LUNGO STURA LAZIO
10:48 pm, 4 Febbraio 16 calendario

Case ai nomadi ma erano tuguri

Di: Redazione Metronews
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TORINO Sulla carta era un progetto di social housing che rispecchiava tutti i requisiti richiesti dal Comune di Torino, in realtà le decine di famiglie rom allontanate dal campo di Lungo Stura Lazio, nell’ambito di un piano di sgombero e riqualificazione dell’area, si sono ritrovate a vivere in case fatiscenti in corso Vigevano prive anche dell’agibilità.
È quanto emerge da un’inchiesta della procura che ieri ha fatto scattare decine di perquisizioni nelle sedi di alcune onlus che si erano unite in un raggruppamento d’impresa per aggiudicarsi un appalto da due milioni di euro per lo sgombero e la bonifica del campo nomadi di Lungo Stura.
Il reato ipotizzato dal pm Andrea Padalino è turbativa d’asta, e ci sono due indagati: Paolo Petrucci, della Valdocco, e Oliviero Alotto presidente di Terra del Fuoco. Le due associazioni rappresentano le capofila del Raggruppamento Temporaneo d’imprese che nel 2013 vinse l’appalto da due milioni per lo sgombero di una parte del campo nomadi di Lungo Stura e per la pulizia dell’area. Oltre a Terra del Fuoco e Valdocco fanno parte della Rti le associazioni onlus Liberi Tutti, Stranidea, l’Aizo (Associazione italiana zingari oggi) e anche la Croce Rossa provinciale di Torino.
C’è poi un terzo indagato, Giorgio Maria Molino: è lui, infatti, secondo la procura il proprietario degli alloggi fatiscenti e per questo gli è stata contestate una serie di violazioni in materia di abusi edilizi. L’inchiesta è partita nel marzo scorso dopo un esposto del consigliere comunale di Fdi Marrone che denunciava il business dietro la gestione dei campi nomadi. Il Comune è parte lesa nella vicenda.
REBECCA ANVERSA

4 Febbraio 2016
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