Milano
3:55 pm, 23 Maggio 22 calendario

Boom di smart working: nel milanese lavora da casa quasi un lavoratore su 4

Di: Redazione Metronews
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Oltre 8 realtà su 10 nel primo trimestre 2022 hanno almeno un dipendente in smart working, per un numero di dipendenti coinvolti pari al 22% del totale. La percentuale risulta più elevata tra le imprese dei servizi, 91%, a fronte del 79% rilevato nell’industria, e nel comune di Milano, 90%, rispetto al 78% rilevato nell’hinterland. Sono questi i principali risultati della rilevazione del centro studi di Assolombarda che ha coinvolto più di 250 imprese milanesi del manifatturiero e dei servizi avanzati.

Lo smart working destinato a durare

«Lo smart working negli ultimi due anni è un modello organizzativo che ha visto una forte accelerazione ed è oggi entrato a far parte della cultura aziendale diffusa – ha dichiarato Diego Andreis, vicepresidente di Assolombarda con delega a Politiche del lavoro, Sicurezza e Welfare – Nel 2021 Confindustria, insieme alle organizzazioni sindacali, ha sottoscritto il Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile, con lo scopo di fissare le linee di indirizzo per la contrattazione collettiva nazionale, aziendale e/o territoriale. L’intento, quindi, è stato quello di promuovere lo smart working offrendo alle imprese un quadro di riferimento a riprova del fatto che il bilanciamento vita-lavoro è da sempre uno dei valori al centro delle nostre pratiche quotidiane». A due anni dall’inizio della pandemia la diffusione del lavoro da remoto in forma strutturale o per esigenze legate all’emergenza è molto superiore al passato. Nel 2019 solo 3 imprese su 10 ricorrevano al lavoro agile e la percentuale di lavoratori in smart working era del 15%. Il 63% delle imprese milanesi che hanno risposto al sondaggio, prevede di attivare lo smart working in maniera strutturale nel futuro, una percentuale in linea con il 65% di aziende che, nell’autunno 2020, prevedeva l’utilizzo del lavoro da remoto anche nel post-pandemia. Tra le imprese di Assolombarda nell’area di Milano, Monza Brianza, Lodi e Pavia che hanno introdotto lo smart working in modo strutturale la quota di smart worker raggiunge il 27%, con punte del 43% nei servizi rispetto al 17% dell’industria: una percentuale di lavoratori superiore non solo al 15% pre-Covid, ma anche al 22% dei primi mesi del 2022 (che in parte include ancora la modalità di emergenza).

Il caro casa e il lavoro agile fanno fuggire i giovani

Ricerca di abitazioni più ampie e con spazi esterni, ricerca di soluzioni nuove ed efficienti e possibilità di lavorare in smart working: tutto questo sta infleundo sul mercato immobiliare di Milano. In base alle analisi dell’ufficio studi del Gruppo Tecnocasaa livello di scambi la città mette a segno un recupero dei volumi del 24,4 per cento rispetto al 2020 e del 2,6 per cento rispetto al 2019. Anche a livello di valori si registra un recupero importante: negli ultimi 5 anni i prezzi delle grandi città hanno avuto un recupero del 5 per cento, a Milano nello stesso periodo l’aumento è stato del 39 per cento. Questi dati fanno capire come il mercato immobiliare del capoluogo lombardo si stia staccando dal resto d’Italia. I prezzi medi in città si aggirano intorno a 4000 € al mq per una tipologia medio usata, in provincia di Milano per la stessa tipologia si scende a 1600 € al mq. Una costruzione nuova costa mediamente 4600 € al mq a Milano città e 2150 € al mq nell’hinterland. Questi dati offrono i contorni di un quadro che, negli ultimi tre anni, ha visto un aumento della percentuale dei residenti che dalla città decide di acquistare fuori. Dal 2019 al 2021 la percentuale di cittadini residenti a Milano che ha deciso di acquistare nell’hinterland è passata dal 21,2 per cento al 24,2 per cento, nelle altre province italiane dal 13,9 per cento al 18,6 per cento, con una preferenza per le province di Monza Brianza e di Pavia. Il fenomeno ha interessato in particolare le fasce più giovani di età tra i 18 e i 34 anni.

23 Maggio 2022
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