immigrazione
5:11 pm, 25 Ottobre 22 calendario

Primo atto del ministro dell’Interno: una direttiva contro le Ong in mare

Di: Redazione Metronews
condividi

Mentre continuano gli sbarchi a Lampedusa, 500 in una sola notte,  il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, già capo di gabinetto quando Matteo Salvini era capo del Viminale, avvia la nuova stagione di contrasto alle Ong che sorvegliano il Mediterraneo. Lo fa con una direttiva inviata ai vertici delle Forze di polizia e della Capitaneria di porto nella quale rileva che “le condotte delle due navi Ocean Viking e della Humanity 1, attualmente in navigazione nel Mediterraneo, non sono “in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale” perché, secondo quanto si apprende, “le operazioni di soccorso sono state svolte in piena autonomia e in modo sistematico in area Sar senza ricevere indicazioni dalle Autorità statali responsabili di quell’area Sar, ovvero Libia e Malta, che sono state informate solo a operazioni avvenute”.

Sono queste le motivazioni che hanno portato all’adozione delle note verbali del ministero degli Esteri sulla base delle quali è stata emanata la direttiva. Inoltre, secondo quanto si apprende, anche Italia è stata informata solo a operazioni effettuate.  Le condotte, sulla base dell’articolo 19 della Convenzione internazionale delle Nazioni unite sul diritto del mare, saranno valutate ai fini dell’adozione da parte del titolare del Viminale, in qualità di Autorità nazionale di pubblica sicurezza, del divieto di ingresso nelle acque territoriali. Una prima dichiarazione di ostilità nei confronti delle imbarcazioni delle ong che salvano nel Mediterraneo, che ha raccolto il plauso di Salvini.  

Morte due gemelline

Un primo attacco alle ong mentre  un barcone con i cadaveri di due gemellini di circa un mese è approdato a Lampedusa. A soccorrere il gruppo con 60 migranti è stata una motovedetta della Guardia costiera. I piccoli sarebbero morti durante la traversata iniziata alle 4 di ieri da Sfax, in Tunisia. Si tratta di un maschietto e una femminuccia sottopeso: poco meno di 1,3 chili e 2 chili. I genitori hanno riferito di essere partiti con la speranza di fare curare i propri figli che erano già affidati alle cure dei sanitari in Tunisia. Il decesso, sempre secondo il loro racconto, è avvenuto attorno alle 3 di notte.

La missione Sophia

Sul tema immigrazione  la presidente del consiglio Giorgia Meloni nel suo discorso alla camera aveva ribadito che «è nostra intenzione recuperare la proposta originaria della missione navale Sophia dell’Unione Europea che nella terza fase prevista, anche se mai attuata, prevedeva proprio il blocco delle partenze dei barconi dal nord Africa». Eunavfor Med (European union naval force in the south central Mediterranean), ribattezzata «operazione Sophia» dal nome dato alla bambina nata sulla nave che salvò la madre il 22 agosto 2015 al largo delle coste libiche, fu varata nel maggio 2015 ed è stata la prima operazione militare di sicurezza marittima lanciata dall’Unione europea nelle acque del Mediterraneo centrale dopo i naufragi avvenuti nella primavera di quell’anno che avevano coinvolto diverse imbarcazioni cariche di migranti. L’obiettivo era quello di contrastare il traffico via mare di esseri umani: il mandato includeva l’attuazione dell’embargo alle armi alla Libia e l’addestramento della guardia costiera libica ma la terza e ultima delle fasi previste in origine, ovvero lo stop alle partenze dal nord Africa, non venne mai attuata.

25 Ottobre 2022
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo