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6:00 am, 25 Maggio 17 calendario

Dubbi sulla Blue Whale In Italia indagini su 50 casi

Di: Redazione Metronews
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ROMA «Siamo impegnati a capire, verificare, approfondire. Ma una cosa è assolutamente certa: non si tratta di un gioco. E a presentarlo come tale si rischia di commettere un tragico errore di valutazione». Il sostituto commissario Marco Valerio Cervellini, responsabile dei progetti educativi della Polizia postale, parla di “Blue Whale Challenge”, la sfida della Balena azzurra che, complice anche un servizio delle Iene, da qualche giorno in qua sembra agitare i sonni di molti genitori italiani: perché chi se ne lascia irretire – per lo più adolescenti, utenti di social – verrebbe spinto a una serie successiva di presunte prove di coraggio destinate a culminare, al compimento del 50esimo giorno, con il suicidio. Esattamente come fa una balena spiaggiandosi.  «Stiamo indagando su una cinquantina di casi in tutta Italia -ammette Cervellini,  – ma ce ne stiamo occupando da un po’, da prima che se ne cominciasse a parlare in tv: a convincerci che qualcosa non andava ha contribuito l’insistenza con la quale tanti ragazzi, anche delle primarie, ce ne parlano negli incontri con le scolaresche».     Almeno un paio di Procure avrebbero aperto fascicoli, ipotizzando il reato di istigazione al suicidio, e sconcerto ha suscitato in particolare il caso della 13enne di Pescara che, dopo essersi sentita male a scuola, ha raccontato di aver partecipato al gioco. «È presto per sbilanciarsi, ma prima di liquidare il tutto come una  bufala, è bene essere sicuri. Meglio un allarme infondato che un allarme non lanciato».
L’esperta: «In trappola finisce chi è fragile»
Un gioco della morte, un’escalation di violenza contro se stessi. Ma cosa attrae  attrae di un gioco così masochista? E soprattutto è utile parlarne o si rischia un pericoloso effetto emulazione? Secondo Maura Manca, psicologa, psicoterapeuta, presidente dell’Osservatorio nazionale adolescenza,  “Blue Whale”, il gioco social che attraverso una serie di prove successive, spingerebbe chi vi partecipa sino al suicidio, «non è una novità, sono mesi che i ragazzi ne parlano, è solo diventato virale dopo il servizio delle Iene. In pratica, quello che prima era noto soprattutto ai frequentatori abituali dei gruppi chiusi, dei tanti giochi per lo più  a sfondo macabro o horror che pullulano in rete, da un giorno all’altro è diventato di pubblico dominio. E l’impatto, credetemi, sui ragazzi, soprattutto sui più giovani, è stato fortissimo: ne sono letteralmente terrorizzati, usano con più cautela i social, chiedono che rischi corrono, vogliono soprattutto sapere se una cosa del genere può capitare anche a loro. E questo perché è passato un messaggio profondamente sbagliato: quello secondo cui qualsiasi adolescente puo’ essere adescato, manipolato e addirittura pilotato fino al suicidio. Il che naturalmente non è vero. Dobbiamo smettere di credere alla favola del lupo cattivo vestito da Cappuccetto Rosso di cui tutti possono rimanere vittime». Per i giovanissimi  non c’e’ solo l’insidia di Blue Whale: i gruppi web che incitano all’autolesionismo o al suicidio, che spiegano come farsi male, come procurarsi dei tagli o come sfidare la morte sono tanti «ma per restarvi intrappolati ci deve essere una predisposizione a questo tipo di contenuti, non bastano la tipica curiosità adolescenziale o il gusto della sfida».
 
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25 Maggio 2017
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