Turandot
3:06 pm, 17 Marzo 22 calendario
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Turandot all’Opera di Roma con Lyniv e il pensiero all’Ucraina

Di: Redazione Metronews
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«Viviamo un tempo particolare per tutti noi, prima per il lockdown seguito allo scoppio della pandemia per il Covid, con i teatri chiusi e gli spettacoli fermi; ora con questa guerra che sconvolge il mondo e tutti noi. Dobbiamo far sentire tutta la nostra vicinanza e tutto il nostro affetto agli artisti ucraini, a cominciare da Oksana Lyniv». Così Francesco Giambrone, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma, alla presentazione della Turandot di Giacomo Puccini che sarà rappresentata dal 22 al 31 marzo al Costanzi, con la regia di Ai Weiwei e la direzione musicale di Oksana Lyniv.

Opera di Roma con i colori dell’Ucraina

«Abbiamo visto immagini che avremmo pensato di non dover più rivedere. Città bombardate, teatri trasformati in rifugi o distrutti. Ma il mondo del teatro è sempre contro la guerra, perché è un luogo di pace, di accoglienza: e lo grida a voce alta – esclama Giambrone -. Per questo, abbiamo voluto illuminare la facciata del Teatro dell’Opera con i colori così belli della bandiera dell’Ucraina, che racconta la speranza di un popolo cui va la nostra solidarietà: siamo vicini agli ucraini».

Oksana Lyniv e la Turandot

«Grazie al Teatro dell’Opera di Roma per il suo sostegno e la sua solidarietà manifestata all’Ucraina e agi artisti ucraini, in questa circostanza così complessa e difficile». Il ringraziamento arriva dall’ucraina Oksana Lyniv, direttrice musicale del Comunale di Bologna, all’Opera di Roma per dirigere la Turandot.

«L’arte non è soltanto un mestiere, ma ha una funzione sociale e un impatto simbolico sull’immaginario collettivo», sottolinea la Lyniv. E ricorda: «Ho diretto per la prima volta la Turandot otto anni fa al teatro di Odessa. Oggi, tutti i musicisti, i ballerini, i coristi si stanno impegnando per diffondere una cultura di pace: ci si sente tutti responsabili per le generazioni future».

Ai Weiwei da comparsa con Zeffirelli a resigta

«La mia prima Turandot fu da comparsa per l’allestimento di Franco Zeffirelli al Metropolitan di New York, mi serviva qualche dollaro per comprarmi gli hot-dog… Ora, dopo 35 anni, sono il regista della Turandot al Teatro dell’Opera di Roma: possiamo dire che ho idealmente chiuso il cerchio!». Afferma Ai Weiwei.
«Dovevamo debuttare due anni fa, un mondo non paragonabile a quello attuale, dopo due crisi gravissime, per una pandemia e con una guerra in corso. È incredibile che si siano ancora conflitti per diverse interpretazioni su appartenenze territoriali». Continua Ai Weiwei, cinese trapiantato in Occidente, dissidente e attivista per i diritti umani.

«La vita è il dono più prezioso per l’umanità, eppure gli uomini continuano a provocare le guerre – sottolinea –. La violenza genera sempre altra violenza; e in Turandot c’è una pulsione di crudeltà e di vendetta assieme al misticismo orientale – spiega il regista – ‘Turandot’ racconta l’amore e i pericoli connessi all’amore, perché l’amore viene rappresentato in arte come una emozione assoluta e totalizzante, che non lascia spazio al dubbio. Il finale aperto, secondo la volontà di Puccini, è un punto cruciale della nostra produzione».

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17 Marzo 2022
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