Magri: il golpe in Turchia un’opportunità per Erdogan

ROMA  Quel che è certo della Turchia è che ora Erdogan è più forte. Lo spiega Paolo Magri, vicepresidente dell’Ispi.
Cosa sta succedendo davvero in Turchia?
Sappiamo per certo che c’è stato un “minigolpe” del quale Erdogan potrà approfittare per rafforzare i suoi poteri. Qualcuno pensa addirittura che sia stato un “golpe fasullo”. Non si vuole sostenere con ciò che dietro i golpisti ci sia stato qualche apparato dello Stato più o meno deviato, ma sottolineare come il presidente turco avrà buon gioco nei prossimi tempi per eliminare i suoi vari oppositori accusandoli in vario modo di essere stati vicini ai golpisti.
Perché tra i primi atti sono stati rimossi 3000 giudici?
Il buon giorno si vede dal mattino. Forte della lettura data sui golpisti, ovvero che sono vicini al movimento di Gulen, il leader religioso un tempo suo alleato e ora acerrimo nemico, Erdogan ha iniziato ad epurare i seguaci del movimento all’interno della magistratura, uno dei poteri dello Stato contro il quale negli ultimi mesi aveva avviato un confronto acceso. Potremmo vedere una situazione simile – oltre che ovviamente dentro l’esercito – all’interno di altri apparati dello Stato, a cominciare dalle università. Magistratura, esercito ed università erano anche le roccheforti della componente secolarista della società turca.
L’accanimento contro gli Usa è strano?
Strano fino ad un certo punto. Negli ultimi 2-3 anni la tensione fra Turchia e Stati Uniti – un tempo alleati fortissimi – si sono accentuate in modo significativo. Il terreno principale di scontro è stata la politica turca nei confronti del cosiddetto Stato islamico. Washington ha assistito con crescente irritazione alle ambiguità della Turchia nei confronti dei terroristi, e la dura posizione di Ankara nei confronti dei curdi siriani, che in Siria sono di fatto il principale alleato degli americani contro i terroristi e contro Assad.
OSVALDO BALDACCI