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6:01 am, 2 Dicembre 21 calendario
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Acquaprofonda, De Cataldo librettista per salvare una balena

Di: Sergio Rizza
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INTERVISTADa “Romanzo criminale” e “Suburra” a librettista di un’opera per ragazzi: è il singolare percorso del magistrato e scrittore Giancarlo De Cataldo, al debutto come autore del testo di “Acquaprofonda”, opera ecologica e fiabesca su musica del grande violoncellista e compositore Giovanni Sollima e con la regia del giovane ed emergente cubano Luis Ernesto Doñas. Il lavoro va in “prima” assoluta al Nazionale di Roma venerdì 3 mattina (poi sabato 4, domenica 5 e martedì 7 dicembre): si tratta di una nuova commissione e di una coproduzione nata tra il Teatro dell’Opera di Roma e Aslico-Teatro Sociale di Como, dove andrà in scena dal 16 dicembre per Opera Domani nell’ambito di un progetto a base di laboratori su sostenibilità ambientale e responsabilità civica. “Acquaprofonda” è la storia marina, delicata ed edificante, di una balena spiaggiata dopo aver ingerito rifiuti di plastica (la primissima idea della commissione nacque da un “Rigoletto” acquatico proposto da Doñas allAslico di Barbara Minghetti, poi fu l’allora sovrintendente capitolino Carlo Fuortes a proporre De Cataldo come librettista di un’opera completamente nuova). Il nobile animale, in grave pericolo, emette un canto melanconico che una bambina, Serena, riconoscendovi lo spirito della madre di cui è orfana, riesce ad interpretare. Serena farà di tutto, poi, per salvare la balena con l’aiuto del padre guardiano, del Vecchio Marinaio e del coro dei pesciolini, sfidando le ire di Padron Bu, il perfido e comico proprietario dello stabilimento inquinante da cui provengono i rifiuti di plastica: «Una grottesca rappresentazione del potere» come racconta a Metro lo stesso De Cataldo.

Arturo Espinosa è Padron Bu (Foto Sansoni, Teatro dell’Opera di Roma)
La protagonista, il soprano Agnieszka Jadwiga Grochala nei panni di Serena (Foto Sansoni, Teatro dell’Opera di Roma)

De Cataldo, lei ha riscoperto l’Opera da adulto e se ne è profondamente appassionato, tanto da utilizzarla come colonna portante dei suoi ultimi romanzi gialli (“Il suo freddo pianto”, “Un cuore sleale”, “Io sono il castigo”, tutti per Einaudi): il “suo” pm, Manrico Spinori, risolve i casi ispirandosi alle vicende senza tempo dei grandi libretti. Ora lei debutta proprio come librettista. Passa dalla teoria alla pratica, insomma. Com’è andata?

«Non le dico la paura. Primo: per il profondo rispetto che ho per l’Opera. Secondo: è una sfida, non lo avevo mai fatto. Terzo: sono ansioso di misurare le reazioni del pubblico a questo mio banco di prova, come quando esce un film che ho scritto, né più né meno».

Come ha lavorato con Sollima? La tradizione racconta della tirannia del musicista sul povero librettista…

«È esattamente così! (e sorride, ndr). È un’esperienza simile a quella di sceneggiatore. La parola è al servizio della rappresentazione. Io ho consegnato il libretto a Sollima, che ha introdotto delle variazioni alle quali ho dato un assenso preventivo… Ma aspetto di vedere la “prima” per essere colto di sorpresa. E scoprire l’emozione di chiedermi: ma questa cosa l’ho veramente scritta io?».

Acquaprofonda” è un’opera contemporanea per ragazzi. Ma in che senso è rivolta a loro?

«Intanto c’è un coro di ragazzi, i pesciolini che devono salvare la balena spiaggiata dalla plastica. Poi c’è il tentativo di scrivere una storia a sfondo ecologico e una bambina protagonista. Ho usato un linguaggio semplice, comprensibile. E c’è il song della balena, in inglese, lingua che padroneggio. L’idea nacque durante una cena con Sollima, davanti a una bottiglia di Chianti. Rientrando a casa buttai di getto i versi, appuntandomeli sul telefonino. A Sollima piacquero. E la sua musica è bellissima, emozionante e coinvolgente, e poi “sintetica”, con un gran ritmo. E non è un’opera lunga, dura poco più di un’ora».

Le dimensioni ideali per tenere alta la concentrazione di un pubblico giovane. Ci si può stupire del fatto che uno come lei, noto per i suoi romanzi sanguinosi, abbia scritto un libretto così delicato. In realtà, forse, c’è continuità fra il suo stile affabile di giallista, semplice senza essere banale, e la poetica semplicità della storia di una bambina che vuole salvare una balena in cui rivede la propria madre. O no?

«Sono d’accordissimo. È la mia vena romantica, da sognatore. Il mio primo racconto del resto lo scrissi su un sogno, e su un ballo nel sogno, poi diventato un graphic novel per i disegni di Giuseppe Palumbo: “Un sogno turco”. E poi amo le favole, da sempre. Qui tutto è partito dalla “visione” che ebbi di una balena sofferente. Un essere meraviglioso, che incredibilmente qualcuno caccia ancora».

Del resto, De Cataldo, lei raccontò di essere affascinato da un’antica fiaba persiana: l’Oceano è un gigantesco mostro, che solo l’affabulazione dei cantastorie può tenere a bada…

«Esatto. La lessi in un libro di Jean Claude Carrière, che fu sceneggiatore di Buñuel, “Il circolo dei contastorie”. Solo l’alternarsi continuo di cantastorie può tenere buono il mostro-Oceano».

L’Opera è uno dei prodotti del “made in Italy” di più straordinario successo nel mondo, da sempre, una colonna fondamentale della grande arte italiana. Eppure l’educazione musicale nella scuola italiana svanisce dopo la terza media. Al liceo non si studia nulla dei rapporti fra Opera e letteratura, si pensi soltanto a Torquato Tasso e Monteverdi, a Metastasio, a Verdi e al Risorgimento…come se ne esce? Come possono le giovani generazioni apprezzare il genere, comprenderlo?

«Parole sacrosante! Studiamo l’Ottocento di Manzoni ma non quello di Verdi, è assurdo. Penso a un mix di tre interventi: educazione musicale rafforzata nelle scuole; circolazione e proselitismo dei capolavori operistici (penso a Opera Camion, il “carro di Tespi” dell’Opera di Roma che gira per i quartieri con le scenografie smontabili, un’esperienza felicissima); e politica dei prezzi, perché l’Opera è cara. Credo che l’Opera di Roma della gestione Fuortes abbia fatto moltissimo, legandosi alla città. Io, per quanto mi riguarda, ho mandato mio figlio, fin da quando aveva quattro anni, alla scuola popolare di musica del Testaccio. Ora ha 28 anni e conosce la musica molto meglio di me». SERGIO RIZZA

Tutte le date di Acquaprofonda

Dopo il Nazionale di Roma (3, 4, 5 e 7 dicembre) e Teatro Sociale di Como (16, 17 e 18 dicembre), “Acquaprofonda” nel 2022 andrà a Pordenone (Teatro Verdi, 15 marzo), Cremona (Teatro Ponchielli, 29 marzo), Reggio Emilia (Teatro Valli, 8 aprile), Lugano (LAC, 12 aprile), Pavia (Teatro Fraschini, 3 maggio) e Milano (Carcano, 5 maggio).

2 Dicembre 2021 ( modificato il 1 Dicembre 2021 | 21:55 )
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