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4:14 pm, 28 Febbraio 23 calendario
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Anarcoinsurrezionalismo, jihad, clima: la relazione dell’intelligence

Di: Redazione Metronews
Intelligence
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Sono tanti i fronti contro i quali è impegnata l’intelligence italiana nel garantire la sicurezza nazionale. La relazione annuale sul 2022 ha preso in esame tra gli altri, l’anarcoinsurrezionalismo, la jihad e il clima.

Anarcoinsurrezionalismo, jihad, clima: la relazione dell’intelligence

I vertici di Aisi, Aise Dis e Copasir hanno presentato la relazione 2022 nella sede centrale dell’intelligence italiana, a piazza Dante. Elisabetta Belloni, direttore generale del Dis (Dipartimento per le informazioni della sicurezza) ha commentato: «L’intelligence deve puntare su professionalità e formazione».

Oltre a ciò serve «un grande senso dello Stato e la capacità di lavorare insieme. Ancora non c’è un’intelligence europea e oggi non credo, purtroppo, ci siano i presupposti», ha poi aggiunto sottolineando che c’è pero «consapevolezza dell’importanza di condivisione delle informazioni».

Fronte anarchico

“Sul fronte eversivo interno», la relazione dell’intelligence sul 2022 ritiene «la minaccia anarcoinsurrezionalista come la più concreta e vitale». Il fronte anarchico conta su una propaganda di taglio fortemente istigatorio e su forme di lotta incentrate sulla tipica “azione diretta distruttiva”».

Tra tutti i movimenti “anti sistema”, quello anarchico segue due direttrici principali:  l’antimilitarismo e la lotta alla “repressione”. Restano presenti anche l’avversione al progresso tecnologico e all’inquinamento.

L’attivismo ”contro la guerra” ha visto gli anarchici «impegnati nel riproporre appelli ad attivarsi contro strutture, aziende, istituti bancari ed enti di ricerca, pubblici e privati, riferibili a vario titolo al comparto della difesa e della tecnologia militare. Anche mediante circostanziate opere d’individuazione sul territorio dei relativi target da colpire».

Significativo è il caso del «plico esplosivo, non deflagrato, inviato il 27 giugno alla sede generale romana di Leonardo S.p.A., rivendicato in rete con esaltazioni alla prassi insurrezionale e con accuse a coloro che “si arricchiscono con la guerra».

La lotta alla repressione ha registrato un «nuovo slancio sulla scia dei diversi pronunciamenti giudiziari. Soprattutto l’applicazione del 41bis al leader della Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI/FRI) Alfredo Cospito».

Per lui ci sono stati numerosi presidi nei pressi di penitenziari e palazzi giudiziari, e cortei cittadini sfociati spesso in episodi di vandalismo e tensioni con le forze dell’ordine. Il caso Cospito «ha poi dato avvio a una veemente mobilitazione, col sostegno di numerose sigle, italiane ed estere, che si rifanno, per metodiche operative, alla parabola eversivo-terroristica della FAI/FRI».

La mobilitazione nei suoi confronti ha travalicato i confini nazionali, «con molteplici sortite in vari Paesi europei, in Sud America e negli Stati Uniti. Uno scenario che ha avvalorato valutazioni d’intelligence circa l’estensione e l’intensità dei collegamenti internazionali anarco-insurrezionalisti». Ad allargare il fronte c’è «l’effetto aggregante e amplificatorio della rete» e «la rilevata mobilità di militanti anarchici» tra diversi Paesi, in particolare tra Spagna, Italia e Grecia.

Jihad

Anche per il nostro Paese gli 007 rilevano «il persistere di fattori di rischio, interni ed esteri, legati all’estremismo sunnita. «La destabilizzazione delle infrastrutture securitarie, in quei teatri di crisi all’estero dove più radicato è il terrorismo jihadista, alimenta l’incognita di possibili infiltrazioni di soggetti controindicati, intenzionati ad approfittare dell’intensificarsi delle spinte migratorie lungo le rotte marittime e terrestri in direzione del nostro Paese».

«Nei confronti dell’Italia è proseguita la diffusione di messaggi e video minatori da parte della galassia jihadista. Un ambito, questo, oggetto di serrato monitoraggio per i rischi legati a possibili attivazioni violente di elementi radicalizzati. Ne sono dimostrazione le numerose attività di contrasto delle forze dell’ordine con il determinante contributo del Comparto intelligence».

«È stato, inoltre, approfondito il materiale di propaganda d’area riconducibile a un bacino eterogeneo di soggetti con forti vincoli etnici con il Paese di origine e la diaspora, nonché convertiti, naturalizzati o comunque residenti in Italia. In linea generale, essi paiono limitarsi ad alimentare forme di antagonismo ideologico e religioso verso i valori prevalenti della società occidentale. Ma non mancano i casi di coloro che si spingono a legittimare il jihad violento contro gli infedeli».

Anche nel 2022, «il ricorso ai provvedimenti di espulsione si è confermato un importante strumento per l’allontanamento dal territorio nazionale di quegli stranieri emersi nell’ambito di manovre di prevenzione e connotati da profili di pericolosità per la sicurezza nazionale. I rimpatri eseguiti nel 2022, anche con il contributo informativo dell’Intelligence, sono stati 79. Tra questi l’espulsione di un marocchino a cui è stata revocata la cittadinanza italiana. Si tratta del primo caso di applicazione della normativa, entrata in vigore nel 2018, che prevede il ritiro della cittadinanza ai condannati in via definitiva per terrorismo».

Destra radicale

L’area dell’estrema destra, «a seguito della scarcerazione di esponenti di vertice coinvolti nell’assalto alla sede della Cgil del 9 ottobre 2021», si è principalmente impegnata «nel tracciare le future strategie di rilancio della sua presenza sul territorio in una prospettiva di recupero del consenso e di ricerca di nuove adesioni, soprattutto nei circuiti dell’attivismo giovanile. Sono state, inoltre, rilevate progettualità di riunire diverse realtà militanti, anche riferibili agli eterogenei aggregati No Vax e No Green Pass, al fine di favorire un rinnovato impulso alle proiezioni di piazza, con ambizioni di superare la dicotomia “comunismo/ fascismo” e indirizzare il dissenso in chiave trasversalmente “antiglobalista».

«Sul versante internazionale, e con specifico riguardo al conflitto russo-ucraino, si è registrata una prevalente posizione di sostegno all’intervento militare di Mosca, in linea con le classiche visioni anti-Usa, anti-Nato e anti-Ue, di cui si sono stigmatizzate le presunte mire espansionistiche ai danni della Russia. Il monitoraggio informativo non ha, poi, mancato di considerare quella nebulosa di aggregazioni minori, di più marcata caratura nazifascista e skinhead, abitualmente attiva in una chiara propaganda xenofoba e che, ciclicamente, fa rilevare anche spinte aggregative in occasione di eventi commemorativi e di avvenimenti musicali d’area, nonché sinergie con omologhe realtà estere».

«È in costante crescita l’attivismo sul web delle reti internazionali del suprematismo e d’impronta razziale in grado di esaltare sentimenti di rancore sociale e d’incitare a una risposta violenta e indiscriminata contro il “sistema”. Tali ambienti si caratterizzano per l’assenza di una precisa ideologia di riferimento, trattandosi piuttosto di realtà “fluide”, in cui i soggetti coinvolti, spesso giovani, maturano percorsi di radicalizzazione, attingendo, soprattutto in rete, a un diversificato ventaglio di materiale propagandistico, anche di matrice jihadista».

Cambiamenti climatici

Per quanto a un primo sguardo possa sembrare strano anche i cambiamenti climatici possono rappresentare un rischio per la sicurezza del Paese. Lo sono se si guarda alla riduzione del 55% delle emissioni, come ha stabilito l’Unione Europea. Un obiettivo che riguarda anche l’Italia.

L’analisi degli 007 italiani sull’impatto dello sviluppo delle fonti rinnovabili sul sistema energetico nazionale “ha fatto emergere potenziali criticità, riconducibili: all’eccessivo consumo di suolo e di risorsa idrica; allo smaltimento di rifiuti pericolosi, tra cui l’amianto derivante dallo smantellamento di coperture di edifici su cui installare pannelli fotovoltaici; a una preoccupante correlazione tra l’aumento della temperatura atmosferica, come conseguenza del riscaldamento globale, e la riduzione della resa energetica dei pannelli fotovoltaici, oltre all’aumento del rischio incendi».

«A ciò si aggiungono le difficoltà di approvvigionamento di materie prime necessarie per la produzione di componenti dell’impiantistica delle Fer e, più in generale, di tecnologie perlopiù prodotte da Paesi esteri, circolanti nel mercato nazionale, che comportano, oltre al rischio di un aumento della dipendenza da Paesi stranieri, anche quelli derivanti dall’utilizzo di materiali pericolosi di scarsa qualità o non conformi a quanto previsto dalla specifica normativa nazionale ed europea».

«In termini di rischi emergenti, l’aumentato interesse da parte degli attori nazionali ed esteri verso la realizzazione di nuovi impianti Fer sul territorio italiano pone il crescente problema di contemperare il perseguimento di obiettivi privati, a fronte di una corretta integrazione dello sviluppo delle fonti rinnovabili, con l’attuale sistema energetico nazionale, specie in relazione al mantenimento di criteri di efficienza, sicurezza energetica e salvaguardia ambientale. Peraltro il problema dei contrapposti interessi relativi agli operatori del settore fossile e a quelli del settore delle rinnovabili rischia di innescare fenomeni di interferenza sui processi decisionali pubblici, in grado di influenzare le scelte di politica industriale nazionali ed europee».

Cyber sicurezza

Nella classificazione per tipologia dei cyber attacchi, nel corso del 2022 si è assistito a «un progressivo calo delle attività di matrice hacktivista (8% del totale, in riduzione di 15 punti percentuali)», ad «una lieve crescita (3 punti percentuali) con riferimento ai gruppi statuali o sponsorizzati da Stati che hanno fatto ricorso ad azioni di spionaggio cibernetico, che si sono attestate al 26% del totale» e, soprattutto, ad «una sensibile crescita degli attacchi di matrice criminale, attestatisi al 47% del totale (+33 punti percentuali rispetto al 2021)».

Sono risultate «in sensibile riduzione le azioni di matrice non identificabile (18%, in calo di 22 punti percentuali)» mentre «si è confermato il ricorso da parte dei principali attori della minaccia alla registrazione di domini malevoli (circa il 41%, in aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2021), ossia quelli connotati, per denominazione e caratteristiche, da un’elevata similitudine con quelli di siti istituzionali e governativi, al fine di dirottare inconsapevolmente gli utenti verso siti web compromessi (tecnica del “typosquatting”)».

«Direttamente connesso all’incremento di azioni di matrice criminale è il sensibile aumento di azioni finalizzate al furto di identità e/o credenziali (al 53,5%, in crescita di quasi 48 punti percentuali), messe in vendita su portali e forum dedicati del dark e deep web».

28 Febbraio 2023
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