corte costituzionale
10:27 am, 3 Marzo 20 calendario

Sicurezza, decreto Salvini al vaglio della Consulta

Di: Redazione Metronews
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Arriva al vaglio della Corte costituzionale il decreto sicurezza, voluto dall’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e convertito in legge nel dicembre 2018: al centro dell’esame che la Consulta dovrà svolgere, dopo l’udienza pubblica di martedì 10 marzo, il divieto di iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo. A sollevare la questione di legittimità è stato il tribunale di Milano: la normativa censurata, in base alla quale il permesso di soggiorno per richiedenti asilo, valido come documento di riconoscimento, non costituisce titolo per l’iscrizione anagrafica, secondo i giudici milanesi, presenterebbe plurimi profili di illegittimità costituzionale.
Milano. In primis, si sottolinea nell’ordinanza di rimessione, in riferimento all’articolo 77 della Costituzione, mancando una motivazione sulla necessità e urgenza di introdurre tale divieto. L’intero decreto-legge, secondo il tribunale milanese, inoltre, sarebbe privo della “necessaria omogeneità”, prevedendo disposizioni su materie del tutto diverse tra loro. Il giudice rimettente, poi, pone in primo piano la violazione dell’articolo 2 della Costituzione, ritenendo che il diritto all’iscrizione anagrafica ricada “tra i diritti che hanno come punto di approdo ultimo quello della dignità umana nella sua dimensione individuale e sociale”, nonché, in relazione all’articolo 3 della Costituzione, l’”irragionevolezza e l’irrazionalità” della norma censurata con un “ingiustificato” trattamento differenziato determinato dalla nuova norma tra richiedenti asilo e cittadini stranieri nonché tra richiedenti asilo e stranieri legalmente presenti sul territorio nazionale.    E ancora: la normativa, osservano i giudici milanesi, sarebbe in contrasto con l’articolo 10 della Costituzione, e con articoli Cedu. A sollevare questioni sullo stesso decreto, anche i tribunali di Ancona e Salerno: il primo lamenta che l’impossibilità per lo straniero richiedente asilo di ottenere la certificazione anagrafica della sua dimora abituale comporterebbe una “condizione di minorazione generale della sua persona”, il secondo denuncia la “violazione dei diritti umani fondamentali, del principio di uguaglianza per l’irragionevole trattamento  rispetto allo straniero regolarmente soggiornante ad altro titolo” nonché la “lesione della libertà di soggiorno, per l’esclusione dello straniero avente diritto ad una definizione della sua domanda di protezione internazionale da una regolare condizione anagrafica”.

3 Marzo 2020
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