Le province lombarde “colonizzate” dalla cosca Bellocco di Rosarno

Nel giro di 24 ore una nuova operazione anti ‘Ndrangheta svela il ruolo sempre più egemone delle cosche nel tessuto economico della Lombardia.  In una maxi operazione dei carabinieri in diverse città italiane contro 65 persone (47 in carcere, 16 agli arresti domiciliari e 2 sottoposti all’obbligo di dimora) accusate a vario titolo di associazione mafiosa, le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia hanno svelato le imprese di una articolazione della cosca Bellocco di Rosarno (Rc) nelle province di Brescia e Bergamo, con collegamenti con le omologhe strutture presenti in Calabria  e infiltrazione nell’economia legale.

Bellocco,  il boss dal carcere

Umberto Bellocco, classe 1983, detto «Chiacchera», già condannato in via definitiva nel 2009 per associazione mafiosa nell’ambito dell’ inchiesta bresciana  ‘Nduja e nipote dell’omonimo storico capo della cosca rosarnese morto nel 2022, detto «Assi I Mazzi», si è confermato a capo della cellula lombarda  anche dal carcere dove avrebbe continuato a dirigere le attività illecite, partecipando anche a vertici criminali dando le sue direttive, usando telefonini entrati clandestinamente. Sono stati pure individuati i terminali calabresi (stanziali a Rosarno) della struttura criminale lombarda i quali concorrevano nella gestione delle molteplici attività economiche,  prevalentemente tramite un imprenditore, operante tra Brescia e Bergamo nei settori edile e immobiliare, che nel frattempo è deceduto per Covid.  Le attività riguardavano frodi fiscali e anche la somministrazione fraudolenta di manodopera, grazie ad  articolato circuito di società cosiddette “cartiere”, imprese che utilizzano fatture false per operazioni fraudolente. Gli inquirenti parlano della conferma di un fenomeno di “colonizzazione” da parte degli affiliati calabresi nei territori caratterizzati da un maggiore sviluppo economico come la provincia brecsiana. Tra gli arrestati bresciani anche 7 imprenditori.