decreto Rave
6:53 pm, 30 Dicembre 22 calendario

Il decreto Rave è legge. Passa alla Camera con 183 si, 116 no e un astenuto

Di: Redazione Metronews
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Con 186 voti favorevoli, 116 contrari e un astenuto (il deputato Dieter Steger delle Minoranze linguistiche), il decreto Rave in extremis viene convertito in legge, anche se mancano ancora gli ultimi passaggi formali (la firma del Capo dello Stato e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale).

Un voto anticipato da un tour de force alla Camera, tra ostruzionismo delle opposizioni (da cui si è chiamato fuori il Terzo polo) e ricorso alla ghigliottina per evitare la decadenza delle misure contenute nel provvedimento.

Il decreto, tra le novità più discusse, introduce il cosiddetto ‘reato di rave’, affronta la questione dell’ergastolo ostativo e prevede il reintegro dei medici no vax.

Il rave diventa reato

L’articolo 5, come modificato nel corso dell’esame da parte del Senato, introduce nel codice penale, all’articolo 633-bis, il nuovo delitto di “Invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l’incolumità pubblica”, in base al quale è punito, con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000, chiunque organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento.

Covid e medici No Vax

Si stabilisce che le norme transitorie sull’obbligo di vaccinazione contro il Covid-19 per i lavoratori che operano nei settori sanitario, sociosanitario e socioassistenziale non trovano più applicazione dal 2 novembre 2022 e si stabilisce la sospensione fino al 30 giugno 2023 delle sanzioni amministrative pecuniarie, pari a cento euro, previste per l’inadempimento dell’obbligo di vaccinazione. Inoltre, si annulla l’obbligo di effettuare un test rapido o molecolare alla prima comparsa dei sintomi e per uscire dall’isolamento dopo aver contratto il Covid-19. Allo scadere di 5 giorni sarà quindi possibile tornare a svolgere le normali attività.

Allo stesso modo è stata ridotta anche la durata del regime di auto-sorveglianza per chi è entrato in contatto con persone positive. Il termine dei 10 giorni è stato diminuito a 5, sempre con l’obbligo di indossate la mascherina Ffp2 in caso di assembramenti, e non sarà nemmeno più obbligatorio sottoporsi a tampone una volta finito il periodo di auto-sorveglianza.

Ergastolo ostativo

Modificato durante l’esame al Senato, anche con interventi emendativi da parte dell’esecutivo, nei primi articoli il decreto interviene sul tema dell’accesso ai benefici penitenziari e alla liberazione condizionale da parte di detenuti condannati per specifici reati, particolarmente gravi, e ritenuti tali da precludere l’accesso ai benefici stessi in assenza di collaborazione con la giustizia (c.d. reati ostativi).

In particolare, si prevede l’innalzamento della durata del periodo di pena da espiare (almeno trenta anni di pena, quando vi è stata condanna all’ergastolo, in luogo dei precedenti ventisei) per l’accesso alla liberazione condizionale del detenuto per reati ostativi non collaborante, nonchè l’allungamento della durata della libertà vigilata (dieci anni, anziché cinque) in caso di condanna all’ergastolo.

Si prevedono poi specifiche disposizioni che rendono più gravoso il regime di accesso ai benefici penitenziari e alla liberazione condizionale. Il provvedimento apporta una novità in materia: prevede infatti che ai benefici penitenziari siano ammessi i condannati per reati contro la Pubblica amministrazione, dalla concussione alla corruzione al peculato, anche se non hanno collaborato con la giustizia.

Controversie sportive

Fino al 31 dicembre 2025 le controversie aventi ad oggetto i provvedimenti relativi alla ammissione ai campionati professionistici e dilettantistici adottati dalle federazioni sportive nazionali, riconosciute dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (Coni) e dal Comitato Italiano Paralimpico (Cip) possano essere trattate attraverso la disciplina speciale dettata durante il periodo dell’emergenza epidemiologica.

Una conversione in extremis

Un via libera in extremis, grazie al ricorso alla ghigliottina, che arriva dopo una maratona oratoria in Aula, scandita da ostruzionismo delle opposizioni (ad eccezione del Terzo Polo), proteste, scontri e sedute sospese. Maggioranza e governo incassano in zona Cesarini la conversione in legge delle norme che introducono il reato di rave, riformano la disciplina dell’ergastolo ostativo e intervengono con modifiche sulle misure anti Covid, prevedendo il reintegro dei medici no vax. Misura che provoca un certo malessere tra le fila di Forza Italia, tanto che 13 deputati azzurri non partecipano al voto (pur non risultando in missione).

Esce allo scoperto il presidente della commissione Affari costituzionali Nazario Pagano, e proprio come aveva fatto al Senato la capogruppo Licia Ronzulli, spiega: «Non ho partecipato al voto non perchè non condividessi tutti i contenuti del decreto ma perchè al suo interno, all’articolo 7, c’è una norma che non condivido e cioè la revoca della sospensione dell’attività professionale per i cosiddetti medici ‘no vax’».

Un iter lungo ed accidentato

E’ stato un iter lungo e dal percorso accidentato: il decreto – primo provvedimento varato dal governo Meloni – non fa in tempo ad essere licenziato dal Consiglio dei ministri a fine ottobre che già si evidenziano alcune criticità sulla norma che introduce il reato dei raduni rave. Tanto che lo stesso esecutivo è costretto a intervenire con i primi ‘aggiustamenti’. Non solo: durante l’esame al Senato in prima lettura il testo del provvedimento subisce numerose modifiche, con l’inserimento anche di norme che prevedono un allentamento delle misure anti Covid.

Ma tutto l’esecutivo e la premier in persona hanno difeso sino all’ultimo il provvedimento: «E’ una norma giusta e necessaria. E’ importante dare un segnale», ha scandito in conferenza stampa di fine anno Giorgia Meloni. «Il centrodestra ha scelto di rendere punibili coloro i quali spacciano droga nei rave party e di prevedere restrizioni certe per i mafiosi», rivendica il capogruppo di FdI Tommaso Foti. «La maggioranza ha imboccato la strada giusta con coerenza, ragionevolezza e capacità di mediazione», sottolinea il leghista Jacopo Morrone.

Le opposizioni

Nettamente contrari alle norme del decreto Rave, alla Camera Pd, M5s e Sinistra-Verdi hanno da subito messo in atto un duro ostruzionismo per tentare di far decadere il provvedimento, tanto che il governo – troppo alto il rischio di non approvare il testo entro la mezzanotte del 30 dicembre – è costretto a porre la fiducia.

Ma non basta. Perchè alla Camera oltre al voto di fiducia si deve svolgere anche il voto finale, dopo l’esame degli ordini del giorno. E qui scatta una tattica dilatoria certosina da parte delle tre forze di opposizione: oltre 150 ordini del giorno e interventi a raffica nonostante la seduta fiume a cui è ricorsa la maggioranza. Si fa notte, gli animi si surriscaldano e l’Aula diventa teatro di duri scontri (soprattutto tra Pd, M5s e FdI, tra i protagonisti anche il sottosegretario Delmastro), con il presidente Fontana che più volte deve riprendere i deputati e alla fine non può far altro che sospendere la seduta.

La “Ghigliottina”

La tensione resta alta, con nuovi contrasti in mattinata, complice anche il fatto che non si vede la luce in fondo al tunnel. E l’ipotesi ghigliottina, per la verità mai tramontata, torna a farsi largo, anche se permangono ancora alcune resistenze (secondo rumors di maggioranza non confermati anche dello stesso Fontana). Ma la strada è ormai segnata: senza ricorso alla ghigliottina – lo strumento procedurale con cui si tagliano i tempi di esame passando direttamente al voto, a cui era ricorso nel 2000 anche Luciano Violante, come ha ricordato in Aula il capogruppo FdI – gli interventi in dichiarazione di voto (134 gli iscritti a parlare tra le fila dem, pentastellate e della sinistra) sarebbero proseguiti senza sosta fino alle 22, ovvero a due ore esatte dalla dead line della decadenza del decreto.

Il dado viene tratto alle due del pomeriggio: Fontana sospende la seduta e convoca la Conferenza dei capigruppo dove annuncia che userà la ‘tagliolà. Poi va in Aula e spiega di essere stato «costretto» a ricorrervi. Il voto finale si consuma in una manciata di minuti.

Il Pd per protesta contro le norme del decreto mostra in Aula il testo della Costituzione e parla di «decreto sbagliato e pericoloso». Per i 5 stelle la ghigliottina è «una mortificazione del ruolo dell’opposizione», dice Giuseppe Conte. Non partecipa all’ostruzionismo il Terzo polo che, pur votando contro il decreto, intanto incassa il sì del governo all’odg che mira a eliminare la riforma della prescrizione contenuta nello Spazzacorrotti. «Non esiste alcuna sponda del Terzo Polo», mette in chiaro Carlo Calenda.

30 Dicembre 2022 ( modificato il 31 Dicembre 2022 | 14:27 )
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