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2:17 pm, 30 Agosto 23 calendario

Scende la fiducia di consumatori e imprese. “A rischio 24mila negozi”

Di: Redazione Metronews
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Ad agosto cala la fiducia dei consumatori e delle imprese. L’Istat stima un lieve calo del clima di fiducia dei consumatori (l’indice passa da 106,7 a 106,5) e una più accentuata diminuzione per l’indice composito del clima di fiducia delle imprese, che cala da 108,9 a 106,8, attestandosi sul valore più basso da novembre 2022.

La fiducia dei consumatori

L’indice di fiducia dei consumatori, spiega l’istituto, si riduce lievemente pur mantenendosi sopra il livello medio del periodo gennaio-luglio 2023. Si evidenzia un deciso peggioramento delle opinioni sulla situazione economica generale, una diminuzione delle attese sulla disoccupazione e un miglioramento delle valutazioni sulla situazione economica personale.  Tra le serie componenti l’indice di fiducia dei consumatori, sottolinea ancora l’Istat, emergono segnali contrastanti che sono sintetizzati nelle variazioni dei quattro indicatori calcolati mensilmente a partire dalle stesse componenti: il clima economico e il clima futuro calano, rispettivamente, da 123,4 a 121,5 e da 115,0 a 114,1; invece, il clima personale e quello corrente aumentano passando, nell’ordine, da 101,1 a 101,5 e da 101,0 a 101,4.

Le imprese

Con riferimento alle imprese, per tutti i comparti indagati si stima una riduzione dell’indice di fiducia. Più in dettaglio, l’indice di fiducia scende nell’industria seppur con intensità diverse tra manifattura e costruzioni: l’indice passa da 99,1 a 97,8 nella manifattura e da 166,5 a 160,2 nelle costruzioni. Anche nei servizi si registra un deterioramento della fiducia con il relativo indice che passa, nel commercio al dettaglio, da 111,0 a 108,8 e nei servizi di mercato da 105,5 a 103,6.
Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nella manifattura peggiorano sia i giudizi sugli ordini sia le attese sul livello della produzione; le scorte rimangono sostanzialmente stabili. Per quanto attiene alle costruzioni, sia i giudizi sugli ordini/piani di costruzioni sia le aspettative sull’occupazione presso l’azienda registrano una dinamica negativa.
In relazione ai servizi di mercato, giudizi favorevoli sugli ordini si associano ad attese sugli ordini e a opinioni sull’andamento degli affari in deterioramento. Nel commercio al dettaglio tutte le componenti peggiorano.

Confesercenti: “A rischio 24mila negozi”

«La frenata estiva raffredda il clima di fiducia. Il dato di agosto evidenzia una valutazione abbastanza pessimistica sulla situazione economica, sia da parte dei consumatori ma soprattutto da parte delle imprese per le quali, ci segnala la stessa Istat, l’indice si colloca ai minimi negli ultimi 10 mesi», avverte Confesercenti.
«Il mese ha segnato per le imprese una inversione di tendenza rispetto alle attese. Se luglio confermava un sostanziale ottimismo per la maggior parte delle attività economiche – osserva Confesercenti – con agosto invece, a dispetto delle torride temperature, i valori di fiducia delle imprese si sono decisamente raffreddati: le rilevazioni mostrano un calo generalizzato a tutti i settori, in particolare per quelli di commercio e turismo (circa due punti di riduzione). Particolarmente problematica la situazione delle piccole e medie imprese del commercio al dettaglio, il cui sentiment si riduce di oltre 5 punti in un mese. Una sfiducia generata dal rallentamento dei consumi e dalle difficoltà del comparto, confermate dai dati relativi alle aperture e chiusure delle imprese nel commercio: nei primi due trimestri del 2023 c’è stata, in media, una sola apertura di impresa ogni due chiusure. Uno squilibrio che ha portato alla scomparsa nella prima metà dell’anno di circa 11.800 esercizi commerciali, in particolare piccole imprese e negozi di vicinato. E se il trend non dovesse cambiare, a fine anno stimiamo che spariranno circa 24mila negozi. Un tessuto produttivo che si impoverisce sempre di più: in prospettiva, più che a una rigenerazione urbana assisteremo a una vera e propria degenerazione urbana».

Anche a livello complessivo, prosegue Confesercenti, «il quadro resta molto incerto. I dati recenti confermano che l’economia europea è entrata in una fase di stagnazione, le stime sul Pil italiano del secondo trimestre hanno evidenziato una crescita che resta vicina a zero e le indagini congiunturali del mese di luglio suggeriscono che anche il terzo trimestre non è partito bene. Una frenata dovuta principalmente alla domanda interna, e che il deterioramento delle condizioni creditizie in corso non potrà che peggiorare nei prossimi mesi. La prossima manovra di bilancio dovrà, perciò, affrontare alcune sfide centrali, concentrando le risorse da un lato a favore dei redditi delle famiglie, e quindi dei consumi, e dall’altro sostenendo le piccole imprese, quelle maggiormente colpite dalla crisi energetica e dalla stretta sul credito, con interventi che ne favoriscano la competitività e – conclude – in un quadro normativo che non le penalizzi come avviene da decenni».

30 Agosto 2023
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