3:31 pm, 11 Ottobre 22 calendario

Tangenti sulle dentiere in Lombardia, nuovi arresti. Puntavano al Trivulzio

Di: Redazione Metronews
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Dentiere ancora al centro delle mire fameliche di corrotti e corruttori in Lombardia. Archiviati i tempi di Lady Sorriso,  ossia Maria Paola Canegrati, condannata  per un giro di mazzette negli ospedali brianzoli, è di oggi una nuova tranche di arresti nell’inchiesta condotta dal pm milanese Paolo Storari  su un nuovo presunto sistema di corruzione nel settore odontoiatrico pubblico che durava dagli anni Novanta. In particolare, le nuove indagini del pm Paolo Storari hanno scoperto un altro giro di mazzette a odontoiatri in servizio in ambulatori pubblici lombardi, in cambio di prescrizioni di protesi, accessori e manufatti ortodontici anche in eccesso e/o non necessari, gonfiando così i correlati prezzi poi direttamente pagati dall’inconsapevole paziente. Già a maggio per lo stesso procedimento erano finite ai domiciliari già cinque persone, tra loro dentisti dipendenti all’ospedale Delmati di Sant’Angelo Lodigiano, dell’Asst Milano Nord, dell’Asst Melegnano e della Martesana

Odonotoiatri corrotti

Ora c’è anche un nuovo medico finito ai domiciliari per corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio. Si tratta di Stefano Ferrari Parabita, medico odontoiatra di Brescia in servizio alla Smart Dental Clinic di Monza del Gruppo San Donato convenzionata con il Servizio sanitario nazionale. Insieme a lui il gip ha disposto la stessa misura anche per Roberta Miccichè, già arrestata a fine maggio scorso nella prima tranche in qualità di legale rappresentante della Wisil Latoor, azienda di produzione protesi. Secondo le indagini, il medico avrebbe ottenuto circa 26.000 euro in contanti in più tranche, da Miccichè, tramite un suo dipendente Roberto Ticenghi (anche lui arrestato), come tangente per l’attività svolta nel 2020 e nel 2021 per favorire la Wisil Latoor. In particolare, all’odontoiatra sarebbe stata riconosciuta una percentuale pari al 10% sul fatturato annuo realizzato dalla società, grazie alle prescrizioni mediche rilasciate presso la struttura monzese in cui operava.

Puntavano alle dentiere dei vecchietti del Trivulzio

Gli indagati conoscevano i nomi di cinque investigatori della guardia di finanza di Milano del Gruppo tutela spesa pubblica e del sostituto procuratore Storari che indagavano su di loro, tanto da appuntarli su un biglietto evidenziati di giallo da consegnare poi a qualcun altro, e hanno anche ipotizzato una «spedizione intimidatoria nei confronti dei principali testimoni contemplando anche l’eventualità di coinvolgerne la prole».

«Abbiamo il piede in più strutture adesso, allora il Trivulzio secondo me è una grossa.. È un grosso bacino perché sono tutti anziani. È la classica Rsa praticamente dove ci sono i vari vecchietti e se entra lì farà farà veramente roba grossa, perché non uscirà nessuno senza una totale, senza uno scheletrato». Lo dicevano intercettati al telefono Ticenghi e Micciché della Wisil Latoor srl  parlando del fatto che il dottor Stefano Parabita della Dental Clinc e del San Raffaele potesse «espandere» il suo bacino d’utenza presso il Pio Albergo Trivulzio, la storica residenza sanitaria per anziani di Milano. «Lui sta facendo questa squadra di 4-5-6 medici – dice il dipendente alla titolare dell’azienda – ne piazzerà uno qui, uno lì, uno là e tutto il lavoro arriverà a noi».

Mazzette nel mappamondo

Una mazzetta da 3.800 euro era nascosta in un mappamondo nell’ufficio della legale rappresentante della Wisil Latoor. La somma è stata trovata dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria nel corso delle perquisizioni. L’azienda Wisil Latoor srl, leader nel settore dell’odontotecnica, inviava a tutti i medici prescrittori degli ospedali pubblici «un vademecum nel quale veniva stabilito ciò che avrebbero dovuto inserire nelle prescrizioni mediche» e con questo metodo si garantiva un «introito economico nettamente superiore» grazie ad «elementi aggiuntivi e funzionali alla protesi, ma si trattava di lavorazioni o già incluse nella voce principale/corpo dell’apparecchio o voci di realizzazione in laboratorio che non avrebbero dovuto essere inserite nella prescrizione». È quanto sostiene una delle principali testimoni d’accusa, una ex dipendente. La donna, che ha anche prodotto questi vademecum, ricorda nelle testimonianza resa il 29 ottobre 2021, che «alcuni medici dell’Asst Nord Milano non compiacenti avevano rilevato tali difformità, manifestando disapprovazione alla loro applicazione ed escludendo dalla prescrizione tutte le voci da loro non ritenute necessarie». Il sistema era così rodato da far sì «quasi tutti i medici applicavano la prescrizione sulla base dei vademecum (anche quelli non compiacenti ndr), dando per scontato che così fosse previsto dal disciplinare di gara, ma solo alcuni erano perfettamente al corrente della situazione e agivano per un tornaconto personale».

 

11 Ottobre 2022
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