Unioni civili si cerca la mediazione
ROMA. Il punto fermo è che il ddl sulle unioni civili non farà la fine dei Dico. A Palazzo Chigi l’imperativo è portare a casa la legge e il protagonismo di alcuni esponenti dem sulla questione non è stato particolarmente apprezzato dal premier Matteo Renzi. Dopo il primo primo Cdm di gennaio, Matteo Renzi ha indetto la Direzione del Pd e la riunione dei senatori e dei deputati il 18 gennaio per segnare un punto conclusivo sulla linea del partito proprio sulla questione delle unioni civili. La dead line è fissata per il 26 gennaio, quando – salvo modifiche del calendario – il ddl sulle unioni civili approderaà in Aula al Senato.
Il tentativo al momento sarebbe quello di trovare una sintesi che possa avvicinare le diverse sensibilità in campo e che superi il dibattito tutto ideologico che da giorni campeggia sui giornali. Nel Pd si dice che a palazzo Chigi non avrebbero affatto gradito, per dire, le numerose prese di posizione della senatrice, pur vicina al premier, Maria Rosa Di Giorgi. Si starebbe quindi valutando una formula che vada al di là di stepchild adoption e affido rafforzato su cui si sta incancrenendo il dibattito. «Senza stravolgimenti del testo Cirinnà -si spiega- si potrebbero trovare degli aggiustamenti che guardino all’unità del Pd edella maggioranza».
L’art. 5 del ddl Cirinnà
Ma cosa prevede l’articolo 5 del ddl Cirinnà? In sostanza, al di fuori dei tecnicismi, equipara i partner omosessuali ai coniugi eterosessuali, consentendo che anche i contraenti unione civile possano adottare il figlio del partner. Andando più nello specifico, l’articolo 5 del ddl sulle unioni civili recita: «All’articolo 44, comma 1, lettera b), della legge 4 maggio 1983, n. 184, dopo la parola: “coniuge” sono inserite le seguenti: “o dalla parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso” e dopo le parole: “e dell’altro coniuge” sono aggiunte le seguenti: “o dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso”. Si va cioè a modificare il testo della legge che recita: «I minori possono essere adottati anche quando non ricorrono le condizioni di cui al comma 1 dell’articolo 7», ovvero possono essere adottati «dal coniuge nel caso in cui il minore sia figlio anche adottivo dell’altro coniuge». Il che vuol dire che anche alle coppie omosessuali sarà consentito adottare il figlio, anche se adottivo, del partner.
Ed è su questo punto che si concentrano le maggiori critiche dei detrattori: si apre la possibilità alla pratica dell’utero in affitto, è l’accusa. Gli estensori dell’articolo 5 del ddl Cirinnà specificano che la stepchild adotion si può avere solo qualora venga a mancare uno dei due genitori del bambino, o per sopravvenuta morte, o perchéil bambino non è stato riconosciuto o perche’ e’ stato successivamente disconosciuto.
Il resto del ddl
Il Ddl è composto da due capi e 23 articoli. Il primo capo inserisce nel nostro ordinamento l’istituto dell’unione civile tra persone dello stesso sesso quale “specifica formazione sociale”, ai sensi di quanto prevede l’articolo 2 della Costituzione. Si tratta dunque di un legame diverso dal matrimonio fra eterosessuali, anche se presenta molti doveri e diritti in comune con esso. Il secondo capo disciplina la convivenza di fatto, sia eterosessuale che omosessuale.
Quali sono le condizioni per costituire un’unione civile? Bisogna essere maggiorenni e recarsi di fronte all’ufficiale di stato civile con due testimoni. L’ufficiale provvede alla registrazione.
Quali sono i diritti e i doveri derivanti dall’unione? Sono disciplinati dall’articolo 3. Tra i più rilevanti: fedeltà, assistenza morale e materiale, coabitazione, contribuzione ai bisogni comuni, potere e dovere di concordare l’indirizzo della vita familiare, estensione delle disposizioni di legge e dei contratti previste per matrimoni e coniugi anche alle unioni.
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