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10:57 am, 6 Dicembre 21 calendario
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Un Macbeth onirico by Livermore alla Scala

Di: Redazione Metronews
Macbeth
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Un “Macbeth” onirico, ambientato in una realtà distopica. Una sorta di “Inception” di Christopher Nolan, in cui le prospettive si autogenerano in maniera tortuosa. Così l’opera di Giuseppe Verdi che martedì 7 dicembre inaugura la stagione lirica del Teatro alla Scala di Milano.

Macbeth per una doppia festa

Il Piermarini festeggia 70 anni dall’inaugurazione della stagione nella sera di Sant’Ambrogio, e torna ad accogliere il pubblico in presenza dopo l’edizione a porte chiuse dello scorso anno. Sotto la bacchetta del maestro Riccardo Chailly e la regia di Davide Livermore, il teatro lirico è pronto a calare il suo “poker d’assi”, con un cast stellare. Luca Salsi sarà Macbeth, Anna Netrebko nei panni di Lady Macbeth, Francesco Meli quelli di Macduff e Ildar Abdrazakarov di Banco. A vestire il teatro la creatività di Giorgio Armani, partner della Prima, che realizzerà il décor floreale.

La bacchetta di Chailly

«Macbeth arriva a conclusione del trittico del giovane Verdi, una trilogia iniziata con “Giovanna d’Arco” nel 2015 e proseguita con “Attila” nel 2018 – spiega il maestro Chailly -. Una scelta questa che sottolinea non solo il valore dell’opera ma la circostanza, questo momento di grandissima difficoltà e incertezza in cui tutti viviamo e sono soddisfatto per come coro e orchestra stiano affrontando le prove, con disciplina e desiderio di volerci essere. Nonostante le prove con le mascherine si è fatto un lavoro di preparazione. Davide Livermore ha dato tanta energia e idee e abbiamo questo poker d’assi con i solisti».

Arco temporale curioso

Per la quarta volta “Macbeth” apre la stagione scaligera e, come osserva Chailly, questo avviene ogni 20-25 anni circa. A rapire il pubblico, oltra alla musica di Verdi, la scenografia, con un allestimento che parla del nostro tempo e uno skyline, nelle scene di Giò Forma, che rimanda a quello di certe metropoli.

«Inutile tentare di capire dove siamo – dice il regista Livermore – potrebbe essere Singapore, New York, Milano. Abbiamo ricostruito un mondo tramite il nostro solito gioco». E a stupire potrebbe essere anche la presenza di un’auto in palcoscenico.
Più in generale l’opera «parla al presente, all’umanità – ma, chiosa il regista – dimenticate l’attualità, la cronaca. Non facciamo telegiornale, facciamo arte. Il contemporaneo che metteremo in scena è un incubo, una sorta di impostazione onirica, una realtà distopica in cui la nostra contemporaneità si auto genera in una maniera diversa. È sempre fondamentale raccontare l’orrore e le catastrofi non tramite la cronaca ma attraverso l’altrove molto vicino. Il coro racconta invece cosa succede alla società quando viene gestita in modo tirannico».

Anna Netrebko-Lady Macbeth

«È stato molto interessante lavorare a quest’opera, una delle produzioni più complicate che abbia mai fatto – racconta Anna Netrebko – ma molto eccitante al tempo stesso, una vera assoluta avventura. Ascolterete un Macbeth che non avete mai ascoltato prima» assicura la soprano.

E il sovrintendente scaligero, Dominique Meyer, si ritiene fortunato di aver avuto modo di mettere in piedi un evento simile. In tempi così difficili come quelli che stiamo vivendo, soprattutto. «Molti teatri sono chiusi – spiega – penso alla Wiener Staatsoper, a Monaco, Lipsia, Dresda. Siamo fortunati e arrivare alla Prima, è qualcosa che ha del miracolo».

6 Dicembre 2021
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