sofferenze provocate – passava per il confine orientale, per la cortina di ferro che separava in due Gorizia, allontanando e smembrando territori, famiglie, affetti, consuetudini, appartenenze».

«Esuli nella propria Patria»

«Il nuovo assetto internazionale, venutosi a creare con la divisione in blocchi ideologici contrapposti, secondo la logica di Yalta, fece sì che passassero in secondo piano le sofferenze degli italiani d’Istria, Dalmazia e Fiume. Furono loro a pagare il prezzo più alto delle conseguenze seguite alla guerra sciaguratamente scatenata con le condizioni del Trattato di pace che ne derivò – ha detto ancora il presidente della Repubblica – dopo aver patito le violenze subite all’arrivo del regime di Tito, quei nostri concittadini, dopo aver abbandonato tutto, provarono sulla propria sorte la triste condizione di sentirsi esuli nella propria Patria. Fatti oggetto della diffidenza, se non dell’ostilità, di parte dei connazionali. Il nostro Paese, per responsabilità del fascismo, aveva contribuito a scatenare una guerra mondiale devastante e fratricida; e fu grazie anche al contributo dei civili e dei militari alla lotta di Liberazione e all’autorevolezza della nuova dirigenza democratica, che all’Italia fu risparmiata la sorte dell’alleato tedesco, il cui territorio e la cui popolazione vennero drammaticamente divisi in due. Questo, tuttavia, non evitò che le legittime istanze di tutela della popolazione italiana residente nelle zone del confine orientale fossero osteggiate, frustrate e negate».

Da Trieste un “Treno del ricordo”

«Sono passati quasi ottant’anni dai terribili avvenimenti che investirono le zone del confine orientale e venti anni dall’istituzione del Giorno del Ricordo, deliberata dal Parlamento a larghissima maggioranza. Giorno dedicato alla tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra – ha concluso Sergio Mattarella – lungo tempo è trascorso da quegli eventi, ma essi sono emotivamente a noi vicini: questo consente – in una vicenda storica complessa e ancora soggetta a ricerche, dibattiti storiografici e politici – di stabilire dei punti fermi e di delineare alcune prospettive». Domani a Trieste, al monumento nazionale della Foiba di Basovizza, si terrà la cerimonia ufficiale per il Giorno del Ricordo cui parteciperà per la prima volta in veste di presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Sarà accompagnata dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, dal ministro dell’Istruzione Giudeppe Valditara, dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, dal ministro per i Rapporti con il parlamento Luca Ciriani e dal ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi. La presenza di quest’ultimo è giustificata anche per un’altra iniziativa: il “Treno del ricordo“, un convoglio ferroviario storico, messo a disposizione da Fondazione Fs e allestito con una mostra multimediale e l’esposizione delle masserizie degli esuli conservate e custodite dall’Istituto regionale per la Cultura istriano-fiumano-dalmata. Il treno traverserà la penisola, partendo domenica da Trieste per arrivare a Taranto il 27 di febbraio.

9 Febbraio 2024
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