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4:42 pm, 5 Dicembre 22 calendario

Strage di foche nel Mar Caspio. Probabile asfissia da gas

Di: Redazione Metronews
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Almeno 2.500 foche di una specie in via di estinzione sono state trovate morte sulle spiagge russe lungo il Mar Caspio, ha annunciato il ministero dell’ecologia locale, che non ha ancora determinato la causa della tragedia. I corpi dei mammiferi sono stati trovati lungo decine di chilometri di costa in Daghestan, e adesso sono in corso esami di laboratorio per determinare le cause della strage.

Foche morte, probabile asfissia da gas

Secondo la direttrice dell’Agenzia russa per il monitoraggio della natura, Svetlana Radionova, la «principale» causa di morte presa in considerazione al momento è quella dell’asfissia causata da una fuoriuscita di gas sul fondo del Mar Caspio. Intervistata dal canale televisivo russo Rossia 24, ha dichiarato che sarà necessario attendere la fine della settimana per avere i primi risultati delle analisi in corso e per determinare in particolare se l’inquinamento delle acque possa aver giocato un ruolo.

Radionova ha ricordato che un massacro simile, con quasi 2.000 foche trovate morte, era avvenuto alla fine del 2020 sulle spiagge del Daghestan e dell’Azerbaigian.

Zaur Gapizov, capo del Centro per la protezione ambientale del Mar Caspio, ha precisato che le foche potrebbero essere morte già da alcune settimane, e il numero totale delle foche coinvolte nella moria potrebbe essere più alto. La maggior parte delle foche morte sono state trovate lungo un tratto di costa tra due fiumi nella Repubblica del Dagestan.

Le foche del Mar Caspio

La foca del Caspio, l’unica specie di foca presente in questo mare chiuso che confina con cinque Paesi (Azerbaigian, Iran, Kazakistan, Russia e Turkmenistan), è minacciata sia dal bracconaggio che dall’inquinamento e dall’abbassamento delle acque del mare chiuso.
All’inizio del XX secolo, l’area contava più di un milione di foche, di cui oggi rimangono solo 68.000 esemplari adulti, ovvero meno del 7%, secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), che considera la specie «in pericolo». Cacciato intensamente fino a poco tempo fa, questo mammifero soffre oggi dell’inquinamento industriale che ha diffuso la sterilità e dall’abbassamento delle acque causato dai cambiamenti climatici.

5 Dicembre 2022
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