Fisco
8:48 pm, 14 Settembre 20 calendario

Ruffini: serve riforma per le partite Iva

Di: Redazione Metronews
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ROMA «Con il sistema della tassazione per cassa si potrebbe prevedere la possibilità di versare le imposte mese per mese sulla base di quanto si incassa effettivamente e al netto di quanto si spende per svolgere la propria attività, favorendo così gli investimenti in beni strumentali, i cui costi potrebbero essere subito dedotti dal proprio reddito, e incentivando la crescita del Paese». A rilanciare la riforma della modalità di versamento dell’Irpef da parte dei titolari di partita Iva – una “platea” di oltre 4 milioni di artigiani, commercianti e professionisti, che operano anche mediante società di persone – è stato il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, in audizione in Commissione Finanze della Camera sull’individuazione delle priorità nell’utilizzo del Recovery Fund.
«Incentivo agli investimenti»
«Per la platea delle persone fisiche titolari di partita Iva – ha sottolineato Ruffini – verrebbe così superato definitivamente l’attuale meccanismo degli acconti e dei saldi d’imposta che non rispecchiano l’effettivo andamento delle loro attività». La riforma della modalità di determinazione e di versamento dell’Irpef da parte degli operatori economici «potrebbe avere dunque importanti risvolti in termini di semplificazione e di incentivo agli investimenti». Per il direttore dell’Agenzia delle Entrate le risorse del Recovery Fund «potrebbero essere utilizzate per una riforma del fisco e dell’attività di riscossione e per un rafforzamento dei processi di digitalizzazione e innovazione», perchè «un sistema tributario così articolato e complesso costituisce un freno per gli investimenti e rende complicato il rapporto fra Fisco e cittadini».
Ruffini ha poi ricordato che i contribuenti con debiti residui da riscuotere sono 17,9 milioni, di cui 3 milioni sono persone giuridiche. Il magazzino dei debiti residui dei contribuenti con l’Agenzia delle Entrate ammonta a 987 miliardi, dei quali 405,3 (il 41%) sono «difficilmente recuperabili».
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14 Settembre 2020
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