Mannoia: “A Sanremo torno con una canzone tutta al femminile”

“Ho gli anni della Rai: 70 – esordisce Fiorella Mannoia di rosso vestita –, ma sono sempre le canzoni che ti portano a Sanremo. Mariposa mi sembrava forte, tutta al femminile: è un manifesto che sottolinea orgoglio di esser donne raccontandoci per quel che siamo state e siamo e saremo. Era il momento giusto per tornare all’Ariston”.

Fiorella Mannoia alla sua sesta volta a Sanremo

A 7 anni da “Che sia benedetta”, 2.a classificata a a Sanremo 2017. La prima volta nel 1981 (Caffè nero bollente), poi nel 1984 con l’intramontabile “Come si cambia”. Nel 1987 arriva con “Quello che le donne non dicono”, by Enrico Ruggeri, altro successo bissato al Festival del 1988, grazie a Ivano Fossati che scrive per lei “Le notti di maggio”.

Oggi la Mannoia, in gara con “Mariposa” (scritto con Cheope e Carlo Di Francesco), porta ancora un messaggio che le sta a cuore: l’orgoglio di essere donna. Sempre e comunque!

Mariposa, titolo evocativo

“Tutto è partito da una serie tv che stavamo vedendo e che racconta la storia delle Mirabal, sorelle dominicane bellissime, che si battevano contro la dittatura e furono trucidate il 25 aprile 1960. Il fatto sconvolse l’opinione pubblica che indusse il dittatore a dimettersi. Guardando la serie, mio marito Carlo ha iniziato a buttare giù frasi e da queste abbiamo costruito il pezzo che ha un ritmo gioioso. Non si parla delle sorelle, ma è un omaggio al loro sacrificio – precisa la cantautrice romana –. In Mariposa c’è la strega sul rogo, e ci siamo noi donne, che possiamo essere anche uno specchio rotto e 7 anni di disgrazia”.

Le donne ieri e oggi

“Siamo sempre state tra le quinte, la scena se la sono sempre presa gli uomini nel corso dei secolo. Anche per questo è nata la fondazione Una Nessuna Centomila di cui sono presidente: il 4-5 maggio saremo ancora all’Arena di Verona per cambiare questa mentalità e uscire dagli stereotipi che riguardano uomini e donne. Dobbiamo percorrere insieme la strada dell’emancipazione”.

Guardando al suo 1° Sanremo.
“Mi rivedo con i pantaloni di pelle, i capelli corti e mi guardo con affetto e indulgenza. Mai avrei immaginato che sarebbe successo quel che è successo. Ho costruito la mia carriera a fatica: non sapevo neppur io dove andare. Pian piano mi si è delineato il percorso che è cresciuto con me. Ho fatto talmente tanto tutto – continua – che tornare a Sanremo è puro divertimento. Aspettative? Non ne ho”.

A proposito di FantaSanremo.
“Non ho capito come funziona. Se vado scalza prendo punti, mi dicoo. Se posso farò quel che mi chiedono. Su chi scommetto? Sono tutti amici e mi fa piacere il ritorno di Loredana”.

Il look.
“Non vi aspettate che avrò tutto di fuori, anche perché non me lo potrei permettere! (ride, ndr). Il traguardo dei 70 anni? Me lo vivo bene. Cerco di non pensarci. Festeggeremo! Una data importante (il 4 aprile) e voglio fare un concerto con tutti gli amici. Sul palco? Sfoggerò la mia femminulità con abiti di Luisa Spagnoli”.
Amore e possesso. “Le ragazze – riflette Fiorella – scambiano la gelosia per amore. Non riescono a capire quando diventa ossessione. Bisogna imparare a riconoscere in fretta i segnali. Tante cose sono cambiate oggi ma tanto c’è ancora da fare“.”

Il senso di Fiorella per la libertà

“Nessuno di noi è completamente libero: si deve scendere a compromessi prima o poi. Non è stato sempre facile per me: ho ceduto poco e ho cercato di mantenere dritta la barra. Ho sbagliato e ho pagato e continuato a rialzarmi sempre. La libertà costa, anche cara”.

Ieri e oggi. Piazze e social.
“Negli Anni ’70 eravamo più liberi di essere noi stessi e vestirci come ci pare: ora siamo tutti più bigotti e se diamo retta ai social non ne usciamo vivi. Oggi tutte le stronzate che dicevano nei bar le dicono oggi sui social. Prima, come scrive Umberto Eco, avevamo bar e piazze per sfogarci: ora i social fanno da cassa di risonanza. Ma noi possiamo essere meglio di quel che ci fanno credere!”. Parola di Fiorella!