il caso petrocelli
6:23 pm, 4 Maggio 22 calendario

Commissione Esteri, tutti dimessi contro Petrocelli. Lui insiste

Di: Redazione Metronews
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Dalla commissione Esteri del Senato ormai se ne vanno tutti, eppure la resistenza del M5S Vito Petrocelli , considerato filo-Putin e ormai disconosciuto dallo stesso suo partito, continua. Da questa mattina tutti i membri stanno infatti formalizzando le dimissioni nelle mani della presidente Casellati, come previsto martedì sera dopo la riunione della Giunta per il regolamento del Senato.

Sarà la Giunta del regolamento di palazzo Madama, che ieri si è aggiornata in attesa di attesa di atti concreti, a dover fornire alla presidenza un parere, posto lo stallo dei lavori. La data non è stata ancora fissata e si presuppone che, in tempi brevi, la riunione si svolgerà quando i capigruppo delle diverse forze politiche rappresenteranno le dimissioni dei propri parlamentari e la mancata intenzione di sostituirli.

Commissione Esteri, contro Petrocelli lasciano tutti

A lasciare la Commissione sono ormai tutti i gruppi, compreso lo stesso M5S, che aveva in Alberto Airola il più titubante, ma che poi ha seguito la linea delle dimissioni (“ho parlato con Giuseppe Conte, ho deciso di lasciare anch’io”). Via i due vicepresidenti, la renziana Laura Garavini che ha reso noto la lettera di rinuncia nelle scorse ore, aprendo la strada, e l’azzurra Stefania Craxi. Oggi i primo a far arrivare alla presidenza la sua lettera è stato Pier Ferdinando Casini, poi i leghisti guidati da Matteo Salvini, Tony Iwobi, Stefano Lucidi, e Manuel Vescovi. Confermate le dimissioni degli esponenti di Fi, come reso noto dallo stesso Petrocelli, al termine di una riunione surreale degli Esteri dove era solo con il collega Airola, non ancora dimessosi. Via anche Adolfo Urso, unico componente di Fratelli d’Italia.

Petrocelli: “Andrò alla Corte costituzionale”

“Non convocherò più la Commissione, mi rivolgerò alla Corte costituzionale per fare ricorso, ne sto parlando con i miei legali”, ha detto Petrocelli. “Conte: ‘Inizio ad avere il dubbio che qualcuno voglia il M5S fuori dal governo’. Sì, la gente!”, ha poi scritto su Twitter il senatore M5S.

“La dimissione dei colleghi è una loro scelta, e anche una grande responsabilità”, ha detto ancora Petrocelli. “Oggi la seduta è stata subito chiusa, viste le circostanze”, spiega, con riferimento all’assenza dei membri della Commissione nella seduta di oggi. “La giunta – spiega – ha preso una decisione, mi pare un pericoloso precedente, che magari qualcuno considera legittimo per eliminare un pericoloso filo-russo e putiniano”. Poi appunto fa sapere che si rivolgerà alla corte costituzionale: “Farò ricorso” per la vicenda della presidenza. “Io – aggiunge – non sono nato ieri e faccio politica da quando avevo 16 anni, sono abituato a tutto”.

«Per una posizione politica – aggiunge Petrocelli in vista della formalizzazione del parere che la Giunta per il regolamento fornirà alla presidenza del Senato – il presidente M5S non sarà più presidente della commissione esteri». Nessuna intenzione, comunque, di rassegnare le dimissioni, ribadisce.

E ancora: “Rimango presidente perchè credo di dover rappresentare un pezzo di paese che nel Parlamento italiano non è rappresentato. Perchè non devo rimanere alla presidenza della Commissione Esteri se rappresento il pensiero sul tema specifico di buona parte degli italiani?. Io penso della Nato quello che pensava il M5S quando ha fatto il programma del 2018, il ruolo dell’Italia nella Nato andrebbe riformato. Significa che bisogna stare in un’associazione come è l’Alleanza atlantica da pari e non da sottomessi”.

Gasparri: “Siamo al ridicolo”

«Il senatore Petrocelli minaccia di fare ricorsi alla Corte Costituzionale per difendere la sua poltrona. E perchè non all’Onu? Che in fondo non ha nulla di serio di cui occuparsi in queste settimane e potrebbe ben dedicare le sue attenzioni al nostro senatore – afferma il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri – Siamo davvero al ridicolo. Ma il caso Petrocelli dimostra quale sia stata la presunta classe dirigente che il mondo grillino ha portato nelle istituzioni. Presunzione, incompetenza, attaccamento supremo alla poltrona. Il tutto coronato dall’assegno di 300mila euro per il blog di Grillo. Da Petrocelli a Grillo la storia è sempre la stessa. Per fortuna questa pagina oscura della democrazia italiana sta per chiudersi per volontà del popolo elettore che correggerà l’errore fatto anni fa, quando troppi hanno creduto alle chiacchiere del grillismo».

Le provocazioni, fino alla Z di liberazione

Il senatore grillino ha suscitato numerose polemiche fuori e dentro il M5S con cui è stato eletto, in primis per aver disertato la seduta congiunta con il premier ucraino Zelensky e per aver votato contro il decreto sull’invio di aiuti militari al paese invaso dalla Russia. In questi giorni poi è balzato di nuovo agli onori delle cronache per aver scritto, alla vigilia del 25 Aprile, sulla sua pagina Twitter: “Per domani buona festa della LiberaZione”. Parola scritta con la Z maiuscola all’interno della parola liberazione, che ricorda a tutti quella impressa sui carri armati dell’esercito russo. Al suo tweet ha risposto duramente il presidente del M5S Giuseppe Conte, con queste parole: “Il suo ultimo tweet è semplicemente vergognoso. Vito Petrocelli è fuori dal Movimento 5 Stelle”.

4 Maggio 2022 ( modificato il 10 Maggio 2022 | 20:24 )
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