Cop27
7:05 pm, 19 Novembre 22 calendario
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Cop27, l’accordo arriva in extremis: un fondo per i Paesi poveri

Di: Redazione Metronews
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Un accordo trovato in extremis, oggi, quando si era a un passo dalla rottura. È quello partorito dalla Cop27 Sharm el Sheikh, dove i Paesi ricchi guidati da Usa e Ue, e quelli emergenti e in via di sviluppo guidati dalla Cina, hanno concordato di istituire un fondo per ristorare le perdite e i danni causati dal riscaldamento globale nei Paesi più poveri e vulnerabili. 

Una ratifica ufficiale dell’assemblea plenaria non è ancora arrivata, ma secondo le indiscrezioni, l’ok al documento finale potrebbe arrivare nella notte o domani mattina. Ciò che sembra assodato è che il rischio di un fallimento della Cop, di una conferenza finita senza risultati tangibili, è stato sventato. A Sharm sarà nominata una commissione di esperti, che porterà il progetto del fondo alla prossima Cop28 di Dubai, nel 2023. 

Ameh Shoukry, presidente del vertice sul clima COP27

Una giornata ad alta tensione

La giornata a Sharm era cominciata malissimo. Il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, aveva annunciato che la Ue era pronta a lasciare il negoziato se non si fosse giunti ad un accordo accettabile. L’Ue qualche giorno fa aveva detto sì controvoglia al fondo per i «loss and damage», chiesto a gran voce dai paesi del G77+Cina, guidati da Pechino. L’Unione temeva che sarebbe stato troppo oneroso e avrebbe richiesto troppo tempo, e preferiva aggiornare gli strumenti esistenti. Ma di fronte alla posizione compatta del G77 e della Cina, la Ue aveva finito per cedere. Tuttavia, aveva messo delle condizioni. Il fondo doveva essere destinato solo ai paesi più vulnerabili, e non a tutti i paesi in via di sviluppo, fra i quali risultano ancora superpotenze come Cina e India. E doveva essere finanziato dalla più ampia base di donatori, quindi anche dalla Cina, che invece voleva scaricare l’onere solo sull’Occidente.

Inoltre, in cambio del suo sì al fondo, l’Ue chiedeva che alla Cop27 si confermassero tutti gli ambiziosi impegni di mitigazione del cambiamento climatico presi l’anno scorso alla Cop26 di Glasgow. In particolare, l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Un vincolo sgradito alla Cina, che vuole sì impegnarsi per la decarbonizzazione, ma non vuole prendere troppi impegni con l’esterno. La notte fra venerdì e sabato, la presidenza egiziana aveva presentato una bozza sui “loss and damage”, che non teneva conto della proposta europea. L’Unione a quel punto si è impuntata. E il muso duro europeo ha dato i suoi risultati.

L’accordo

Nel pomeriggio, la Cina e il G77 hanno detto sì a indicare nel documento finale che i destinatari degli aiuti saranno i Paesi più vulnerabili e che sarà ampliata la platea dei donatori. In serata, rimaneva da definire la salvaguardia del target di 1,5 gradi di riscaldamento massimo fissato a Glasgow. Ma l’accordo era ormai a portata di mano. «Trent’anni di pazienza. Il giorno è arrivato. È fatta. Questo è un momento unico», ha esultato su Twitter il capo negoziatore africano, il guineano Alpha Kaloga. Per l’ambientalista indiano Harjeet Singh, il nuovo fondo «dà speranza ai popoli vulnerabili di ottenere aiuto adeguato per riprendersi dai disastri climatici e ricostruire le loro vite».

Sugli altri temi in discussione, l’ultima bozza di documento finale della Cop27 (ancora da approvare) riconosce che per mantenere il target di 1,5 gradi è necessario un taglio delle emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019. Viene deciso l’aggiornamento degli impegni di decarbonizzazione degli stati (Ndc) entro la Cop28 del 2023 e si ribadiscono gli impegni di Glasgow per la riduzione della produzione elettrica a carbone e delle emissioni di metano. Si riconosce infine il ruolo decisivo delle rinnovabili, ma non si prende nessun impegno per la riduzione dei combustibili fossili.

19 Novembre 2022
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