Milano
3:34 pm, 31 Maggio 22 calendario
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Trent’anni di tangenti sulle dentiere negli ospedali lombardi

Di: Redazione Metronews
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Un giro di tangenti su protesi e apparecchi dentali che continuava ininterrotto almeno dagli Anni Novanta, organizzato dalla società Wisil Latoor, con la complicità di medici operanti in più Aziende ospedaliere pubbliche lombarde, come l’ospedale Delmati di Sant’Angelo Lodigiano e Asst Nord Milano. Senza che nessuno si accorgesse di nulla. Neanche gli ignari cittadini che pagavano per protesi inutili o prestazioni mai realmente fornite. È quello che oggi ha portato la procura di Milano a ordinare 5 custodie cautelari nei confronti di altrettante persone (sono 12 gli indagati totali), per le accuse di associazione a delinquere e corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio. Al centro delle indagini, i vertici della società Wisil, che avrebbero intrattenuto accordi corruttivi con alcuni odontoiatri, i quali avrebbero prescritto protesi, accessori e apparecchi ortodontici anche in eccesso o non necessari, gonfiando i prezzi pagati dai pazienti. A finire ai domiciliari sono l’odontoiatra della Asst Nord Milano, Giorgio Coccolo, e un dentista dell’ospedale Dalmati di Sant’Angelo Lodigiano, oltre a Roberta Miccichè, legale rappresentante della Wisil Latoor, e a due suoi stretti collaboratori.

Nell’ambito ortodonzia, il sistema illecito consisteva nel rilascio di una prescrizione medica per manufatti non necessari, non impiantati o dai costi indebitamente raddoppiati. Nell’ambito delle protesi, sarebbero invece state rilasciate prescrizioni mediche con voci accessorie non corrispondenti ai trattamenti effettuati, al solo scopo di aumentare il valore finale della prestazione per la successiva fatturazione e pagamento da parte dell’ignaro paziente. In cambio, i medici compiacenti avrebbero ottenuto dalla società fornitrice delle protesi un compenso calcolato in percentuale sul fatturato procurato all’azienda mediante le prescrizioni mediche effettuate, somme consegnate ai professionisti in contanti, oppure mediante sconti per i propri studi privati.

«L’imperatore» delle tangenti

Gianfranco Colella, uno degli arrestati, era soprannominato all’interno della Wisil, «l’Imperatore». Come si legge nell’ordinanza firmata dal gip Carlo Ottone De Marchi, «Approssimativamente il dott. Colella – ha messo a verbale una testimone –  per ogni semestre, almeno dal 2018, ha ricevuto una busta contenente una cifra che varia tra i 4 mila e gli 8 mila euro». Tale «sistema di corruttela, che si protrarrebbe già dagli anni ’90 sotto l’iniziale guida dell’allora rappresentante legale della Wisil, il defunto Fulvio Tonesi, e che sarebbe stato portato avanti da Micciché (attuale legale rappresentante dell’azienda, ndr) quantomeno dal 2013 al 2020 con la costante collaborazione di Balducci e Cosentino», due collaboratori di Miccichè, «risulta tutt’ora in corso». Oltre ai due medici arrestati, come si legge negli atti, sono indagati anche i medici Francesco De Micco, Pietro Paolo Poidomani e Umberto Loré. Anche loro «si presterebbero alla messa in atto di un sistema illecito concordato con la Wisil a danno degli utenti in cura presso gli ambulatori» per i quali venivano ‘gonfiati’ i costi delle prestazioni.

Volevano minacciare mogli e figli dei testimoni

Durante le indagini è anche emerso che Roberta Micciché avrebbe voluto «intimidire i testimoni», anche «spaventando i figli e le loro madri», che avevano svelato agli inquirenti il presunto “sistema” di corruzione. L’8 aprile scorso, infatti, intercettata e riferendosi ad ex dipendenti dell’azienda Miccichè parlando con un’altra persona discuteva della «ipotesi di avvicinarsi con fare intimidatorio a una delle persone sentite» nelle indagini e «da loro identificate nonostante gli omissis presenti» in un decreto di perquisizione. «Perché non facciamo una bella delegazione e andiamo sotto casa?», diceva la responsabile dell’azienda. E ancora: «Poi i bambini usciranno dall’asilo, da scuola (…) i cuccioli almeno si possono spaventare però (…) Ai cuccioli non ci si fa del male però, però, si può spaventare la mamma».

Dopo gli arresti il Pirellone indaga

Dopo gli arresti, la Direzione Welfare di Regione Lombardia ha annunciato un’inchiesta interna. Una operazione forse tardiva, considerando che la truffa andava avanti dal oltre trent’anni e che l’Ats, l’Agenzia di tutela della salute di Regione Lombardia, non si sia mai accorta di nulla, nonostante abbia il compito di vigilare sugli appalti degli ospedali e sui contratti dei medici del Sistema Sanitario Regionale.

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