Mario Furlan
8:56 pm, 28 Febbraio 16 calendario

Gli ultrà di buon cuore

Di: Redazione Metronews
condividi

Capita di generalizzare. Di dire, ad esempio, che i musulmani sono fatti così, o che le donne sono fatte colà. Le generalizzazioni ci piacciono perché semplificano la realtà. Ci risparmiano la fatica di pensare, ad esempio, che gli altri sono il nostro specchio. Che quasi sempre loro si comportano con noi a seconda di come noi ci comportiamo con  loro. Se noi siamo gentili con loro, è possibile che ricambino; se noi li trattiamo da delinquenti, quasi certamente si comporteranno da tali.
Tra i gruppi più bistrattati, denigrati, criminalizzati c’è sicuramente quello degli ultrà. I tifosi che non guardano tanto la partita, quanto la curva. A partire dal primo gruppo organizzato di tifosi del calcio creato in Italia: i Fedelissimi del Milan, nati nel 1967 e poi chiamati Commandos Tigre. E poi Fossa dei Leoni, Boys, Ultras Tito Cucchiaroni, Ultras Granata… ne sono nati a centinaia. Più o meno tutti, agli occhi dell’opinione pubblica e talvolta anche della polizia, considerati balordi, teppisti, facinorosi.
Non è così. Lo dico per esperienza. Sono stato ultrà da giovane: sia del Milan, sia dell’Inter. Mi piaceva l’atmosfera adrenalinica della curva, con i suoi codici d’onore e i suoi patti di solidarietà. Mi piaceva fare casino: era un modo per sentirmi vivo, quando da ragazzo incazzato con il mondo intero mi sentivo morire dentro. Concepivo lo scontro con ultrà dell’altra squadra, se anche loro volevano fare a botte. Ma non concepivo il prendersela con chi non c’entra nulla. Ero un idiota, ma non un criminale. E per fortuna c’erano capi ultrà di allora, come il Barone del Milan, che ci tenevano buoni e ci facevano ragionare. Non tutti gli ultrà, grazie a Dio, erano come me: eravamo una frangia estrema di una frangia della tifoseria. La maggior parte erano  tranquilli: al massimo cantavano e si facevano le canne.
Dagli anni Ottanta-Novanta a oggi molto è cambiato. Gli scontri sono molto più rari, i controlli sono molto più frequenti. E alcuni gruppi ultrà fanno anche beneficenza. La curva milanista, con il Barone e con il leader Luca Lucchi, e quella interista, con il leader storico Franco Caravita e quello giovane Walter Nale, hanno a più riprese, attraverso i City Angels e altre associazioni umanitarie, aiutato i senzatetto raccogliendo coperte e vestiti per loro. Quando ho lanciato loro la proposta, hanno subito aderito con entusiasmo. E il loro impegno è stato commovente. Il modo migliore per spingere al bene è vederlo. E trattare gli altri come brave persone.

28 Febbraio 2016
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo